venerdì 10 agosto 2012 - Zag(c)

Ilva: la promessa di bonifica è solo un bluff, la chiusura un ricatto

Quando si parla di inquinamento a Taranto forse non ci si rende conto di cosa si sta parlano. Troppo generico, troppo aleatorio. Forse viene in mente lo smog delle nostre città. Lo smog di Roma, di Milano. No! A Taranto l'inquinamento è diverso.

Alzi gli occhi al cielo e vedi in controluce brillantini. E' polvere di ferro!

Ti soffi il naso e il muco è color rosso. E' minerale di ferro.

Sotto la doccia l'acqua che scorre scende di color nero. Non è solo sporcizia è polvere di carbone!

E puoi metterci chili di sapone e shampoo, addosso ti sentirai sempre un che di vischioso, scivoloso. E' l'oleosità della povere di carbone.

Tutto questo non solo per chi dentro il "Siderurgico" ci lavora, non solo per chi abita nelle immediate vicinanze dei parchi minerali, nel rione Tamburi o a Statte, ma in tutta la città.

Questo è solo per quel che si vede e che si tocca, poi c'è anche quello che si respira, ma che non si vede e non si sente. E' diossina.

Do alcuni numeri. Sono tratti dalle conclusioni dei periti della Procura della Repubblica presi dal riassunto Peacelink.

1) Nel 2010 Ilva ha emesso dai propri camini: 4 mila tonnellate di polveri,11 mila tonnellate di diossido di azoto e 11 mila e 300 tonnellate di anidride solforosa oltre a 7 tonnellate di acido cloridrico; 1 tonnellata e 300 chili di benzene; 338,5 chili di IPA; 52,5 grammi di benzo(a)pirene; 14,9 grammi di composti organici dibenzo-p-diossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F). Vedere pag. 517 della perizia dei chimici.

2) I livelli di diossina e PCB rinvenuti negli animali abbattuti e accertati nei terreni circostanti l’area industriale di Taranto sono riconducibili alle emissioni di fumi e polveri dello stabilimento Ilva di Taranto. Vedere pag. 521 della perizia dei chimici.

3) La stessa Ilva stima che le sostanze non convogliate emesse dai suoi stabilimenti sono quantificate in 2148 tonnellate di polveri; 8800 chili di IPA; 15 tonnellate e 400 chili di benzene; 130 tonnellate di acido solfidrico; 64 tonnellate di anidride solforosa e 467 tonnellate e 700 chili di Composti Organici Volatili. Vedere pag. 528 della perizia dei chimici.

4) La fuoriuscita di gas e nubi rossastre dal siderurgico (slopping), fenomeno documentato dai periti chimici e dai carabinieri del NOE di Lecce, ammonta a 544 tonnellate all’anno di polveri? Vedere pag. 528 della perizia dei chimici.

5) Sarebbero 386 i morti (30 morti per anno) attribuibili alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

6) Sono 237 i casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero (18 casi per anno) attribuibili alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

7) Sono 247 gli eventi coronarici con ricorso al ricovero (19 per anno) attribuiti alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

8 ) Sono 937 i casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (74 per anno) (in gran parte tra i bambini) attribuiti alle emissioni industriali. Vedere pag. 219 della perizia degli epidemiologi.

9) Sono 17 i casi di tumore maligno tra i bambini con diagnosi da ricovero ospedaliero attribuibili alle emissioni industriali. Vedere pag. 220 della perizia degli epidemiologi.

10) I periti hanno concluso che l’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione “fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte”.

Allora di fronte a questi dati, di fronte alla vetustà degli impianti del ciclo a caldo e di fronte alla vicinanza dei parchi minerali alla città è credibile che 336 milioni possano portare ad intaccare questi dati? O non è solo un bluff?



4 réactions


  • (---.---.---.160) 10 agosto 2012 15:00

    Bisogna pensare all’ecocompatibilità,e non a far perdere il lavoro a migliaia di persone


    • (---.---.---.58) 11 agosto 2012 09:10

      Pensare a convertire un’azienda come l’ilva e renderla ecocompatibile è pura follia sia per le spese di riconversione sia per lo stop degli impianti.
      Gli errori sono stati fatti in passato quando nonostante ci fosse un piano regolatore datato 1930 dove si evince che le industrie dovevano nascere lontani dai centri abitati di diversi kilometri ma a Taranto non solo si è costruito a ridosso di pochi metri dal centro abitato ma sono sorte altre aziende inquinanti anche vicine tra loro: Ilva - Eni - Cementir a pochi passi tra loro creando una bomba ecologica.
      Il fatto che i parchi minerari siano sorti lì dove sono è per risparmiare sui nastri trasportatori che prendono il minerale dal porto, infatti su google maps vi rendete conto come sia in linea d’aria il porto con i parchi!
      E’ tutto sbagliato e gli errori del passato compreso la non curanza negli anni sino ad oggi di diminuire un impatto ambientale e con nessuno che controllava e di soldi mai investiti ( nonostante siano arrivati quindi non si sa che fine abbiano fatto ) c’è una VOLONTA’ a inquinare e pensare che noi residenti siamo gli affittuari e loro aziende siano i proprietari.
      Condizioni che non possono coesistere in un’ambiente come TARANTO che ha una storia di vita salubre è ricca, una posizione geografica invidiabile che da tutto questo abbiamo già perso tutto per ultimo le nostre mitiche cozze fiore all’occhiello in Europa.
      Cos’altro dobbiamo perdere ancora oltre i nostri morti, i nostri figli che si ammalano non di un semplice raffreddore, sperare di andare a un controllo medico e che non ti trovino un tumore.
      Che vita è questa!!!
      Il lavoro ...sono d’accordo ma a che prezzo?
      Un detto diceva : se c’è la salute c’è tutto!!!!
      Che te ne fai di un lavoro se poi ti ammali è muori che cosa ne avrai avuto e che dire di quei operai che hanno figli ammalati di leucemia con la consapevolezza che loro stessi sono complici del male!!!
      NO NO NO non è vita è una roulette russa alla quale non si può e non si devono avere compromessi.
      TARANTO può risorgere, ci riprendiamo il mal tolto, abbiamo un bellissimo porto che può assolvere ad altre funzioni, un litorale con un mare così bello da equpararsi alle più snobbate località turistiche, un’entroterra ricca di storia e paesaggi unici al mondo ( Alberobello e Valle d’Itria ), possiamo essere insieme all’aereoprto di Grottaglie un punto di riferimento Europeo.
      Perchè allora tenerci questi mali......TARANTO RESPIRA !!! 


    • (---.---.---.109) 11 agosto 2012 09:48

      Non solo è possibile , ma diventa assolutamente necessario! Il dilemma ambiente o lavoro è un falso dilemma! E’ la logica del profitto dei Riva che pone come reale questo dilemma. Non è così!. Non si può pensare di vivere solo attraverso il turismo, e non si può vivere solo d’ambiente. La compatibilità è possibile se si mette al centro l’uomo e non il profitto. Dov’è scritto che l’ILVA non può produrre senza il ciclo a caldo? La maggior parte delle industrie del mondo, moderne, non hanno il ciclo integrale . E non per aspirazioni ecologiche , ma solo per necessità produttivistica. Rinunciando al ciclo integrale rende la produttività flessibile, in linea con le necessità del mercato. La logica del ciclo integrale era vera negli anni ’70 quando la richiesta di acciaio era costante e abbondante. Oggi non lo è più. Quindi compatibilizzare ambiente e lavoro è non solo possibile, ma necessario anche dal punto di vista degli interessi nazionali. 


  • (---.---.---.109) 10 agosto 2012 15:27

    Il ciclo a caldo dello stabilimento di Taranto produce da solo l’80% dell’inquinamento di tutta l’ILVA. E’ costituita da impianti vetusti assolutamente non conveniente da un punto di vista economico riconvertirli se non buttare tutto giù e costruire secondo la tecnologia Corex e Finex. Improponibile!.Perché anche se di dimensioni ridotte si continuerebbe ad inquinare una città , una popolazione ed una natura ormai saturi L’unica soluzione è importare le bramme e produrre i semilavorati con l’area a freddo. Bonificare gli ettari di terreno così recuperati . Utilizzare gli operai che lavorano in quel ciclo ( circa 2000-3000) , insieme ai giovani laureati in scienza ambientali laureati proprio nella facoltà che qui risiede, sede distaccata di Bari, Indire un concorso europeo per il progetto di risanamento ambientale in modo da restituire i terreni a verde pubblico all’agricoltura e alla pastorizia (migliaia di capi sono stati abbattuti a causa della diossina e migliaia di masserie chiuse per inquinamento. E sopratutto restituire il mare al suo naturale utilizzo da parte della popolazione locale. La coltura della mitilcultura. 

    Ogni altra proposta è solo demagogia o fatta non nell’interesse dei lavoratori e della città. 

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