martedì 13 marzo 2012 - luca

Ilva di Taranto: la guerra tra fiumi e tastiere

A Taranto sta avvenendo una cosa molto interessante: la guerra sulla rete tra il più grande colosso siderurgico europeo, l’Ilva e gli ambientalisti. 

Accade che l’azienda del gruppo Riva affigga volantini sulle bacheche interne dell’azienda stessa per sottolineare come il gruppo sia sotto attacco informatico sui social network e come, per difendersi, abbia creato un gruppo “Taranto e Ilva insieme”. Qui si leggono commenti pro e contro l’industria, messaggi di operai che ringraziano il giorno della loro entrata in fabbrica e per come, grazie a essa, i loro figli abbiamo potuto studiare e comprare casa. 

Poi c’è l’aspetto politico, che avrà connotati importanti, visto che l’area ambientalista sotto il nome di “ARIA PULITA”, ha scelto di candidare il presidente dei verdi, Bonelli alle prossime elezioni comunali.

Taranto dopo i mancati referendum sulla chiusura dell’area a caldo non fatti, avrà dalle urne una risposta importante per capire se, il famoso ricatto industriale lavorativo, è difficile da sconfiggere oppure è giunta l’ora di cambiare rinunciando al colosso dell’acciaio.

Taranto, con le sue morti per neoplasie polmonari annuali, si attesta come la città più inquinata d’Europa con una industria praticamente in città. Il quartiere Tamburi a ridosso dello stabilimento, soffre maggiormente i risultati della produzione e le ultime mattanze di bovini nelle masserie del territorio jonico contaminate dalla diossina, sono state la conferma di come il veleno fosse entrato nella catena alimentare.

Adesso la guerra a livello di social network e di scambi reciproci tra chi è a favore e chi no all’industria, si farà sentire ancora più forte e vedremo se avranno un peso i giovani della rete che, come le rivoluzioni arabe, hanno dato il loro contributo a sconfiggere regimi e dittatori.

Si perché da noi, a Taranto, l’Ilva è visto da alcuni come un dittatore che grazie alla mancanza di altre opportunità lavorative, governa le sorti di molte famiglie e attacca da più parti la comunità jonica con fumi e veleni dannosi.

La guerra è iniziata da tempo ormai, ma ora la rete sarà ancor più protagonista e decisiva.



5 réactions


  • paolo (---.---.---.242) 14 marzo 2012 00:21

    Che l’Ilva sia uno sfregio ambientale è fuori discussione . Che inquini è probabile se non sicuro .
    E allora? Allora chiudiamola e i dipendenti dell’ILVA invece di fare i metalmeccanici faranno gli ambientalisti . A giudicare da Bonelli si vive molto meglio e presumo che si fatichi anche molto meno .
    Quindi sotto con ARIA PULITA e facciamo Bonelli sindaco di Taranto .


  • (---.---.---.150) 15 marzo 2012 09:39

    GIà.. una domandina... i soldi per fare quelle belle cose che dici chi li mette?


  • paolo (---.---.---.200) 15 marzo 2012 16:42

    Se rileggi il commento con più attenzione capisci che il senso era ironico .
    I soldini non ce li mette nessuno e se l’ILVA chiude vanno tutti a ingrossare le fila dei disoccupati cassaintegrati con buona pace del welfare.
    A chi va invece benone è a Bonelli e il suo circondario di ambientalisti di mestiere ,per loro non c’è crisi.


  • (---.---.---.168) 18 marzo 2012 01:43

    Il prezzo del lavoro non può essere la morte di tanti Tarantini e della loro terra.


  • luca (---.---.---.201) 18 marzo 2012 11:14

    E dallo scambio dei commenti sul mio articolo,e’ chiara e evidente una cosa:l’alternativa all’Ilva.Ho scritto una cosa a tal proposito,ricercatela e’ stata postata oggi da me spero sia visibile da tutti tra poco.


Lasciare un commento