venerdì 7 ottobre 2011 - Marco Barone

Il tentato "colpo di Stato" delle agenzie di rating?

Premetto che non sono un sostenitore di questo governo, né di questo sistema.

Tanto detto veniamo al dunque di questa riflessione.

Era atteso.

E non ha certamente disatteso il tempismo della politica mediatica e mediata dal sistema finanziario.

L'agenzia Moody's ha tagliato il rating dell'Italia, portandolo ad A2 con outlook negativo. Solo il 20 settembre scorso è stata la Standard&Poor's a tagliare il rating dell'Italia portandolo da A+ ad A.

Codici e sigle strane e forse, prima di queste settimane turbolente, mai sentite dall'italiano medio.

L'agenzia Moody's ha affermato che tale scelta è dovuta in parte ai rischi derivanti dalle incertezze economiche e politiche ed in parte all'aumento dei rischi al ribasso per la crescita economica e all'indebolimento delle prospettive globali.

Detto brevemente, l'agenzia di rating ha deciso che il governo italiano deve essere cambiato.

Verrebbe da dire, alla faccia della sovranità popolare e della democrazia rappresentativa.

Tanto glorificata, tanto sospirata e mai applicata. 

I rating di Moody's in Italia sono stati assegnati a gruppi societari, banche ed istituzioni finanziarie, enti territoriali, gruppi assicurativi, fondi comuni d’investimento, fondi comuni immobiliari e società di gestione di fondi immobiliari.

Quindi, i poteri bancari, finanziari, i poteri di massima espressione del capitale, tramite questa agenzia, non solo indirizzano l'essenza delle manovre economiche e sociali di un Paese, ma anche determinano la condizione di esistenza di un dato governo.

E' una specie di tentato "colpo di Stato" nello stato presente del capitalismo vigente?

Colpo di Stato attuato tramite lo strumento della finanza, tramite organismi espressione dello stesso capitalismo di cui costruiscono la crisi con il solo scopo di avviare una fase di ristrutturazione del capitalismo stesso?

Pongo questi interrogativi perché è necessario riflettere sul modus operandi del sistema.

Gli effetti reali, della loro crisi, chiaramente li paga il popolo non più sovrano neanche della propria libertà.

Ovviamente tale discorso potrebbe essere "utilizzato" dai più maliziosi come un sostegno indiretto all'attuale governo.

Ma non è così.

Io disconosco questo governo, disconosco questo sistema, la mia è solo una riflessione per i sistemisti e per chi crede, con viva convinzione, che altra soluzione non esiste al sistema capitalistico se non una rivisitazione più conciliante dello stesso capitalismo.




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