sabato 1 febbraio 2014 - paolo

Il passo doppio di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi

È iniziato il ballo politico di coppia tra due contendenti che indubbiamente si piacciono, divisi da un dato anagrafico impietoso ma con grandi affinità sul piano personale e nel modo di proporsi.

Se del "caimano" tutto o quasi si sa per via di vicende che si sono dipanate nel corso di un ventennio di impegno politico ed istituzionale, contornate da innumerevoli peripezie giudiziarie culminate in una condanna definitiva e corroborate da poco edificanti comportamenti nel "privato", di Matteo Renzi invece si sa molto poco, se non quasi nulla.

Berlusconi ha segnato un ventennio di storia italiana nelle vesti di imprenditore di successo che prende le distanze dal politicante di mestiere; Matteo Renzi, in un tempo relativamente breve, ha già impresso il suo marchio di uomo del "fare" nel quadro politico italiano.

Ne escono quindi due figure fortemente caratterizzate sul piano mediatico che, nella più classica tradizione italiana, suscitano il consenso di larghi strati della popolazione che ancora oggi vede nell'uomo solo al comando, il depositario dei propri destini.

I due si piacciono quindi per via delle molte affinità, ma anche perché hanno il medesimo substrato culturale e politico e, pur provenendo da storie personali diverse, trovano facilmente un punto di incontro e di reciproco apprezzamento. Le due precedenti visite di Matteo ad Arcore avevano già evidenziato questa loro voglia di trovarsi. Sui media televisivi poi è tutto un cinguettio tra renziani e berluschini: si capiscono, condividono, sembrano violini accordati, persino Santanché si spertica in elogi su Matteo.

Eppure poco più di un mese fa Silvio Berlusconi era un uomo politicamente finito, fuori dal Parlamento, fuori dal governo e con un partito spaccato e del tutto ininfluente nello scenario politico. La prima volta quindi, nel corso di un ventennio, che nessuno dovesse fare i conti con l'illustre pregiudicato, insomma un'occasione unica, forse irripetibile.

Matteo Renzi, con un atto unilaterale scellerato sia sul piano etico che politico, svendendo la dignità di un partito che finalmente poteva affrancarsi da quell'inciucio che lo ha sempre castrato elettoralmente, è andato in soccorso al decadente e decaduto maggior artefice della tragica situazione in cui si trova questo paese. Lo ha invitato nella sede del PD, traendo orgoglio per la novità di vedere Silvio che bussa alla porta, per "trovare una intesa" sulla riforme istituzionali.

Poi ha legittimato l'incontro, affermando che: "non si può non confrontarsi sul piano delle regole con colui che rappresenta un terzo dell'elettorato". Frase che, oltre ad essere palesemente falsa in termini di percentuale di rappresentatività, non tiene assolutamente in considerazione il fatto di sedersi ad un tavolo con un signore che ha truffato, oltraggiato e umiliato le istituzioni nel modo che tutti sappiamo.

Ne è uscita una riforma elettorale, che qualcuno ha definito Italicum, che per quanto Renzi si affanni ad accreditarla come farina del suo sacco e come primo atto della sua "opera omnia" nel campo delle riforme, di fatto è targata Silvio Berlusconi.

Dichiarazione testuale di Berlusconi: "Le riforme? queste non sono le riforme di Renzi, sono le nostre stesse riforme volute fin dalla nostra discesa in campo vent'anni fa". Senza entrare nei meandri tecnici della legge elettorale, che non mi appassionano affatto e altri sanno fare meglio di me,di fatto l'imprinting di Silvio è chiaro e limpido, stante la rinuncia di Renzi a quello che per molto tempo è stato un suo best seller mediatico,ovvero la fine del Parlamento di nominati, ovvero delle liste bloccate.

Così diceva Renzino versione 1.0: "bisogna che gli elettori scelgano i loro rappresentanti". Difatti vorrei che qualcuno mi dicesse cos'è che Renzi vuol fare che non rientri nel libro dei desideri di Silvio Berlusconi. Dove sta la differenza? Qual'è l'elemento distintivo che lo connota come rappresentante della sinistra?

Quindi se il merito di Renzi è quello di voler fare, papale papale, quello che vuole fare Berlusconi (lui lo chiama compromesso), dov'è l'originalità politica? Dov'è l'epocale svolta? E' questa l'essenza del fare?

Correva l'anno 2005 e Silvio Berlusconi, corroborato dai verdognoli della Lega e dai centristi di Casini, si era fatto "sic et simpliciter" il Porcellum da solo, fregandosene di quel terzo abbondante di elettori di "sinistra" e dell'ampia intesa sulle regole istituzionali (e costituzionali). Altro buon motivo di indirizzo "educativo" per escluderlo dal confronto.

Ma la sicumera di Matteo Renzi si fonda su un equivoco che probabilmente segnerà lo sfacelo definitivo del PD ma anche l'inizio della sua fine politica, ovvero la convinzione di essere stato legittimato nelle "primarie" a fare del PD quel che gli pare in virtù dei "quasi tre milioni di voti ricevuti". Lui ritiene che questo dato possa strutturarsi anche a livello di elezioni politiche e che quindi, non solo il PD, ma soprattutto lui stesso, avranno un ampio consenso elettorale.

L'equivoco sta nel fatto che nelle primarie aperte del PD, una parte dell'elettorato di destra lo ha strumentalmente votato sia perché indubbiamente lo hanno connotato come un fac simile di Silvio (Berlusconi stesso: "ho trovato grande intesa con Matteo, finalmente un segretario della maggiore forza di sinistra con la quale trovo sintonia"), ma anche perché era del tutto scontato che avrebbero votato contro il sinistroide Cuperlo. In Toscana ed in Emilia molti elettori del Pdl sono accorsi a sostenere Matteo.

Quindi il punto è che sono state primarie drogate e d'altra parte non si è mai visto, in nessuna parte del mondo, che a decidere il segretario di un partito siano accolti anche i potenziali avversari. È un autentico abominio che alle prossime elezioni politiche, a meno che Matteo non compia miracoli tangibili, verrà cancellato da un radicamento di voti di centro destra nel loro alveo naturale e dalla probabile perdita di consensi a sinistra a favore del M5S o dell'astensione.

Matteo avrebbe avuto ottime possibilità se non avesse rivitalizzato Silvio Berlusconi e se nel contempo avesse mantenuto intatta l'unità del partito. Insomma questo iperloquace signore sta ritraghettando sulla sponda sicura sia il morituro Silvio Berlusconi che l'appannato Beppe Grillo. Un bel colpo, non c'è che dire.

Un segnale chiaro di come questa "intesa" o passo doppio tra Silvio e Matteo stia mettendo in fermento il PD, lo ha dato lo stesso Enrico Letta che a denti stretti ha dichiarato: "la riforma elettorale e poi subito la riforma sul conflitto di interessi", che sarà ormai un po' fuori tempo ma va comunque a mettere una zeppa nell'ingranaggio.

Poi perché non la riforma sulle frequenze televisive, che ponga fine ad uno scandalo mondiale che ci pone agli ultimi posti della libertà di informazione? Già appunto, ma perché il leader del maggior partito della "sinistra" non prende posizione netta e perentoria su riforme come queste, perché non prende posizione su una "patrimoniale" degna di questo nome? Come mai non rientrano nelle sue urgenze del "fare"?

È la prima volta nell'arco di vent'anni che si apre una finestra favorevole, con Berlusconi fuori dai giochi; e che fa questo? Lo va a rimettere in gioco. Sono ancora curioso di capire chi è realmente, chi o cosa rappresenta questo signore che al momento ci appare come il "redentore". Speriamo bene ma ho brutti presentimenti.

 



4 réactions


  • (---.---.---.6) 28 luglio 2014 17:21

    Paolo sono allibito: il quasi niente che hai scritto a proposito di M5S è "l’appannato Grillo" - perfino gentile. Mah...

    Comunque vorrei dipanare i tuoi brutti presentimenti, e trasformarli in pessimi. Il tuo "redentore" è un burattino nelle mani di non so bene chi, ma in questo "non so bene" includerei De Benedetti e Napolitano; il primo più fumoso, che forse si sta smarcando, il secondo ormai bara a carte scoperte e quasi non riesco a crederci. La situazione sta diventando veramente estrema, e dalle situazioni estreme è difficile uscire in modo normale. Non mi spingo più in là.

    Ciao,
    Gottardo


  • (---.---.---.28) 28 luglio 2014 17:46

    Il problema sta in Renzi? Certo. Ma chi gli da l’agio di fare quel che vuole? L’elettorato, del PD e non solo. Gli Italiani, da sempre, si affidano volentieri all’uomo forte, da Mussolini a Berlusconi. Infantilismo di un popolo che, a questo punto, merita ciò che ha. Ma se le varie correnti presenti nel PD, finalmente prendendo il coraggio a due mani e con un minimo di coerenza, si scindessero da questo che ha i precisi connotati di un partito di destra, forse si avvicinerebbe la fine di questo ulteriore fenomeno da baraccone.


  • (---.---.---.153) 28 luglio 2014 18:15

    Scrivere cose come "i due si piacciono" e magari cercare di spiegarne anche i motivi mi sembra oltremodo ingenuo.

    A me pare chiaro che hanno armi di ricatto reciproche e che coinvolgono anche Napolitano. Il risultato? Una associazione a delinquere di stampo mafioso.

  • (---.---.---.162) 28 luglio 2014 19:26

    RENZI RESISTE FINCHE’ BERLUSCONI VUOLE... !!
    DOVRA’ CONTINUARE A FARE "LE PORCATE CARE A SILVIO" !!!
    E QUANDO IL POPOLO SI SVEGLIERA’ E LO CONTESTERA’... SILVIO LO CASTRERA’ DEFINITIVAMENTE CERCANDO DI PASSARE ANCORA UNA VOLTA COME IL SALVATORE DELLA PATRIA .....!!!!!!!!!!!!
    POVERA ITALIA !


Lasciare un commento