giovedì 2 luglio 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Il “lockdown” in Europa, tra pregiudizio e discriminazione da parte delle forze di polizia

Sin dall’inizio di quella che in Italia abbiamo conosciuto come “fase 1”, ossia quella del “restate a casa”, Amnesty International ha svolto ricerche sull’attuazione delle misure di contrasto alla pandemia da Covid-19, in particolare su quelle relative al confinamento domestico.

In Italia, l’organizzazione per i diritti umani ha prodotto un notiziario (quotidiano fino alla fine di maggio, poi settimanale) che, accanto alle buone prassi, ha denunciato sovente la sproporzionalità e la discriminazione nell’applicazione di quanto stabilito nei primi decreto di marzo. Il rapporto definitivo uscirà a luglio.

A livello internazionale, un primo rapporto su 12 stati europei (Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Regno Unito, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna e Ungheria) è stato diffuso oggi. Da tre mesi di ricerche, è emerso un quadro desolante, fatto di violenze delle forze di polizia contro minoranze etniche e altri gruppi vulnerabili, controlli d’identità discriminatori, multe esorbitanti e altro ancora.

Nulla di nuovo per quanto riguarda le attitudini discriminatorie della polizia in alcuni paesi, che altro non sono se non l’applicazione di politiche infarcite di pregiudizio e di narrative stigmatizzanti e divisive, portate avanti soprattutto sui social media da non pochi esponenti di partiti.

Ecco alcune situazioni denunciate nel rapporto odierno di Amnesty International.

In Francia sono stati effettuati 20 milioni di controlli (ossia, su un terzo della popolazione) ed è stato multato un milione di persone. Nel dipartimento di Seine-Saint-Denis, il più povero del paese non considerando i dipartimenti d’oltremare e dove la maggioranza degli abitanti è costituita da neri e da nordafricani, il numero delle multe per violazione del “lockdown” è stato tre volte superiore al resto del paese.

Il Regno Unito è uno dei pochi stati europei che registra gli interventi delle forze di polizia disaggregati per base etnica. Tra marzo e aprile, la polizia di Londra ha effettuato il 22 per cento di controlli d’identità in più e, all’interno di questo dato, la percentuale di neri fermati per accertamenti è aumentata di circa un terzo.

Il governo della Slovacchia ha imposto la quarantena obbligatoria negli insediamenti rom, addirittura inviando l’esercito per farla rispettare.

Lo stesso provvedimento è stato adottato anche dalle autorità della Bulgaria, dove oltre 50.000 rom sono stati completamente isolati dal resto del paese. Nella città di Burgos hanno inventato il sistema del drone munito di sensori per misurare la temperatura a distanza, in quella di Yambol è stato usato un aereo per sanificare un campo rom in cui erano stato riscontrati dei positivi.

Richiedenti asilo, rifugiati e migranti sono stati oggetto di quarantene mirate in Germania, Cipro e Serbia (anche in quest’ultimo caso con l’impiego delle forze armate a vigilare sul rispetto del provvedimento), mentre in Francia e in Grecia sono stati segnalati sgomberi.

In Francia, Spagna e Regno Unito decine e decine di persone sono state multate perché trovate fuori casa, per il mero fatto che una casa non ce l’avevano. Per quanto riguarda l’Italia, viene citato il dato dell’Ong Avvocato di strada che ha registrato almeno 17 casi del genere.

A dare una mano alle ricerche sono stati anche gli esperti dell’Evidence Lab di Amnesty International, che hanno validato 34 video di uso eccessivo della forza – in alcuni casi del tutto immotivato – da parte della polizia, in particolare in Spagna e in Francia.




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