venerdì 4 luglio 2014 - Mario Monfrecola

Il buco nero italiano

Un appello per svelare un mistero tutto italiano. 

L’enigma è davvero intrigante, il segreto dura da più di trent’anni oramai e quando se ne parla pubblicamente, vige un’aura di mistero.

politici rassicurano: "La questione è chiara ed è sotto controllo», gli esperti invece tagliano corto: «Lmateria è complicata", troncando ogni eventuali discussione. I Matematici, invece, sono sconfortati: "Mai visto nulla del genere" ma la comunità scientifica è spaccata: "l problema è privo di dimostrazione" mentre, per i più ottimisti, "In teoria la soluzione esiste ma è necessario un tempo infinito". La Chiesa, invece, non perde la speranza: "Con la Fede arriveremo laddove l’Uomo e la ragione hanno fallito».

Di fronte a tante altolocate ed autorevoli posizioni, io, italiano medio, mi pongo il quesito dei quesiti: il debito pubblico italiano a quanto ammonta? La Scienza Ufficiale non ha ancora fornito un numero esatto: quanti zeri occorrono per svelare il valore di questa incognita nostrana?

Da cittadino ligio al dovere lancio un appello: in nome della trasparenza vorrei che il Ministro dell’Economia in persona andasse in televisione (a rete unificate) ed in prima serata, armato di un vecchio foglio a quadretti ed una matita nera, scrivesse, davanti alla Nazione, il valore preciso del debito pubblico italiano.

Dopotutto, questa tassa indiretta è un «mostro» che ci portiamo sulle spalle tutti noi, contribuenti onesti.



2 réactions


  • (---.---.---.36) 4 luglio 2014 23:06

    Caro Mario Monfrecola,

    da matematico a matematico: la tua domanda è fondamentale, importantissima, ma malposta in quanto indefinita, perchè è indefinito cosa sia il "debito pubblico".

    Certamente il debito pubblico comprende i debiti contratti dallo stato attraverso il Tesoro: bot, cct, btp... 
    Ma i debiti delle pubbliche amministrazioni sono indefiniti quanto e come lo sono le "pubbliche amministrazioni".
    Comprenderanno certamente i debiti contratti dai vari ministeri, ma quando si è parlato di ritardati pagamenti si è detto anche che lo stato non ne conoscerebbe l’ammontare: se il debitore neanche conosce il suo debito, ammetterai che il credito è perlomeno dubbio.
    Sono poi altrettanto certamente "pubblici" i debiti delle regioni, delle province, dei comuni, delle comunità montane (se anche sciolte, i debiti restano), della circoscrizioni... ma chi li sa quantificare? Chi li controlla?
    Ci sono poi i debiti delle tante "partecipate" e "consociate"... Ripeto: chi li sa quantificare? Chi li controlla? Chi li garantisce?
    Ci sono poi i debiti delle Grandi Opere Inutili che quasi sempre sono garantiti dallo stato italiano, per cui noi continuiamo a pagare per opere che non verranno mai costruite, come il ponte sullo stretto, il tav To-lione, gli F35... Chiaro che lì, chi dovrebbe controllare è colluso.

    Ti basta? Ma no! C’è ancora il grande macigno: il debito pensionistico.
    E’ talmente spaventoso che tutti gli stati si sono accordati per non contabilizzarlo in alcun modo. Si tratta del debito che i vari enti pensionistici, quindi lo stato (che spesso, ma non sempre, ha garantito) hanno contratto verso i lavoratori che hanno versato contributi in cambio della promessa di una pensione. In Italia questo debito era -almeno formalmente- garantito dal patrimonio immobiliare dei principali enti pensionistici. Poi i governi ladri han pensato bene di appropriarsi di quei capitali svendendo gli immobili e raccontando la balla che il debito sarebbe coperto con la catena di sant’antonio dei contributi, il che è indiscutibilmente falso: quei contributi provocano ulteriore debito, sempre più impossibile da onorare.

    Mio caro, smetti di fare l’italiano medio e fai l’italiano intelligente, cioè quello che capisce bene che quel debito è certamente complicato da computare ma che è ancor più certamente enorme e insostenibile. E’ certo che non tutti i creditori verranno ripagati e che il potere finanziario si sta muovendo per avere un posto privilegiato. I pensionati stanno certamente peggio di quasi tutti: peggio di loro però ci stanno i pensionandi.

    Dal tuo profilo deduco che tu hai 44 anni e che sei proprio in quella categoria: tu oggi paghi dei contributi per una pensione che non potrai mai avere, e questa non è matematica: è banale aritmetica.

    Io invece oggi la percepisco, ma rischio di essere vecchio, inabile ma ancora vivo quando sarà impossibile percepirla ancora. Non so chi di noi due stia peggio.

    GeriSteve


    • Mario Monfrecola Mario Monfrecola (---.---.---.170) 5 luglio 2014 22:10

      Caro GeriSteve, a quanto sembra, il mio buco nero è una metafora fin troppo ingenua visto che, come dici tu, il mistero è ben più fitto. Quindi, il valore da determinare non è uno bensì l’equazione-debito-pubblico-italiano prevede più incognite. La dimostrazione svela che l’equazione è impossibile, almeno nel campo reale. Forse, nel campo immaginario (o dell’immaginario) esisterà, in qualche stanza oscura di un indefinito Ministero, un numero irrazionale che prima o poi salterà fuori. Nel mentre, ti saluto e ti ringrazio per il tua arguto commento.

      PS: la pensione, invece, sono d’accordo con te. Forse, per un limite che tenderà verso un infinito futuristico, io (e la mia generazione) percepirò un infinitesimo dello stipendio. Forse, però smiley


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