mercoledì 30 gennaio 2013 - UAAR - A ragion veduta

Il blogger ateo Alber Saber lascia l’Egitto

L’egiziano Alber Saber, il giovane blogger ateo condannato a tre anni per blasfemia e quindi rilasciato su cauzione in attesa della fine del processo, ha lasciato il suo paese. In Egitto, dopo la rivoluzione che ha portato alla fine del regime di Hosni Mubarak, si sono imposti alle elezioni i Fratelli Musulmani rappresentanti dal presidente Muhammed Morsi. Ed è calata una cappa di oscurantismo contro coloro che venivano accusati di offendere l’islam.

Il procedimento giudiziario contro Saber, finito in tribunale per aver gestito un gruppo Facebook di atei, non è ancora concluso. Il giovane ha deciso quindi di lasciare l’Egitto preferendo l’esilio proprio il 26 gennaio, data dell’ultima udienza, per salvaguardare se stesso e la propria famiglia. Lo spiega in una lunga e appassionante intervista al Daily News Egypt. In cui racconta la sua esperienza di vita, la sua militanza per la laicità e i diritti. E dove tratteggia il quadro politico egiziano, nella speranza che possa evolversi.

Nonostante le minacce e le aggressioni subite anche durante il processo e in carcere, Saber rivendica il diritto di confrontare e criticare la religione. “Non ho mai rinnegato il mio ateismo”, spiega, “sono mie opinioni e si basano su studi seri di religione comparata”, aggiunge ricordando di essere studente di filosofia. La polizia, invece di proteggerlo, l’ha arrestato. I suoi compagni di cella venivano aizzati contro di lui e lo sottoponevano ad angherie: era stato detto loro che Saber aveva “insultato sia il cristianesimo che l’islam”. Tanto che uno di loro gli ha ferito il collo con un rasoio.

Alber Saber racconta di come è diventato ateo, tra il 2001 e il 2005. “Ho deciso che non avrei semplicemente ereditato la religione”, spiega, perché “qui la fede è ereditaria”. Lui, nato in una famiglia di cristiani copti di vedute aperte, è un ragazzo curioso e precoce. Comincia a studiare anche le altre fedi, a confrontarsi con tante persone, anche religiosi. E giunge alla posizione esistenziale che rivendica apertamente.

 

Ben prima della rivoluzione, è vicino a movimenti contro il governo. Frequenta l’università, dove rivela che gli islamisti, considerandolo “pericoloso” per le sue vedute critiche, lo provocano costantemente e tentano di assassinarlo tre volte.

Espone quindi le sue vedute laiche e democratiche, criticando l’influenza pesante della religione nella politica e nelle leggi. “Ritengo che dovremmo avere matrimoni civili”, spiega. Per arrivare alla laicità dello Stato occorre secondo Saber “aumentare la consapevolezza”: “dobbiamo spiegare cosa significa davvero la parola ‘laicità’”, “come lo stato sia un’istituzione e non possa adottare una specificare religione. Abbiamo bisogno di spiegare cose come ‘dittatura della maggioranza’ e come la democrazia significhi anche proteggere i diritti delle minoranze”.

Critica anche la Costituzione appena approvata per la sua impostazione confessionalista. Spiega che nell’articolo 44 si dice che “profeti e altre figure religiose non possono essere insultate”. “I cristiani non credono che Maometto sia un profeta: questo è un insulto?”, si chiede, “Se un cristiano lo afferma, dovrebbe essere sottoposto a giudizio? Gli islamici non credono che Gesù sia Dio: è un insulto anche questo?”

Saber è un attivista politico che ritiene la laicità indispensabile per una compiuta democrazia. Militava tra l’altro nella National Association for Change, formata da movimenti che sostenevano Mohamed El Baradei alla presidenza e si opponevano alla stretta autoritaria del presidente Morsi. “Non credo in uno ‘Stato civile’” — un “eufemismo” usato dai laici in Egitto per non indispettire gli integralisti islamici — “uno stato non religioso si chiama ’stato laico’ ed è così che dovremmo chiamarlo”, rivendica.

Una storia, quella del giovane Alber Saber, che rappresenta proprio la speranza per una primavera araba dalla quale possa emergere una nuova generazione laica. Con giovani impegnati che si attivano per la difesa dei diritti civili e della democrazia, contro l’integralismo religioso che prende piede. Una lezione che dovremmo imparare anche in Italia. Le vicissitudini di Alber Saber, cui va la nostra solidarietà, devono poi farci riflettere sui crescenti casi di non credenti perseguitati nel mondo. Casi, ricordati anche dal Center for Inquiry, che purtroppo non trovano spazio sui nostri mezzi di informazione.



2 réactions


  • Sandro kensan Sandro kensan (---.---.---.63) 30 gennaio 2013 21:31

    Dove vige la dittatura della maggioranza la cosa migliore è emigrare se ci si trova in disaccordo.


  • (---.---.---.191) 31 gennaio 2013 10:37

    Ricordo a tutti che in Egitto Morsi ce l’hanno messo i laicissimi e democraticissimi USA ( come ormai tutti sanno alleati dei Fratelli Mussulmani nella regione)


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