Il Papi libico accolto come un Papa. Oggi il suo pensiero sulla condizione della donna in Africa

All’Auditorium di Roma, platea off limits per gli uomini. Il gendarme libico nei cui lager vengono costantemente violentate le migranti parlerà della condizione della donna africana. La ministra delle pari opportunità, Mara Carfagna, tace e gli organizza il meeting. Imbarazzo a palazzo Giustiniani per la gheddafiana esaltazione della dittatura e le accuse di terrorismo agli Usa. Protestano i senatori dell’Italia dei valori e si attaccano al petto la foto della strage di Lockerbie. Protestano anche gli studenti. Intanto il colonnello chiede all’Italia e all’Europa più soldi per i suoi lager e per fermare l’immigrazione
E’ uno scontro di giganti, una lotta tra titani ciò che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Da un lato il papi libico che gira scortato da 40 donne, dall’altro il papi italiano che nonostante il forte senso di sé e il suo ottimismo, appare tuttavia un dilettante allo sbaraglio. Che sono una manciata di veline in parlamento rispetto alle 40 procaci amazzoni, guardie del corpo di Muammar, che hanno fatto la loro comparsa sulla pista dell’aeroporto di Ciampino a protezione del loro leader e hanno fatto sgranare gli occhi a giornalisti e poliziotti? Una parte in divisa kaki e basco rosso, l’altra in uniforme nera. Bel contrasto, bella scenografia. Si dice che siano militari super-addestrati, consigliate da un ex ufficiale dei servizi tedeschi della Ddr perchè meno corruttibili rispetto ai guardaspalle uomini.
Il Rais ne va orgoglioso. Ama stupire, d’altronde chi si fa chiamare “Re dei Re d’Africa” e va in giro vestito di bianco come il Papa, deve far prevalere il suo primato. Ma l’abito non fa il monaco e men che meno lo fanno le guardie del corpo.
Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha ritenuto le parole del Rais un “discorso molto denso. Ha parlato da uomo di stato”. Critica pallida da parte di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato: "Gheddafi ha una concezione molto diversa dalla nostra delle forme di esercizio del potere, tipiche delle democrazie liberali, dei diritti e delle garanzie". Incavolato Antonio Di Pietro dell’Italia dei Valori: "Gheddafi ha gravemente calpestato i diritti umani, finanziato in passato i terroristi, perpetrato nei suoi campi di concentramento torture e violenze". Si è risentito anche il sindaco di Roma, Alemanno che di fronte al “partitismo aborto della democrazia” ha reagito commentando le parole del papi libico: “Non è accettabile. Sappiamo bene come è fatta la democrazia e non accettiamo lezioni da nessuno".
In effetti, il signor Gheddafi ricevuto con tanti onori e tanti tripudi non è proprio un gran che. Le tuniche bianche sopra le camice verdi (chissà se le ha copiate alla Lega o viceversa) non coprono i suoi misfatti. Porta il suo nome la strage di Lockerbie (1988) la cittadina scozzese sulla quale caddero i resti dell’aereo della Pan Am diretto a New York con a bordo 259 persone (11 furono le persone uccise a terra dai rottami del velivolo) esploso in volo per una carica di plastico posta nel vano bagagli. Il processo stabilì che si trattò di un attentato e furono accusati Abdel Basset Ali al-Megrahi, ufficiale dell’intelligence libica e capo della sicurezza per Libyan Airways e Lamin Khalifah Fhimah, responsabile della Libyan Airways presso l’aeroporto internazionale di Malta. Per quella strage, vero atto terroristico, la Libia riconobbe successivamente le proprie responsabilità e pagò ai parenti delle vittime 2,7 miliardi di dollari.
La lettera si conclude con alcune dure testimonianze che si possono leggere sul sito: www.storiemigranti.org. Sempre qui si può sottoscrivere la lettera di protesta.
Un blogger si è chiesto: “cosa hanno in comune Gheddafi e Berlusconi? Ambedue odiano gli italiani!”
Foto da: www.laprovinciadisondrio.it