lunedì 10 ottobre 2022 - Gerardo Lisco

Il PD lucano alla ricerca di un capro espiatorio

A leggere il dibattito all’interno del PD lucano, da ex militante del Partito Democratico, uscito all’indomani della elezioni di Renzi a Segretario nazionale, sono tentato di concordare con la Bindi quando dichiara che l’unica cosa che resta al PD è sciogliersi. 

A leggere i risultati elettorali lucani del PD, da Renzi in poi, il Partito risulta già “liquefatto”, e non si può addebitarne la responsabilità al giovane Raffaele La Regina, eletto Segretario solo pochi mesi fa, dopo anni di commissariamento da parte di commissari che si sono ben guardati dal venire in Basilicata per cercare di risollevare il PD dalle macerie. Dico questo da cittadino lucano, da persona di sinistra che vorrebbe vedere in campo un’alternativa alla maggioranza di centrodestra che governa la Basilicata, o meglio che la “sgoverna”, e invece mi tocca assistere al solito scontro tra le diverse tribù che si contendono ciò che resta di una stagione politica, rappresentata dalle giunte di Centrosinistra guidate da Raffaele Di Nardo e da Filippo Bubbico. Per capire il disastro nel quale versa il PD lucano bisogna ragionare sui numeri, ossia sulle percentuali di lucani che nelle varie tornate elettorali hanno dato il loro voto al PD.

Di seguito il dato delle elezioni regionali:

  • anno 2005 l’Ulivo 38,65 %
  • anno 2010 PD 27,14%
  • anno 2013 PD 24,84 %
  • anno 2019 PD 7,75%

Di seguito il dato delle elezioni politiche in Basilicata:

  • Anno 2008 PD 38,58%
  • Anno 2013 PD 25,68%
  • Anno 2018PD 16,15%
  • Anno 2022PD 15,20%

Non serve che qualcuno mi faccia osservare che elezioni politiche e elezioni regionali mobilitano in modo diverso gli elettori, è questa cosa nota; il che non toglie che Il PD in questi anni, non certamente in questi ultimi mesi ha subito una crescente perdita di consensi che, in ambito regionale si è voluta mascherare con liste civiche, liste del candidato presidente e “trovate” come quella di resuscitare personaggi politici rappresentanti di consorterie locali, che hanno finito con il condizionare le scelte politiche del PD se non addirittura, entrando nel PD, snaturandone la cultura politica. D’altra parte è accaduto anche a livello nazionale ed ha prodotto il risultato di Letta. Il progressivo declino del PD lucano è dovuto sia a questioni nazionali che a questioni locali. Tra le questioni locali sono da considerare la progressiva crescita dell’astensione, in Basilicata alle elezioni regionali spesso non vota nemmeno il 50% degli aventi diritto al voto. Gli elettori lucani che si recano alle urne sono per larga parte quegli elettori che in qualche modo, per le relazioni strette che esistono tra cittadini e candidati, hanno interessi da difendere o sono in qualche modo parte integrante della filiera che il singolo “politico” ha costruito in anni di attività politica e quindi di presenza nelle istituzioni; presenza che è da intendere, sia nel caso in cui si sta all’opposizione che in maggioranza, come gestione delle risorse pubbliche che ancora arrivano sul territorio lucano. Altra causa del declino del consenso del PD è la mancanza di ricambio delle classi dirigenti. Nelle prime file da due decenni ci sono sempre le stesse persone che operano sia in ambito locale che nazionale. Sono gruppi dirigenti che si accapigliano, lasciatemi passare il termine, non su una idea di rilancio della Basilicata, ma per spartirsi un’eredità elettorale ridotta a meno della metà di quello degli anni passati quando il PD vinceva le elezioni non solo perché era in grado di aggregare, ma perché aveva un’idea di Regione sulla quale mobilitava la partecipazione dei lucani. Il risultato elettorale delle ultime politiche non fa altro che confermare la tendenza in atto da anni impossibile da ribaltare in pochi mesi. Il problema del PD lucano è di tipo antropologico e culturale. Le prime file, tali da due decenni, sono state ben attente a circondarsi di yes man e yes woman. Seguendo il dibattito politico l’unica novità di questi ultimi tempi è stata l’elezione del Sindaco di Vietri Christian Giordano a Presidente della Provincia. E’ questo l’unico successo elettorale della Segreteria regionale del PD dopo anni di sconfitte ed è da ascrivere alla volontà di cambiamento e di apertura del nuovo Segretario del PD al M5S. Tale apertura è evidentemente osteggiata dalle prime file del PD lucano, ma anche dalle seconde e dalle terze file fatte di cooptati funzionali alla conservazione non si sa bene di cosa visto il crollo inesorabile che dura da anni e che, nonostante, la scissione da parte dei Pittella, nella sostanza non è riuscita a determinare il crollo che tutti paventavano: il 15,20% rispetto al 16,15% delle elezioni politiche del 2018 più che essere attribuito al Segretario Regionale La Regina come si vuol fare credere è da addebitare al Segretario nazionale. Per memoria il PD alle recenti elezioni ha preso il 19,07 % dei consensi ossia 5, 3 milioni di voti, nel 2018 il solo PD prese 6,18 milioni di voti e il 18,81% dei consensi. Se il dato delle amministrative non è comparabile con quello delle elezioni politiche ebbene quell’1% in meno di consensi in Basilicata è da attribuire non alla conduzione della segreteria regionale del PD lucano, il quale a differenza di Letta è riuscito a cogliere l’unico risultato positivo dopo anni di batoste, ma alle scelte fatte a livello nazionale. L’alternativa possibile al Segretario La Regina è in linea con la scelta operata da Letta il quale, dopo aver buttato alle ortiche il percorso politico iniziato con il M5S a guida Conte, ha solo cambiato il nome all’Agenda passando da quella Monti a quella Draghi con i risultati noti a tutti. In Basilicata, alle elezioni politiche del 2019 l’equivalente della scelta operata da Letta è stata quella di candidare a Presidente della coalizione di centrosinistra il dott. Trerotola, appartenente per cultura politica e tradizioni familiari al MSI – DN. Chi ha pensato a quella candidatura è stato un genio della politica, ha pensato che candidando un personaggio politico chiaramente di destra avrebbe realizzato uno sfondamento a destra. L’effetto è stato la vittoria del centrodestragrazie anche alla crescita della partecipazione al voto che dal 47% del 2013 passò ad oltre il 50%. Le prime file del PD e le singole consorterie sono dunque pronte a sacrificare il capro espiatorio rappresentato dal giovane Segretario Regionale La Regina pensando che “il sangue versato” possa in qualche modo riaccreditarli verso un elettorato che da anni, non da mesi, le ha abbandonate. Nel 2019 il PD prese il 7,75% dei consensi a testimonianza che, non il partito in sé, ma il suo gruppo dirigente lucanonon è credibile ed ha perso il senso della realtà. Se adesso l’obiettivo è quello di salvare se stessi perseguendo l’accordo con il centro, rappresentato da Azione e Italia Viva, dopo il fallito sfondamento a destra, tentato con la candidatura di Trerotola, ci sarà un equivalente sfondamento al centro. Solo una sana e realistica analisi del voto, che prevalga sul tentativo di autoconservazione dei soliti noti, potrebbe ridare speranza al PD e alla Basilicata attraverso il processo di rinnovamento avviato negli ultimi mesi dal giovane Segretario Regionale, l’unico ad aver vinto dopo anni di sconfitte.



1 réactions


  • Truman Burbank Truman Burbank (---.---.---.104) 12 ottobre 2022 17:24

    Mai pensato che il dichiararsi di sinistra mentre si fanno politiche di destra, dopo qualche tempo porti l’elettore a stancarsi?

    Così, a titolo di esempio, ha fatto qualcosa il PD per evitare la guerra in Ucraina?


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