venerdì 22 aprile 2022 - Riccardo Noury - Amnesty International

Il Milan a un fondo d’investimento del Bahrein: altra vittoria dello “sportwashing”

Pare certo: entro un mese la proprietà della prestigiosa squadra di calcio del Milan finirà nelle mani di InvestCorp, un fondo d’investimento del Bahrein.

Nell’anno in cui si svolgeranno i Mondiali del Qatar, lo “sportwashing” – la strategia di pubbliche relazioni degli stati del Golfo che, attraverso lo sport, cerca di distogliere l’attenzione del mondo dalla pessima situazione interna e in particolare da quella del rispetto dei diritti umani – il Bahrein segna un punto in suo favore.

Col Milan in mano a un fondo bahreinita, col Paris Saint Germain di proprietà qatarina, il Manchester City in mani emiratine e il Newcastle recentemente acquisito da un fondo dell’Arabia Saudita, gli stati del Golfo sono dunque ben inseriti nel mondo globale dello sport, senza trascurare sponsorizzazioni e intitolazioni di stadi.

Da cosa lo “sportwashing” del Bahrein – già da anni inserito nel circuito mondiale di automobilismo e motociclismo – deve distogliere l’attenzione?

Dopo aver stroncato brutalmente la rivolta della primavera del 2011 (nella foto) anche grazie alla collaborazione delle forze armate dell’Arabia Saudita, le autorità locali hanno sistematicamente ridotto al silenzio, con arresti, torture e condanneanche alla pena capitale – chi osasse criticarle: difensori dei diritti umani, attivisti, oppositori politici, giornalisti e altri ancora.

Nelle carceri del regno della famiglia al-Khalifa languono ancora, in pessime condizioni di salute, prigionieri di coscienza condannati solo per aver denunciato le violazioni dei diritti umani: tra questi, Abdulhadi al-Khawaja (le cui figlie sono state costrette ad andare in esilio) e Abdul-Jalil al-Singace

 




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