venerdì 6 gennaio 2012 - Emilia Urso Anfuso

Il “Made in Italy”? Spesso è una truffa. Viva l’onestà dei cinesi!

Alzi la mano chi non ha mai acquistato presso un negozio – fra i tantissimi sul nostro territorio – cinese. Ed alzi la mano chi, dopo aver acquistato uno di questi prodotti è mai stato vittima nell’ordine: di allucinazioni, intossicazioni, peste bubbonica, calli e brufolosi adolescenziale.

Nessuno ci dirà mai apertamente la verità. Che in molti conosciamo, ma che nelle troppe vicende di una vita votata ad una società fallace e troppo veloce, spesso si dimentica. Sono qui con questo articolo, per ricordarvi qualcosa, e per spiegarvi qualcosa, cui forse non avevate mai pensato.

La prima cosa, fondamentale: il famoso “made in Italy” spesso made in italy non è. Moltissime imprese manufatturiere – è risaputo – creano i loro prodotti proprio in Oriente, sempre più spesso in Cina o in Corea. Sembra bizzarro, ma in effetti, il bassissimo costo di mano d’opera, fa si che in ogni caso, l’impresa italiana risparmi moltissimo anche ordinando oltre Occidente i “propri” prodotti.

La cosa che pochi sanno, è che in questo modo, le normative in vigore e quindi rispettate per la produzione in Oriente di un qualsiasi tipo di articolo, sono quelle del luogo. Ergo: non pensate che ogni volta che leggete su un capo di abbigliamento, un accessorio, un giocattolo e persino una matita “Made in Italy” ciò sia garanzia di innoquità e di valore commerciale. Anzi.

Il fatto è, che appunto pochi occidentali fanno così spesso due più due. Anche se è risaputo da anni che è più conveniente servirsi di canali esteri per la produzione.

La seconda cosa, non meno importante, deve portare tutti a riflettere attentamente: le spietate guerre mediatiche contro i prodotti cinesi, altro non sono se non una madornale ed ulteriore presa per i fondelli ai danni dei consumatori. Spiego. In Occidente, ci hanno inculcato che la qualità si paga. Tanto.

Nella realtà dei fatti, di fronte alla chiarificazione che anche le aziende più griffate occidentali si servono del lavoro e delle materie prime orientali e non solo, a costi di manodopera bassissimi, ecco che viene svelato l’inghippo che è solo uno dei drammatici metodi per vendere a peso d’oro in pratica gli stessi – o quasi – oggetti che potremmo ottenere con molto meno denaro se non dovessimo pagare la presa in giro dell’alta qualità nazionale.

Sono davvero poche oggi, le imprese manufatturiere italiane che non producono presso terzi fuori dai confini occidentali. Non conviene. In tutti i sensi. Meglio delegare chi lavora molto, pretendendo poco ed utilizzando materie prime difformi comunque dalle nostre restrittive normative in tema di produzione e consumo.

Le campagne terroristiche contro i prodotti orientali, nella realtà dei fatti servono solo a dissuadere i consumatori dall’acquistare prodotti a basso prezzo, e per convogliare i consumi verso l’aberrazione di un “Made in Italy” o “Made in Occidente” che in effetti non garantisce altro se non l’applicazione di ricarichi pesantissimi. Sappiate ad esempio, che qui da noi il settore dell’abbigliamento ha ricarichi che possono arrivare al 500%. In pratica, il negoziante acquista ad un euro e ti rivende a... uno scandalo.

Certamente, non dico che tutti i prodotti nostrani siano al pari del livello qualitativo di merci acquistate in altre nazioni. Ma posso dire con sicurezza, che sono molte nostre imprese manufattutiere per risparmiare mettono in atto la strategia della produzione oltre confine.

Peccato poi, che lo stesso oggetto in Italia venga a costare decine di volte in più del valore reale di acquisto in negozio.

In definitiva: a quanto pare, i tanto deprecati prodotti orientali tanto male non sono. Semmai, fanno male ai nostri sistemi di mercato, che ci obbligano costantemente a desiderare articoli costosi, che in realtà valgono molto meno del loro prezzo. Se i prezzi nostrani fossero onestamente più accessibili, non avremmo necessità di acquistare a basso costo nelle attività orientali, e daremmo una reale sferzata allo sviluppo della produzione interna.

Ma si sa, in Italia, in Occidente, tutto ciò che è palesemente giusto, viene automaticamente tolto, cancellato, posto fuori norma. Perché si sa: nei sistemi fallaci, c’è poco spazio per truffa e corruzione. E noi non abbiamo ancora imparato che l’onesta dovrebbe essere il fondamento di una società democratica. Peccato.



7 réactions


  • Geri Steve (---.---.---.133) 6 gennaio 2012 11:22

    La sintesi dell’articolo mi sembra essere: la qualita’ e’ morta, tanto vale spendere il meno possibile.

    Forse, come azione individuale del consumatore, potrebbe essere la scelta giusta.

    Ma io, saro’ fuori moda, credo che esistano ancora la politica e le leggi e che debbano cotrollare il mercato. Non sarebbe difficile imporre una etichettatura piu’ valida che informi il consumatore in modo piu’ dettagliato: oggi si puo’ definire come prodotto italiano un prodotto che sostanzialmente in Italia e’ soltanto introdotto nel commercio.

    Se io compero animali nati e allevati all’estero, li macello e confeziono in Italia, posso poi venderne la carne come "prodotto italiano": sono truffe legalizzate, ma le leggi possono e devono essere cambiate e con i dovuti controlli possono e devono diventare efficaci.

    Questi sono gli obiettivi politici del cittadino, che non coincidono con l’ottimizzazione di scelta del singolo consumatore, l’unico argomento a cui e’ dedicato questo articolo.


  • Emilia Urso Anfuso Emilia Urso Anfuso (---.---.---.147) 6 gennaio 2012 11:28

    La sintesi dell’articolo non è "la qualità" è morta"
    Bensì "attenzione alla reale qualità"
    Se rileggesse l’articolo infatti, si renderebbe meglio conto che ho spiegato che molto "Made in Italy" è creato oltre oceano, con normative diverse da quelle italiane. E spesso, le nazioni sono proprio Cina o Corea.

    Le stesse nazioni che poi, vengono bersagliate dalle campagne mediatiche che servono solo a "proteggere" il "made in Italy" farlocco.

    E’ un giochetto aberrante, ammetterà

    Questa, era la sintesi dell’articolo

    Le auguro una buona giornata

    Cordialità

    EAU


    • Geri Steve (---.---.---.213) 6 gennaio 2012 18:32

      per scrupolo, mi sono riletto l’articolo, e devo dire che io non ci trovo alcuna "attenzione alla qualita’ "; ci trovo una -condivisibile- denuncia del fatto che molte merci formalmente "made in Italy" in realta’ tali non sono, e le affermazioni che: "i tanto deprecati prodotti orientali tanto male non sono" e che: "Le campagne terroristiche contro i prodotti orientali, nella realtà dei fatti servono solo a dissuadere i consumatori dall’acquistare prodotti a basso prezzo".

       

      So anche che lei vuole candidarsi come deputata al parlamento, e quindi mi aspetterei da lei un programma su come rappresentarci.

       

      In questo programma mi piacerebbe trovare la volonta’ di difendere la qualita’ dei prodotti e la veridicita’ del "made in Italy" e "made in EU"; non per nazionalismo fine a se stesso, ma perche’ cio’ dovrebbe significare il rispetto di standard di qualita’ e trasparenza nell’etichettatura, di dignita’ dei lavoratori che hanno lavorato a quelle produzioni, di adeguate retribuzioni, di sicurezza e di salute.

       

      In un articolo non ci si puo’ trovare tutto, ma avrei preferito trovarci qualcosa su queste tematiche, piuttosto che l’ironia sul fatto che si puo’ fare shopping in un negozio cinese -come tutti noi facciamo- senza essere vittime di: "allucinazioni, intossicazioni, peste bubbonica, calli e brufolosi adolescenziale".

       

      Buona giornata anche a lei.

       

      Geri Steve


  • Emilia Urso Anfuso Emilia Urso Anfuso (---.---.---.43) 6 gennaio 2012 19:04

    Per quanto riguarda la mia candidatura, acqua sotto i ponti ne passerà parecchia.

    Per quanto riguarda l’articolo, Lei vuole trovare un pelo nell’uovo che nella realtà è una trave.

    Ripeto: se molto "made in Italy" è fabbricato in Cina con le normative cinesi...E se questo viene addirittura appoggiato dalla nostra Nazione, conme spera Lei di aggiudicarsi la reale "qualità" Italiana?

    E’ ovvio poi, che io mi batta per il VERO Made in Italy. Ma quello vero, appunto. Manufatti creati coi nostri operai ed artigiani. Dall’inizio alla fine.

    Ci parla Lei con gli imprenditori italiani che sempre più spesso decidono - proprio per risparmiare molto - di farsi fare le cose da cinesi e coreani?

    Molto Made in Italy è in realtà Made in China
    . Non credevo servisse un decoder speciale per capire ciò che ho scritto.

    Con simpatia

    EAU


  • (---.---.---.229) 6 gennaio 2012 23:49

    il problema secondo me è ancora diverso: in Italia non si trovano più prodotti di marchi italiani fatti in Italia e anche quelli con il made in Italy sappiamo che in realtà non lo sono quasi del tutto.


     ciò ha fatto sì che in Italia si chiudano le fabbriche che vengono " delocalizzate" in Cina o altrove perchè là costa meno produrre sia come materiale che (soprattutto) come mano d’opera ..


    il risultato è che noi paghiamo a caro prezzo ciò che possiamo pagare meno in un negozio cinese e non abbiamo reali garanzie che sia migliore..

    .. che i nostri operai perdono il lavoro..

    .. che quelli stranieri non ne hanno alcun vantaggio perchè i loro stipendi e le loro tutele lavorative sono quel che sappiamo..

    è la globalizzazione, bellezza, mi si potrebbe dire..

    e allora è ora che i nostri governanti facciano qualcosa per rendere meno caro il lavoro in Italia, ma anche che i nostri imprenditori vedano di far la loro parte di sacrifici accettando di guadagnare un po’ meno lavorando in Italia..

  • Emilia Urso Anfuso Emilia Urso Anfuso (---.---.---.52) 7 gennaio 2012 06:47

    E’ esattamente xciò che ho scritto: In Italia non si trova più il vero made in Italy, c’è il marchietto ma in realtà vengono fabbricati in Cina.

    Noi paghiamo a caro prezzo ciò che possiamo pagare meno in un negozio cinese e non abbiamo garanzie che sia migliore. Milgiore di cosa poi? Del Made in Italy che Made in Italy non è perchè le imprese risparmiano facendo creare i loro prodotti in Cina?

    E’ esattamente ciò ho scritto nell’articolo

    Un caro saluto

    EAU


  • (---.---.---.97) 8 gennaio 2012 04:25

    qualità qui non è il capitalismo salvaje che adoctado uno imprenditori italiani dando lavoro in Cina e non per gli italiani beneficioadose poche persone in Italia e in Cina nel CANBIO grande se lavorano in Italia l’apertura di più e gli italiani hanno beneficiato molti prodotti diranno le famiglie made in Italia il capitalismo sfrenato non lasciare che durerà tutta la vita


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