martedì 24 luglio 2018 - Aldo Giannuli

Il Decreto dignità e l’arroganza di Boeri

Ancora una volta il pensiero unico in campo economico torna a farsi sentire nel peggiore dei modi, attraverso arroganza e saccenza, questa volta nelle parole di Tito Boeri in risposta al Governo sul tema del decreto dignità, che lo additava di aver dato previsioni errate, lui risponde parlando di “negazionismo economico”.

di Ivan Giovi

La scomposta risposta del Presidente dell’INPS è sia insopportabile che irricevibile. Per capirne la portata è come dire che il pensiero di Kant è l’unico ammesso parlando di filosofia. Ragionamento decisamente forzato e soprattutto falso, dimostrato dai fatti, le correnti all’interno del pensiero economico sono una realtà da almeno 400 anni cioè da quando troviamo i primi scritti riguardanti l’economia.

Tito Boeri dice queste cose perché la filosofia di pensiero economico a cui lui fa riferimento (chiamata marginalismo, neoliberismo è un termine improprio) da sempre si erge a scienza matematicamente dimostrabile, credendo di poter spiegare rigorosamente attraverso il calcolo, quello che non è calcolabile, ovvero il comportamento umano, attraverso una impostazione fortemente soggettivistica (utilità). Scuola di pensiero che in realtà è stata sempre minoritaria o latente, se così possiamo definirla.

Bentham, Say (ma anche Mill, pur all’interno di una impostazione classica ricardiana), passando per Longfield poi, forniscono il substrato ideologico a quella che viene definita rivoluzione marginalista di Jevons, Walras e Menger. Che insieme a Marshall cercano di imbrigliare nel rigoroso calcolo matematico l’intero mondo economico, non riuscendoci peraltro. Sarà poi Sraffa nel 1960 con il suo “Produzioni di merci a mezzo di merci” a rivoltare come un calzino l’intera costruzione marginalista – già un po’ traballante per suo conto in realtà.

Nonostante ciò durante l’audizione in commissione finanze, presentando la sua relazione tecnica ribadisce che “affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico significa perdere sempre di più il contatto con la crosta terrestre”, in risposta a quello che aveva detto il Ministro Di Maio sulla relazione tecnica dell’INPS. Lungi da noi voler difendere a spada tratta il Ministro o l’operato di questo Governo, anche se il decreto può un essere un buon punto di partenza. Ci tocca però dar ragione a Luigi Di Maio, soprattutto nel campo dell’economia le relazioni tecniche non possono avere pretesa di unicità, per quello che è stato scritto in precedenza: la relazione darà un certo risultato o una certa stima sulla base di quale schema ideologico si fa riferimento per formulare la suddetta relazione.

Affermare il contrario è affermare il falso. Perciò la prospettiva dipenderà su quale assunti ci basiamo, se ci approcciamo al mercato del lavoro attraverso le curve di domanda e offerta di lavoro, dove il “prezzo” è il salario (e quindi anche la sua protezione legislativa), ovviamente più basso sarà il “prezzo” più alta sarà l’occupazione. Se invece ci basiamo sulla grandezza della domanda, in una prospettiva keynesiana, la difesa dell’occupazione ad alto salario farà espandere la domanda, compresi i consumi e creando nuova occupazione, in un sistema esattamente inverso a quello prima esposto.

Questa è politica: decidere a quale ideologia riferirsi ed agire in quella direzione, pertanto agevolare un gruppo sociale piuttosto che un altro o utilizzare certi strumenti piuttosto che altri, non può non essere considerata politica. È per questo che le critiche di Boeri sono irricevibili, la pretesa unicità delle valutazioni economiche è una violenza alla vastità del pensiero economico. Fomentato dalla volontà di poter dimostrare tutto matematicamente e rigorosamente, derivazione del pensiero positivista. Forse, alla luce delle sue dichiarazioni, sarebbe meglio che il signor Boeri lasciasse la scrivania su cui è seduto.

Ivan Giovi



1 réactions


  • pv21 (---.---.---.30) 24 luglio 2018 18:46

    Affloscio >

    Quanto più un gesto, una sortita è eclatante tanto più è irripetibile.

    PIU’ è forte l’impatto emotivo suscitato tra il pubblico e più tale “evento” (nuovo, incisivo) si incolla addosso all’identikit politico del suo promotore.

    Controindicazioni.


    PROVARE a ripetersi non ha lo stesso effetto. Tanto meno cercare dei collegamenti con tematiche similari.

    Lo stesso dicasi per il puntare il dito contro un presunto “colpevole” o contro norme/regole “ostative”.

    Il pubblico che è stato così “calamitato” si aspetta anche di toccare con mano l’efficacia pratica ed i risultati concreti dell’originario percorso lasciato intravedere.


    E più tempo passa e più l’entusiasmo si “affloscia”.

    Basta ricordare che la nostra storia già conosce i Lanci in Caduta Libera di chi …


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