mercoledì 20 marzo 2013 - paolo

I parlamentari di cartapesta

Ma cosa sono i parlamentari del M5S?

Sono appena entrati nelle aule parlamentari, hanno partecipato - si fa per dire - alle prime sedute dei lavori. Come vogliamo chiamarli? "Grillini"? No, grillini sembra non sia gradito, allora "cinquestellini", più attinente ma indubbiamente privo di appeal, o forse è più appropriato, visto come si comportano, chiamarli fantasmini, robottini teleguidati? La prima definizione che mi viene in mente è quella di "parlamentari di cartapesta", perché mi ricordano le figure realizzate con carta bagnata ed incollata dei carri di Viareggio che sfilano in occasione del carnevale. Avete presente quei manichini colorati che si muovono azionati da un dispositivo motorizzato e programmato sempre sugli stessi gesti ripetitivi? Quelli.

Sono entrati nel "santa sanctorum" della Repubblica e la prima cosa che hanno fatto è stata quella di contrassegnare con il pennarello i loro bicchierini di carta presi alla bouvette a simboleggiare la loro parsimonia moralizzatrice, penosa esibizione di un malinterpretato senso del risparmio o forse messaggio simbolico preconfezionato verso lor signori, ovvero i politicanti corrotti e spreconi.

Poi in occasione della prima votazione, quella per l'elezione del Presidente del Senato, alcuni di loro sono venuti meno alle rigide consegne imposte dal duo Grillo-Casaleggio, votando il candidato del PD Pietro Grasso, in ballottaggio con il candidato del PDL Renato Schifani che, dopo l'isterico e per certi versi rivelatore atteggiamento assunto da Mario Monti rischiava di essere rieletto. Come dire il nuovo che avanza (secondo i notabili del PDL).

Apriti cielo, non lo avessero mai fatto! Fulminea è arrivata la scomunica di Beppe Grillo con invito ad "autodenunciarsi e trarre le dovute conseguenze", insomma le dimissioni. Questo nonostante nell'Atto Costitutivo del M5S formalizzato in quel di Cogoleto (GE) in data 12 marzo 2013 sia espressamente previsto che "gli eletti esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato".

Un Grillo furibondo li ha definiti traditori e li ha chiamati subito a rapporto per rendere subito conto della gravità che avevano commesso, ovvero avere contribuito ad eleggere il procuratore antimafia Pietro Grasso, non quindi un mafioso od un corrotto, ma un magistrato che, come servitore dello Stato, si è distinto in azioni benemerite anche a rischio della propria vita.

Per Grillo invece Pietro Grasso e Renato Schifani pari sono. Li ha definiti rispettivamente uno come un forte raffreddore e l'altro la peste bubbonica.

I dissidenti, investiti dalla protervia del loro guru, hanno dovuto confessare la loro colpa a capo chino e recitare il "mea culpa, mea maxima culpa". Ecco i nomi dei novelli carbonari: Giuseppe Vacciano, Marino Mastrangeli, Elena Fattori, Bartolomeo Pepe, Fabrizio Bocchino, Mario Giarrusso e Francesco Campanella. La maggior parte (o forse tutti) sono siciliani e si sono giustificati dicendo che se fosse stato eletto Schifani al loro rientro in Sicilia li avrebbero spellati vivi. Mastrangeli ha pure fatto riferimento al Comunicato politico n° 45 del M5S dal quale si evince che "ogni eletto risponderà al programma del Movimento 5 stelle e alla propria coscienza".

Bene, non è bastato il duo Grillo-Casaleggio che ha continuato a pretendere la resa del mandato, poi di fronte al trambusto che la faccenda stava montando sul blog, "obtorto collo" hanno dovuto fare una parziale marcia indietro. Grillo li ha definiti inesperti e quindi caduti come pirla nel tranello teso loro dal mefistofelico Pierluigi Bersani. Insomma dei poveri idioti vittime della loro insipienza. Ma non erano tutti dei laureati, avvocati, economisti, ingegneri, informatizzati e super preparati? Grillo stesso ce li aveva presentati come una élite culturale e adesso ce li smonta così? E noi dovremmo pagare gli stipendi (anche se auto ridotti) a questi pirlotti?

A proposito di sprechi, ma non è uno spreco pagare un paio di centinaia di parlamentari che votano scheda bianca, che presumibilmente non parteciperanno a nessuna decisione parlamentare, che sicuramente non proporranno nulla al di fuori di quel che non sia scritto nel loro "Contratto"? Ma allora a che servono e, soprattutto, a chi servono?

A dimostrazione che il perdono è "sub conditio" il duo Grillo-Casaleggio ha spedito in fretta e furia due supervisori a Roma, i suoi blogger di fiducia Messora e Martinelli con l'intento di sensibilizzare i capigruppo a tenere unite le fila per evitare altri spiacevoli "casi di coscienza".

Queste vicende ormai gettano una luce sinistra sul M5S che sempre di più sta assumendo le caratteristiche di una setta religiosa soggetta a dogmi calati dall'alto. Anche Beppe Grillo ormai appare come strumento, forse consapevole ma con limiti culturali evidenti, di un chiaro disegno che è quello di sovvertimento dello Stato. Insomma l'impressione è quella che il giocattolo gli sia sfuggito dalle mani e abbia assunto una connotazione che neanche lui prevedeva.

Una rivoluzione non armata per sostituire la struttura politica ed istituzionale di questo paese con una sorta di "democrazia online" eterodiretta da pensatori più o meno occulti. Se non altro ormai si è del tutto chiarito che l'intento originario riformatore e moralizzatore ha ceduto il passo all'opera di distruzione dello Stato, colpendolo al cuore delle istituzioni, ovvero il Parlamento.

E qualcuno si ostina ancora a chiamare il M5S come "movimento di opinione".

Ma opinione di chi?

 



1 réactions


  • (---.---.---.198) 21 marzo 2013 06:59

    BEPPE GRILLO E’ IL PROPRIETARIO DI 5 STELLE : E’ SCRITTO NELLO STATUTO ! QUELLO VERO, tenuto nascosto!
    "Democrazia partecipata" un emerito caz**. Nella storia repubblicana non si era mai visto un partito organizzato come una S.r.l. di proprietà di un privato,. Ecco il vero statuto di 5 Stelle (http://www.scribd.com/doc/130480770/Lo-STATUTO-stronca-ogni-bufala-di-quelle-che-GRILLO-aveva-raccontato-alla-faccia-delle-buona-fede-di-chi-credeva-nell-uno-vale-uno), alla faccia di tutti quei beoti che si sono bevuti la balla del movimento libero e del "non statuto".

    Facciamo notare il passaggio nell’Art.6: "Il patrimonio dell’Associazione è costituito da sovvenzioni dello Stato, della Regione o di Enti sopranazionali" e dove si dice in che tutti i fondi sono gestiti dal Presidente, ovvero Beppe Grillo. Peggio di Di Pietro che aveva nominato tesoriere del partito sua moglie. Dopo la supercazzola di Tonino "mia moglie non è mia moglie" attendiamo l’antani di Grillo "io non sono io".


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