martedì 6 marzo 2012 - Zag(c)

I No Tav? Vogliono cambiare il modello di sviluppo

Io continuo a pensare che il caso No Tav sia un fatto emblematico, sintomatico, diverso dagli altri casi di protervia del potere o di casi legati solo ed esclusivamente al malaffare. Non dico che non vi siano anche qui questi fenomeni. Certo, c'entrano sia la mafia che l'affarismo di poteri economici legati sia al potere politico-partitico sia di interesse privato. E faccio riferimento, per esempio, ai casi del Ponte e dell'Olimpiadi. 

In entrambi i casi gli interessi economici andavano molto al di là dei 8 o venti miliardi stimati per il No Tav, vi erano anche interessi by-partisan che si intrecciavano, interessi di mafia, vi erano anche in questi casi società ed enti nazionali ed internazionali che spingevano in questa direzione, conflitti di interesse. Ma, piccola differenza, non vi era un movimento di massa, popolare, pacifico, che si opponeva, con forza con decisione, non vi era un movimento che dietro al No Tav portasse avanti un progetto di modello di sviluppo alternativo, opposto, fatto di conservazione dell'ambiente, di disinquinamento, insomma un contro-potere culturale e di modello di sviluppo. Infatti è stato relativamente facile per Monti, con le ragioni della crisi e del buon senso amministrativo dire no sia alle Olimpiadi, sia al Ponte.

Qui invece se si dice No alla ferrovia si mettono in discussione i modelli di consenso istituzionali. Non a caso Bersani punta, a difesa, che vi sono delle regole democratiche da rispettare, che sono state espletate tutte le procedure amministrative e democratiche (anche se non dice che è stato fatto coinvolgendo solo i comuni non della valle e lasciando fuori i comuni dissidenti che affacciano direttamente nella Valle) e dice che lui è per il dialogo, ma a patto che non si mettano in discussioni le decisioni che istituti democratici hanno preso. Ma allora che razza di discussione è e per giunta democratica, se si conosce già a priori, prima di iniziarla le conclusioni della stessa?

Bersani e non solo lui, la butta tutta sulla violenza, sugli anarcoinsurrezionalisti, sui black bloc, e via discorrendo e non gli passa nemmeno per la testa che ammesso che tutte le procedure democratiche ed istituzionali siano state espletate e formalmente tutte rispettate, che ammesso che il consenso democratico è stato espletato correttamente e per intero, come mai non uno sparuto di guerriglieri, ma una intera Valle non ci sta a quelle decisioni, a quel perpetuarsi di quelle procedure e a quel modello di sviluppo? Non gli viene in mente che forse non sono quei cittadini, ma quelle pratiche democratiche a non essere più adeguate alle domande di democrazia e partecipazione che viene richiesta da quella popolazione?

Quei cittadini non chiedono la compensazione, come da sempre pratica per comprare il consenso popolare in contropartita del disagio arrecato con l'opera pubblica. Quei cittadini dicono che non gliene frega nulla di soldi, della costruzione di una scuola, o di una fabbrica in contropartita (e pur ne hanno bisogno) Loro affermano l'inutilità dell'opera, dati alla mano con il supporto non di guerriglieri ma di ben 360 economisti e non tutti comunisti, loro affermano che non solo è inutile, ma dannoso per i loro figli, che i terreni espropriati (con procedura illegale, visto che il TAR ancora non si è pronunciato in merito all'ordinanza, mentre le ruspe hanno già recintato i terreni) sono terreni strappati all'agricoltura (uno di quei terreni apparteneva ad Abbà, vi meraviglia tanta determinazione e costanza nell'opposizione di quest'uomo?). E tutte queste ragioni sono concetti che un sistema di potere non può accettare. Come dice Cicchitto se si ferma la costruzione si dà ragione a quelle popolazioni e questo è inammissibile!

Si mette in discussione un sistema di potere squalificato, di cui non ci si fida. Ed è perciò che il potere diventa autoritario. Se il potere ha deciso non si possono mettere in discussioni quelle decisioni da parte di organismi al di fuori dalla logica del potere e della finanza. Le decisioni debbono passare attraverso pochissimi filtri politici e tantomeno democratici.

La stessa filosofia, a parole, rivendicata dalla Lega salta di fronte a questi valori portati dalle genti della Valle. La Lega che è per l'autonomia del comune, che è per il localismo e contro Roma ladrona, di fronte a questa ondata di determinazione si allea a Roma ladrona. Altrimenti salta il banco! Perché mette in discussione tutto il meccanismo, tutto il circuito del consenso.

Per questo la protesta dei No Tav mette in mostra come il sistema finora considerato democratico salta e si scopre che ci stiamo incamminando verso un sistema di democrazia autoritaria.



1 réactions


  • (---.---.---.47) 6 marzo 2012 11:03

    Avete rotto le scatole con le vostre ferneticazione. Se volete fare la lotta contro la corruzione e contro le mafie allora fatela sul serio non contestando oltre trecento opere pubbliche bloccate o in grave ritardo oltre che per la corruzione anche per la vostra opposizione.


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