I Campi Flegrei e l’assenza di prevenzione

"Se un’eruzione dovesse avvenire nelle prossime decine di anni, potrà essere di tipo esplosivo. Pertanto la caldera è un vulcano altamente pericoloso.”
A circa due mesi dal terremoto in Abruzzo,che ha sconvolto l’opinione pubblica, sembrano ormai caduti nel dimenticatoio tutti i buoni propositi circa la progettazione di un piano serio, volto a mettere in atto una serie di misure di prevenzione e di salvaguardia di tutti quei territori con alto rischio sismico. E’ proprio vero, l’Italia è un paese che sa dare il meglio solo nelle emergenze, ma che non sa fare prevenzione. Subito dopo i grandi terremoti che hanno sconvolto il nostro paese negli ultimi 20 anni si è sempre parlato della necessità di investire sulla costruzione di case e edifici antisismici e sull’elaborazione di piani di emergenza, poiché è noto che gran parte del territorio italiano ha un alto rischio sismico. Tutto questo però non è mai stato fatto, almeno in Campania.
Se tutti però hanno piena coscienza della pericolosità del Vesuvio, che è entrato a far parte dell’immaginario collettivo come simbolo del vulcano per eccellenza, in pochi conoscono l’esistenza e la pericolosità dell’altro vulcano presente nella provincia di Napoli: i Campi Flegrei.
I Campi Flegrei non a caso quindi hanno questo nome, essi infatti “sono una enorme caldera, cioè una vasta depressione, per lo più circolare, che si forma in aree vulcaniche a seguito dell’espulsione di grandi quantità di magma da una camera magmatica superficiale; lo svuotamento della camera magmatica causa il collasso delle rocce soprastanti per mancanza di sostegno e dà origine alla depressione; le caldere possono raggiungere dimensioni anche di alcune decine di chilometri”.
Il fatto che nella zona non avvengano fenomeni di vulcanesimo primario,cioè eruzioni o forti terremoti, non deve indurre i cittadini a pensare che il vulcano sia spento, ma anzi esso versa in uno stato di quiescenza. Secondo alcuni studi quindi “Il comportamento passato e lo stato attuale della caldera dei Campi Flegrei indicano che essa è un vulcano ancora attivo e che potrà dare in futuro nuove eruzioni. Se un’eruzione dovesse avvenire nelle prossime decine di anni, potrà essere di tipo esplosivo. Pertanto la caldera è un vulcano altamente pericoloso.”
Testimonianza dell’attività vulcanica presente sul territorio, alla quale tutti i cittadini si sono abituati, sono la solfatara e il bradisismo. L’osservatorio vesuviano afferma che “L’area vulcanica dei Campi Flegrei è stata sempre caratterizzata da intensi fenomeni deformativi, con forti variazioni del livello del suolo. Le manifestazioni più recenti di questi fenomeni sono rappresentate dalle due crisi di bradisismo del ’70-’72 e del ’82-’84, durante le quali si è verificato un sollevamento massimo complessivo di oltre
In relazione allo scenario eruttivo ipotizzato dalla comunità scientifica, e alle carte di pericolosità da questa prodotte per le fenomenologie eruttive,
A questo va aggiunto che negli ultimi cinquanta anni il territorio dei Campi Flegrei è stato vittima di un forte abusivismo edilizio,che ha fatto crescere a dismisura la popolazione e che ha fatto costruire su terreni non idonei e senza criteri antisismici. Poche sono infatti le costruzioni che rispettano le normative previste dalla legge per la costruzione su territori a forte rischio sismico, infatti la maggior parte delle abitazioni e dei luoghi pubblici sono costruite in tufo e risalgono almeno a cinquanta anni fa. Le vie di esodo inoltre sono tutt’altro che sufficienti, basti pensare ai comuni di Bacoli e Monte di Procida che, inseriti nella Zona Rossa, sono collegati con il resto della Regione da sole tre strade delle quali una di epoca romana è stretta e sormontata da un arco (Arco Felice), tutt’altro che sicura in caso di terremoto; un’altra (quella di Baia) è aperta a senso alternato perché parte del costone della montagna è crollato per un po’ di pioggia in più, e l’ultima (lo Scalandrone) che è stata costruita proprio come via di fuga, si inerpica su una montagna, è stretta e tortuosa.
Questi sono i rischi che corrono circa 265.000 persone abbandonate al loro destino, costrette a sperare che non accada mai nulla…