sabato 14 febbraio 2009 - Laura Tussi

Gruppi e reti di sostegno psicologico

Il sostegno e, nello specifico il sostegno psicologico, rappresentano un’inclinazione a rafforzare strutture e funzioni dell’io. Nello specifico, il termine sostegno, dal latino sustinere, presenta l’etimologia sostenere da sotto, stabilire una base salda e d’appoggio, garantire aiuto e assistenza come terapia di sostegno nell’azione mirante a potenziare le caratteristiche del paziente come risorsa. Secondo Borgna il processo del curare consiste nel preoccuparsi di un altro, tramite il sostegno che deve rientrare nelle competenze della comunità, nel senso del noi, in un lavoro di rete articolato. Balint suggerisce una confusione tra mondo interno ed esterno caratterizzato da fantasmagorie ideative come illusioni, allucinazioni e senso di depersonalizzazione nei pazienti che richiedono cure e sostegno, appunto. Winnicott vede nel sostegno un appoggio senza interferenza, in quanto il bambino interiorizzata un grande pericolo per la propria salute mentale in seguito ad una eventuale e improvvisa interruzione del rapporto con la madre, che rappresenta un vincolo fondamentale, una presenza certa e sicura che sostiene lo sviluppo.

Gruppo fra cura e sostegno

Sussiste una galassia fenomenologica dei gruppi nelle strutture dedicate alla cura, al sostegno, all’assistenza di persone che presentano un disagio psicologico, psichiatrico e somatico. Gaburri indica la metafora dell’esplorazione delle terre, finis terrae, prima della scoperta delle Americhe in cui subentrava un’inquietante estraneità individuale in un sentimento di spersonalizzazione del contatto dell’individuo con il gruppo, dove subentrava l’enigma dello sconosciuto, ossia dell’estraneo, dello sconosciuto, appunto, che abitiamo e da cui siamo abitati. Negli Stati Uniti dagli anni 40 al 70 si strutturano gruppi di autocoscienza, ossia gruppi educazionali basati su processi di cura e percorsi di formazione e autoformazione con interviste strutturate.

Gruppo istituzionale allargato

I gruppi istituzionali sono spazi potenziali terapeutici per favorire il contatto tra utenti, applicare terapie individuali e sviluppare il concetto di appartenenza all’istituzione. I gruppi SPDC, servizio psichiatrico di diagnosi e cura, ospitano ricoverati con vissuti di forte confusione in attività proiettive e finzionale con lacerazioni e rottura del proprio mondo interiore e conseguente condizione di estrema sofferenza. L’incontro tra il mondo interiore del paziente e la struttura residenziale di cura assume caratteri burrascosi dove la socialità istituzionale nei gruppi è a uno stato basale di vita pratica scandita in orari, riti, ritmi, atti comuni. Secondo Augè (1993) il gruppo è rappresentato dal termine “non luogo”, luogo di transito, non storicizzato, caratterizzato da rapidi passaggi.

La Villetta di Milano è un’istituzione con una conduzione di large group, caratterizzata da interventi basati e focalizzati su attività di recupero psicologico incentrati su colloqui dialogici, e costituita come casa comune. Questa istituzione nasce come comunità per il recupero delle tossicodipendenze, fino a diventare comunità per il recupero del disagio psichico e psichiatrico, attraverso la cultura della condivisione, il sostegno dei diritti dei pazienti, l’integrazione con la società civile e la valorizzazione delle parti sane e costruttive dei soggetti. Le esigenze di tale istituzione consistono nel reperire la mediazione fra la gestione dei CPS, centri psicosociali, e la comunità, nel creare spazi di attenzione clinica verso il mondo interiore dell’individuo, nel trasformare il concetto di comunità, da non luogo, a luogo che produce uno storicizzatosi nell’esperienza.

Modello multifamigliare


Le fasi del processo terapeutico del paziente si sviluppano dai comportamenti statici e autistici del soggetto, dalla sua ferita narcisistica, dall’intensa depressione per elaborare il lutto, dal periodo di ricostruzione dell’io, dall’elaborazione della separazione. Nella comunità La Villetta di Milano i pazienti psichiatrici risultano affetti da diabete e obesità con conseguenti rischi cardiovascolari. Lo scopo del trattamento consiste nel trasformare la spinta compulsiva al cibo in attività formative ed espressive del sé come diari, disegni, autobiografia. L’obesità, il diabete e i rischi cardiovascolari sono ulteriormente indotti dall’assunzione di farmaci come la clozapina, i sali di litio, le benzodiazepine e gli antidepressivi.

Gruppi di supervisione in comunità


Secondo Anzieu, la comunità e la sua gruppalità risultano luoghi investiti contemporaneamente di speranze e minacce e di proiezioni fantasmatiche e mitopoietiche di carattere paranoico e persecutorio.
Gli operatori sono investiti di forti aspettative. Il gruppo di supervisione è un luogo volto al recupero della capacità di pensare gli eventi e creare uno spazio interno tra i pazienti, gli analisti e gli operatori.

Comunità per madri tossicodipendenti

Maternità e tossicodipendenza presentano e richiedono interventi e fattori assistenziali che constano nel proteggere la gravidanza e garantire la salute psichica e fisica dei minori. La relazione con i pari risulta un terreno fertile per la condivisione di comportamenti devianti. L’adolescente elabora il lutto della separazione dai genitori e per uscire dalla situazione di dipendenza dovrebbe elaborare il lutto del gruppo stesso. La comunità è un luogo di transizione verso il cambiamento con la familiarità dell’ambiente, attraverso una dimensione di progettualità.
Le comunità non devono essere percepite come alternative alla famiglia, ma come luogo di transizione e cambiamento. La comunità Il Decollo costituita nel 1991 a Romano di Lombardia è una struttura per il sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie che presentano casi di devianza, marginalità sociale e disagio psichico. La comunità prevede percorsi di rassicurazione del minore con processi di distrazione per evitare la fissazione del soggetto su una tematica dolorosa, per accompagnare il bambino lungo il percorso avviato di allontanamento dalla famiglia patogena. I ragazzi a disagio sono bisognosi di strutture in quanto risentono di un ambiente famigliare povero di stimoli culturali, con gravi lacune culturali di base e competenze scolastiche deficitarie e un basso livello di motivazione ad apprendere, che denota una certa instabilità attentiva. Per i ragazzi problematici l’obiettivo del pieno successo formativo, educativo e scolastico viene realizzato solo con lo sviluppo di azioni sinergiche tra la scuola e le altre agenzie educative e formative.

La fenomenologia virtuale

Il televisore è un elemento personalizzato dell’ambiente, una tata elettronica che narra storie. Le patologie paranoiche sono evidenziate da internet, dal personal computer e dal televisore. Il flusso televisivo delocalizza il soggetto dal pubblico e dal privato, lo deprivatizza e lo depubblicizza rendendolo passivo. Sussiste una duplice esistenza spaziale o schizotopia tra l’esteriorità, ossia il pubblico e l’interiorità, vale a dire il privato, dove cadono queste distinzioni. I livelli di patogenicità televisiva sono intrusivi ed invasivi, quali l’aumento del consumo delle immagini decontestualizzato, ossia il fenomeno dello zapping con il conseguente consumo delle immagini come droga, all’acquisizione di modelli comportamentali televisivi tramite un processo di osmosi e la dilagante crisi della capacità di pensare.

Sostegno tra virtuale e reale

L’associazione Psicogiovani di Ancona, nel 2001, ha strutturato un sito per il sostegno online, un sostegno virtuale tramite percorsi di counseling, dove si utilizzano mezzi relazionali per lo sviluppo di risorse personali, finalizzati al miglioramento dello stile di vita, ripercorrendo la tradizione americana dell’advice giving, ossia dare consigli, che si struttura sul sito www.aidweb.org  pensato per supportare i pazienti con malattie rare e i loro familiari. La malattia cronica determina un cambiamento irreversibile nella vita del bambino. La malattia plasma e influenza lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale, segnando il clima emotivo della famiglia del bambino in cui la responsabilizzazione dei genitori viene esasperata, per cui la riorganizzazione della vita familiare tende a chiudersi in se stessa. Gli interventi di volontariato vanno oltre le strutture sanitarie. I volontari offrono opportunità nel campo della socializzazione, per l’integrazione delle emozioni e degli interessi personali, assistendo i pazienti, dal latino sistere ad, ossia stare accanto ad una persona con cura.

Il volontariato e la crisi della società

La crisi del modello welfare coincide con l’indebolirsi dei canali di finanziamento dei servizi da parte dell’ente pubblico. L’apporto dei volontari risulta utile a colmare le carenze in ambito sociale e comunitario. La reazione al sentimento di povertà relazionale si riscontra nel bisogno di un mondo relazionale nell’incontro con il diverso, con la malattia, con la morte. Il volontariato è un percorso maturativo per rimettersi in gioco in un processo di locus of control interno con la capacità di reagire e di controllare gli eventi. Nel volontariato subentra il self efficacy per mobilitare le proprie risorse cognitive e prestazioni operative, in base all’ empowerment psicologico, ossia all’ideologia del cambiamento possibile. Il sostegno psicologico ha il ruolo di affiancare e sorreggere la situazione di disagio in una relazione empatica, dove lo psicologo clinico ha il dovere di migliorare la qualità della vita del paziente.

Diagnosi, centralità della persona e ruolo del contesto

In psichiatria occorre attribuire priorità alla persona nella sua più ampia concezione. Anche se sussistono vari tentativi per spiegare in modo organicistica il disagio mentale, tramite le teorie del riduzionismo biologico, l’operatore continua sempre la somministrazione di farmaci in eccesso.
Nella relazione tra paziente e operatore si comprende il disagio psicopatologico tramite il colloquio iniziale con cui si capisce e si distingue una struttura psichica nevrotica da una struttura psichica psicotica nell’importanza dell’ascolto e della tolleranza dell’ignoto, della sospensione di giudizio, nell’incertezza della personalità, fattori indicati da Bion come “capacità negativa”.
Zeitgeist individua un clima emotivo all’interno del contesto familiare, che permette di osservare, nella storia clinica del paziente, la vita mentale del soggetto e il proprio romanzo famigliare per enucleare dal colloquio una diagnosi corretta. Dalla storia e dal racconto clinico si possono evincere e comprendere le dinamiche emotive dei vari contesti di vita famigliare e del clima emotivo generale. Dall’aspetto della persona, dall’abbigliamento, dalla postura, si ricava la presentazione del suo stato emotivo. La percezione e le percezioni del paziente possono esprimersi in illusioni o in allucinazioni soprattutto ad uno stadio mentale di tipo psicotico. L’ideazione del paziente può presentarsi accelerata o rallentata con disturbi del pensiero in ambito nevrotico, quindi ossessioni e fobie, o in ambito psicotico, ossia deliri e allucinazioni. Lo stato di coscienza nel paziente può manifestarsi con condizioni di depersonalizzazione della coscienza e di regressione a stati ipnoidi o crepuscolari. L’affettività può presentarsi come maniacale, euforica, depressiva, con oscillazioni maniacodepressive ed espressioni paniche. Se subentrano forti dubbi diagnostici è possibile ricorrere a test proiettivi.

Processi formativi nei contesti di cura


La dialettica tra soggetto e istituzione si evolve e si sviluppa in una costitutiva coappartenenza, dove si sperimenta la scrittura della memoria della propria esperienza professionale. Il dispositivo istituzionale presenta forme sofferenti all’interno della comunità, nella continuità e nella rigidità di orari e scadenze, dove l’istituzione si rivela un “non luogo” (Augè 1993). Il diario può diventare uno strumento di controllo e di ricognizione del lavoro degli operatori, attraverso l’esperienza dialettica dell’ascolto e dell’autobiografia. Il diario rappresenta un nuovo spazio simbolico in cui si rivelano le relazioni simbiotiche e simboliche dello spazio istituzionale, a livello intrapsichico, interpersonale, transpersonale, tramite produzioni e proiezioni fantasmatiche o mitopoietiche. L’autobiografia istituzionale diventa un lavoro autobiografico corale nella vita inconscia dell’istituzione.

La prevenzione delle psicosi

L’impatto biopsicosociale della diagnosi presenta un periodo prodromico o prepsicotico con disturbi e sintomatologie negative e un grave adattamento sociale alle relazioni sociocomunitarie.
Se l’intervento risulta tardivo, si possono verificare ricadute che risultano a carico delle famiglie della società e possono provocare un’alta percentuale di suicidi. Il programma 2000 di individuazione e gestione degli esordi psicotici dell’ospedale di Niguarda prevede azioni volte a pazienti al fine di metterli in grado di restituire una buona immagine di sé e ristrutturare nel contesto sociale i falsi preconcetti e le credenze che si insinuano intorno alle problematiche psicotiche.




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