Grasso risponde a Celentano: "Non mi preoccupa Adriano, ma quelli che lo prendono sul serio"

C'era molta curiosità sull'articolo che Aldo Grasso avrebbe scritto sulla 62a edizione del festival di Sanremo. Una curiosità normale per capire cosa avrebbe detto il più noto critico tv italiano dalle colonne del Corriere della Sera e una curiosità che andava al di là del mero spettacolo tv. Sì, perché Grasso a Sanremo è stato, suo malgrado, protagonista.
Un "deficiente che scrive idiozie sul Corriere della Serra" ha detto di lui, nel suo monologo, Adriano Celentano, che se l'è presa anche con Avvenire e Famiglia Cristiana e con la Consulta che ha bocciato il referendum sulla legge elettorale..
Grasso, però, non fa l'errore di metterla sul personale e fa riferimento solo agli attacchi ai giornali cattolici. Dopo il no ai Giochi, dice il critico, bisognerebbe abolire anche Sanremo "uno dei più brutti Festival della storia"
Non mi preoccupa Adriano, mi preoccupano piuttosto quelli che sono disposti a prenderlo sul serio. E temo non siano pochi. Ah, il viscoso narcisismo dei salvatori della patria! Ah, il trash dell'apocalissi bellica! Cita il Vangelo e bastona la Chiesa, parla di politica per celebrare l'antipolitica: dalla fine del mondo si salva solo Joan Lui. Parla di un Paradiso in cui c'è posto solo per cristiani e musulmani. E gli ebrei? Il trio Celentano-Morandi-Pupo assomiglia a un imbarazzante delirio
E Grasso se la prende anche col circo mediatico che questa manifestazione si porta appresso, criticando anche l'enorme quantità di accrediti per seguirlo
A bene vedere il Festival è solo una festa del vuoto, del niente, della caduta del tempo e non si capisce, se non all'interno di uno spirito autodistruttivo, come possano essersi accreditati 1.157 giornalisti (compresi gli inviati della tv bulgara, di quella croata, di quella slovena, di quella spagnola, insomma paesi con rating peggiore del nostro), come d'improvviso, ogni rete generalista abbassi la saracinesca (assurdo: durante il Festival il periodo di garanzia vale solo per la Rai), come ogni spettatore venga convertito in un postulante di qualcosa che non esiste più.
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