sabato 7 giugno 2014 - Aldo Giannuli

Gradissimo scoop: Luttwak legge “Lotta Comunista”

Ci sono foto che valgono un editoriale: è vero. Guardate questa scattata qualche settimana fa a Gorizia: ritrae il noto politologo americano (di origini europee, nato in Romania ma di etnia ungherese) Edward Luttwak mentre parla con degli amici, all’uscita di una libreria, dove ha acquistato l’ultimo numero di “Lotta Comunista”. Luttwak non è uno qualsiasi: è l’autore di best seller come “Tecnica del colpo di Stato” (1968), la “Grande strategia dell’Impero Romano” (1976, che “sdoganò” l’idea di Impero per gli americani), “Strategia” (2002) o “La grande strategia dell’impero bizantino” (2009) che rappresenta il modello di strategia proposta agli Usa, dopo gli inizi della crisi. E’ uno dei maggiori studiosi di geopolitica a livello internazionale ed è stato ascoltatissimo consigliere alla Casa Bianca in più momenti, come ad esempio al tempo del colpo di stato contro Allende.

E’ stato spesso in Italia, parla perfettamente l’italiano e si è spesso occupato del nostro paese (anche se questo non ci rende particolarmente felici e gli suggeriamo un ben più proficuo oggetto di studio nella Germania).

Lotta Comunista” è il giornale dell’omonimo gruppo (che, per la verità si chiamerebbe “gruppi leninisti della sinistra comunista”, ma è conosciuto come “Lotta Comunista”). Personalmente non sono affatto sulle loro posizioni politiche, ma devo confessare di avere una collezione quasi completa del giornale dai primi anni settanta. In parte perché i diffusori del giornale sono implacabili (ti raggiungono sul posto di lavoro, a casa, in vacanza e a volte ti spuntano anche da sotto il letto), ma soprattutto perché il giornale, effettivamente, è ricchissimo di dati altrimenti poco rintracciabili, frutto di una notevolissima capacità di ricerca che “ara” letteralmente tutte le fonti aperte possibili.

Le analisi sono interessanti, a volte non mi convincono, ma hanno sempre qualche idea che merita di essere vagliata. Poi sul piano della proposta politica la linea perde questa raffinatezza ed è un incrocio di fondamentalismo leninista e di sindacalismo basic molto ruspante, per la verità. Ma questo è uno dei misteri insondabili della mente umana, per cui può capitare che uno sia un valentissimo scienziato ma poi sia devoto di Padre Pio, un altro sia un superbo chef ma poi faccia la pubblicità alle patatine, un terzo sia un genio dell’informatica ma poi abbia le visioni ed un altro ancora ami moltissimo fiori e bambini e poi mandi ai forni crematori milioni di uomini. L’umanità va accettata per quello che è con molta filosofica rassegnazione.

Comunque, bel colpo per i compagni di “Lotta comunista” che possono ascrivere il valente politologo con la benda sull’occhio e l’uncino al braccio sinistro fra i loro estimatori
Prosit!



5 réactions


  • (---.---.---.62) 7 giugno 2014 18:16

    In effetti i compagni di Lotta Comunista,sono dei bravi ragazzi,molto,molto preparati e quasi onnipresenti(eh eh)li ho frequentati x un periodo abbastanza lungo alcuni anni fa,poi me ne sono allontanato perché a mio parere essi vivono in una torre d’avorio tutta loro dalla quale non scendono quasi mai,poi come direbbe qualcuno,forse lo fanno x non sporcarsi le mai con la politica spicciola,o meglio x così dire di strada che facciamo noi poveri militanti della cd sinistra antagonista?
    un saluto
    Alexfaro


  • (---.---.---.181) 7 giugno 2014 22:30

    Ma cosa c’è di strano’ Cosa pensate che i dirigenti dell’allora PCI leggessero l’Unità che portavano sottobraccio? Sapevano già cosa c’era dentro. La lettura di un vero politico è leggere cosa pensa il nemico di tutti gli argomenti. Si dice che Bertinotti leggesse per primo l’Osservatore Romano e poi il resto. Ma lui come tanti di altre idee politiche diverse.


  • (---.---.---.229) 9 giugno 2014 16:32

    E chi ha mai sostenuto il contrario,lo so bene che i leaders politici(almeno quelli appena un pò intelligenti)leggono i giornali dell’avversario politico.
    La mia sorpresa é invece dovuta al fatto che Luttwak,legga LC,tutto sommato un giornale Comunista,x così dire di nicchia,invece che sò del Manifesto o ad esempio il Fatto Quotidiano,oppure anche se ormai fa parte del complesso mediatico filo-occidentale anche "l’Unità",cito questo giornale perché l’organo di stampa del partito dei Rifondazione Comunista",Liberazione"ormai non esiste più,da ormai parecchi mesi.
    Ebbene tutto questo,cosa vuol significare.
    Forse che anche il Manifesto,come il Fatto Quotidiano,sono ormai schierati con il complesso mediatico di propaganda del regime capitalista,imperialista e colonialista occidentale capitanato dagli USA?
    un saluto
    Alexfaro


  • (---.---.---.243) 21 dicembre 2014 17:08

    A mio avviso nessun ’mistero della mente umana’, nessuna ’torre d’avorio’. Lotta comunista ha afferrato già con le Tesi del 1957 (1957!) che il processo che porta il sistema capitalistico mondiale all’inevitabile punto di crisi e di rottura che potrà aprire una finestra d’opportunità al marxismo rivoluzionario e offrirgli la ’leva per sollevare il mondo’, è un processo lungo, che coinvolge più generazioni. Che fare? Studiare, propagandare, organizzare, diceva Liebknecht padre e ripeteva Lenin. Sono tre piani d’azione, dall’universale al particolare, dialetticamente interconnessi. Si tratta di emanciparsi dal dualismo tipico del movimento operaio, soprattutto italiano, che oppone massimalismo piazzaiolo ma impotente e riformismo bottegaio e praticone, nel parlamentarismo e nell’attività sindacale. Sapendo che finché la caratteristica dell’epoca resta controrivoluzionaria (e quindi la massa proletaria -mondialmente intesa!- passiva) la chiarezza strategica non può che avere un riscontro pratico imperfetto o, se vogliamo, poco raffinato. Mi pare che questo vada accettato ’con filosofica rassegnazione’. Complimenti per l’articolo e per i commenti precedenti. (P.S. Sono un lettore del giornale dal 1973)


  • fda (---.---.---.38) 2 marzo 2017 15:02
    Il fatto che venga comprato da uno dei rappresentanti più cinici del pensiero borghese non mi sembra una gran pubblicità, a meno che l’aver venduto il giornale a una persona famosa sia più importante dei principi.

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