martedì 8 aprile - Marco Barone

Gorizia, dove si celebra la Decima Mas e non si revoca la cittadinanza a Mussolini. Ma bastano 5 bandiere jugoslave per ...

Provocazione politica, per alcuni, gesto artistico, per altri. A Gorizia basta esporre cinque bandiere jugoslave per scatenare il solito tradizionale e prevedibile e banale putiferio.

Nova Gorica è una città fondata dalla Repubblica socialista jugoslava e ne è ricca di simbolismi della propria identità socialista, e con questa città, Gorizia, condivide il titolo della capitale europea della cultura. La storia delle cinque bandiere esposte per poche ore, è interessante, come ha reso noto l’associazione Agorè. Bandiere originali e cucite a mano, concepite per essere esposte alle cinque finestre del salone del Consiglio Comunale, al primo piano del palazzo di corso Verdi, la cui facciata è sormontata ancora oggi dallo stemma della città. Bandiere, che forse furono esposte durante la presenza in città degli jugoslavi, dal 1° maggio al 12 giugno 1945. Ed a proposito di storie di bandiere un documento dell’archivio di stato locale racconta la storia di Maria. Una nota della questura goriziana riportava: “La suddetta [traeva] i mezzi di sussistenza, lavorando da sarta presso famiglie di sua conoscenza.(...) Nei due anni precedenti l’annessione definitiva della città alla Repubblica italiana (16 settembre 1947), Maria “lavorò notte e giorno, unitamente ad altre accanite titine, per la confezione di bandiere jugoslave con stella rossa, mantenendo stretti contatti con le autorità jugoslave di occupazione”. “Durante l’occupazione jugoslava e l’amministrazione alleata di questa città svolse attiva propaganda in favore dell’annessione di Gorizia alla Jugoslavia. Confezionava, inoltre, bandiere jugoslave da distribuire alla popolazione”. (Segnatura: ASGO, Prefettura di Gorizia – Archivio generale, b. 610, f. 1690). Storie di bandiere, di propaganda, di politica in una città come quella di Gorizia dove per qualcuno è ancora oggi normale, lecito, legittimo, celebrare la Decima Mas, perché forse per alcuni era meglio diventare paradossalmente una città vassallo della Germania nazista piuttosto che jugoslava,nell'universo ideologico di certi ragionamenti l'italianità la si difendeva a quanto pare in questo modo. Va ricordato che dal 1943 il movimento di resistenza partigiano fu sostenuto anche dalle principali potenze alleate, che istituirono missioni militari presso il Quartier Generale Supremo dell'Esercito Popolare di Liberazione guidato da Tito, il cui nome sovrasta ancora oggi Nova Gorica. Gorizia è una città dove non si riesce a revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini, cosa che invece altrove, come a Ronchi, si è riusciti a fare. Dittatore che con il suo fascismo è stato la causa che ha portato alla disfatta dell’Italia e paradossalmente all’esposizione delle bandiere jugoslave a Gorizia. Perché se non ci fosse stato il fascismo, Gorizia non avrebbe subito perdite di territori, mutilazioni e tutto ciò, ivi incluse le tragedie, i drammi, propri delle guerre, che ne sono derivati. Pertanto, nella banalità delle cose, è preferibile scagliarsi contro l’eco della conseguenza, alibi delle sconfitte sancita dalla storia, piuttosto che puntare con lo stesso ardore il dito contro la causa, il male di tutti mali, che ha un solo nome, il fascismo. Ma nulla di cosa stupirsi, d'altrone lo sanno tutti che il progetto Gorizia e Nova Gorica capitale europea della cultura è solo business e nulla cambierà e nulla mai potrà cambiare nei rapporti tra chi vive queste due realtà, fino a quando si continueranno a ripetere sempre le stesse identiche cose in una città, quale Gorizia, dopata di nazionalismo, che ne è stato il suo male. L'italianità di Gorizia non la si difende certamente in questo modo, con ideologie e modus operandi da secolo scorso, e certamente il primo anti italiano è proprio chi celebra la Decima Mas o si rifiuta di rinnegare e condannare senza se e ma il fascismo, il nazionalismo che ha portato l'Italia ad aggredire l'Austria e mandare al macello centinaia di migliaia di ragazzi.




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