mercoledì 12 novembre 2014 - Anna M. M.

Geopolitica del Mar Nero

Come il Mediterraneo anche il Mar Nero presenta caratteristiche geopolitiche contraddittorie e paradossali. Attraverso una analisi dei Paesi rivieraschi si può leggere la questione ucraina sotto una luce diversa che obbliga a riconoscere una complessità e varietà quasi tutta orientale, lontana dai nostri parametri euroatlantici.

 
Se nel Mediterraneo si fa fatica a conglomerare sotto un'unica sfera i due mondi opposti (islamico e cristiano, democratico e autoritario), visto il fallimento dell’azione di singoli Stati (Francia e Italia) e di iniziative comunitarie di vicinato (come l’Unione per il Mediterraneo lanciata nel 2004), nel Mar Nero la situazione presenta caratteri di maggiore complessità per la molteplicità di culture e tradizioni storico-politiche cui appartengono gli stati rivieraschi. 
 
La costa occidentale presenta un maggior grado di stabilità: Bulgaria e Romania, con l’entrata nella NATO e nell’Ue, hanno intrapreso il cammino democratico e di apertura dei mercati che li rinsalda inevitabilmente all’Occidente; la Grecia, membro Ue di lunga data, deve proprio alle istituzioni comunitarie il soccorso finanziario che ne ha impedito il tracollo sociale nel 2010 e che sembra per il momento contenere potenziali derive politiche radicali. 
 
A sud la patria laica di Ataturk, nell’ultimo anno attraversata da un’ondata di violenze e proteste che sembravano segnare la fine dell’era Erdogan (indagato anche per corruzione), è rinata dalle sue ceneri come un’araba Fenice. Uscito vittorioso dalle elezioni, il Presidente promette apertura e una politica più soft. Ankara resta un nodo geo-strategico cruciale per le relazioni Est-Sud-Ovest: tradizionalmente cane da guardia dell’accesso al Mediterraneo tramite i Dardanelli; legata alla NATO dal 1952 e aspirante membro Ue; attraversata da un Islam radicale che fa sentire periodicamente la sua voce fra i rari spiragli di manovra concessi dalla politica repressiva del Governo; infine, stretta alleata di Israele fino alla crisi diplomatica del 2010 che solo negli ultimi mesi, e con l’intervento del presidente Obama, sembra andare nella direzione di una ricomposizione. A tutto ciò si aggiunge un ulteriore peculiarità che rende unico e “ibrido” il sistema istituzionale del Paese: le forze armate sono costituzionalmente garanti della laicità e delle istituzioni politiche. Questo profilo eterogeneo e contraddittorio per caratteristiche geografiche, etniche e culturali, è tenuto insieme da istituzioni politiche forti che rendono il Paese capace sul piano delle relazioni internazionali di autonomia e leadership regionale.
 
Sulla sponda orientale del mar Nero si affaccia l’antica Colchide meta di Giasone, apparentemente in una fase di stallo dopo l’occupazione russa di Ossezia e Abkazia durante la presidenza Saakashvili nel 2008, terminata, come da copione, con la dichiarazione di indipendenza delle due regioni. Il governo di Tiblisi continua a sostenere una politica occidentale mantenendo un ruolo strategico in materia energetica. Forse la crisi ucraina avrà tra le conseguenze quella di accelerare il processo di adesione della Georgia alla NATO.
 
A chiudere il panorama dei Paesi del bacino del mar Nero c'è la Russia e la neo-Repubblica autonoma di Crimea. Il 19 febbraio del 1954 l’indiscusso leader dell’URSS, Nikita Kruscev, donava la penisola di Crimea alla Repubblica Socialista Ucraina. Dopo sessant’anni, con decisione unanime, il Parlamento della Repubblica autonoma di Crimea (regione autonoma a statuto speciale dell’Ucraina) vota l’adesione alla Federazione Russa. La penisola, legata al territorio ucraino dall’istmo di Perekop torna ad essere russa. Il lembo di terra che si spinge verso il cuore del mar Nero è ora l’emblema della nuova politica espansionista ad occidente tesa a ricostruire quel “cordon sanitaire” indispensabile alla strategia di sicurezza vecchio stampo di Mosca.
 
La crisi ucraina rileva un doppio profilo a sud e a Est. Nelle regioni orientali del Paese la tregua ha fatto sospendere la guerriglia tra filo-russi ed esercito regolare ucraino (Mosca si è sempre dichiarata estranea nonostante i sospettosi aiuti umanitari). Sul fronte meridionale la questione Crimea sembra risolta definitivamente per Mosca, anche se nessuna potenza ha ancora riconosciuto la nuova Repubblica. Se ad Est si tratta di estendere un territorio cuscinetto filo-russo o russo per far fronte al pericoloso avvicinamento di Kiev all’Ue, la “questione meridionale” presenta ulteriori elementi strategico-militari che includono interessi geopolitici cui la Russia non può rinunciare (primo fra tutti la base navale militare di Sebastopoli e l’accesso al Mar Nero). 
 
 


1 réactions


  • (---.---.---.162) 12 novembre 2014 11:26

    Occorre prendere ufficialmente atto della sovranità russa sulla penisola della Crimea.


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