lunedì 19 luglio 2021 - Doriana Goracci

Genova 2001-2021. Andata e ritorno

Nel 2001 mia figlia Silvia chiese a noi genitori di accompagnarla a Genova per il G8: nel 2001 aveva 16 anni. Andai io con lei, a malincuore. Amnesty International dichiarò quanto accaduto in quelle giornate: «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale.» Siamo state imprudenti e ostinate.

Di Genova nel luglio 2001 e dopo, ne ho scritto tanto... ha significato per me un cambiamento di vita, personale e collettiva, capitata lì non per caso ma su richiesta di mia figlia e altri suoi cinque amici, tutti minorenni. A prescindere dall’età, eravamo potenziale “carne da macello” proiettata nell’ illegalità totale, condita da una repressione stile sudamerica, Media ufficiali venduti, partiti della sinistra assenti. Bertinotti si fece paladino della Nonviolenza e della pace, c’eravamo noi a fare “conflitto” duraturo, tanto per arrivare al tempo della mediazione e del dialogo su una poltrona istituzionale e con la spilletta arcobaleno sulla giacca per la parata militare del 2 giugno 2006.
 
Non c'era destra o sinistra a unire milioni di persone negli anni duemila. Si marciava nelle piazze contro la guerra, contro l'inquinamento globale, contro lo sfruttamento delle persone, per i migranti: venne chiamato Movimento no-global. Sono andata a Genova a luglio del 2001, per difendere mia figlia di sedici anni, il mondo in cui viviamo e vivrà lei, suo fratello Federico e oggi anche due nipoti che continueranno a camminare in Francia dove risiedono, in una Europa dove ancora si parla, e non si fa, del Clima, ma si fa ancora violenza, in molti modi.
Lei, Silvia mia figlia, aveva sedici anni e io stavo per farne 51, lavoravo in banca allo sportello della Rai a Via Teulada come consulente finanziaria. Me lo dissero da subito e figurarsi poi, parenti e amici :"ma che ci vai a fare, a prendere le botte?" Già perché noi non le avremmo mai date, neanche a chi ci avesse fatto del male ma saremmo scappate, anche se non si sa dove. Rimanemmo nei momenti peggiori e più drammatici con quello che era rimasto del corteo, a farci forza con la musica della banda e ci salvammo.
Andai dunque a Genova nel luglio del 2001, tornai e scrissi un diario di quelle giornate, lo mandai ad Indymedia; l'ho trovato intatto dopo 5 anni, ho ritenuto, come poco più di altri cento, di tirarlo fuori dal cassetto ed inviarlo al comitato Verità e Giustizia (www.veritagiustizia.it) per un concorso aperto a testimonianze scritte in forma di prosa e poesia. Non si vinceva niente a questo concorso, si dava un contributo all'assistenza legale per i crimini commessi dal potere e dalla polizia contro i manifestanti di allora. Il mio racconto "Giorni di ferie" entrò in finale e fu pubblicato. Nel luglio 2006, dopo alcuni anni, ebbi il premio della pubblicazione con tanti altri, per quei giorni di ferie di cui avevo scritto, in un libro “Genova, luglio 2001: io non dimentico”, a sostegno del Comitato Verità e Giustizia per Genova.” Riporto da pag.57 a pag.62 ” …oggi si prevede qualcosa di duro perché è la giornata della disobbedienza civile. Le dieci.Piazza Manin. Tra i banchi del commercio equo e solidale si aggirano gruppi bene affiatati. Ci sono tanti della mia età. Dobbiamo decidere se rimanere in piazza a collaborare alle iniziative dei gruppi pacifisti, o andare a “disobbedire civilmente” in qualche punto della zona rossa. Non ho scelta : mia figlia non vuole fermarsi, e i suoi amici neppure… siamo in più di duecento a camminare verso Piazza Portello. Le quattro e mezza del pomeriggio. Vogliamo ritornare a Brignole per il corteo finale. Ripercorriamo l’unica strada possibile: quella dell’andata. Sei giovani armati di catene e mazze sbarrano la strada minacciando i pochi passanti. Sono a trenta metri dai poliziotti, che li guardano senza intervenire…Piazza Manin, piazza tematica dei non violenti ad oltranza, è devastata.Perché loro? Quando? Come facciamo a tornare a casa? Nel corteo improvvisato si diffonde la notizia che un ragazzo è morto. Cantiamo per farci coraggio e la gente dalle finestre ci saluta…Loro i genovesi sanno da che parte sta la verità…

 Andai e tornai a Genova per alcuni anni e con quegli stessi movimenti anche nei Social Forum Europei, che ospitavano i popoli delle altri parti del Mondo; l'Europa era vista come una ricchezza, e ci si richiamava alla Convenzione di Schengen. Ho preso parte attiva alla vita sociale, proprio a partire da Genova nel luglio 2001: grazie a mia figlia ancora minorenne, mi sentivo parte di un'umanità attiva e responsabile il cui motto era "Pensa globalmente Agisci localmente". Ci provammo. Abbiamo ascoltato Roy Paci e Manu Chao.

Il primo social forum europeo avvenne a Firenze nel 2002; Oriana Fallaci lanciò un messaggio preciso e c'è chi disse che dovevamo avere per lei pietà umana che disse: "Fiorentini abbiate dignità. Non siate inerti. Chiudete i negozi e non mandate i bambini a scuola".

L'ultimo Social Forum Europeo avvenne a Istanbul nel 2010. Scrissi anni fa: "Ma che c' entra parlare di Grecia o Turchia invece che d'Italia? Che c'entra parlare di Siria o di Yemen invece che d'Italia? Che c'entra parlare di Russia, Africa, Asia, Palestina, Medio Oriente... invece che d'Italia? Nel 2001 avevamo imparato qualcosa, ora le ferite sono sulla nostra pelle, un terremoto di proporzioni immense e di morti innumerevoli, pare che non ce ne siamo accorti guardando l'Italia che invecchiava.E dire che che ognuno sapeva di essere libero di pensare globalmente e agire localmente: nel 2001 erano ancora pochi a godere di un cellulare e un computer. Oggi anche io compio un'andata e ritorno solo in Rete, con il ricordo che non si spegnerà mai, di un'umanità dolente ma che vuole vivere. Non siamo usciti dalla notte della dimenticanza, ci siamo appena entrati e non so quando sarà la fine e se rimarrà solo, a lungo, un'alba dorata.Non so davvero quale giovane abbia voglia di sapere Com’ è andata a Genova nel 2001. Mio nipote, allora quindicenne, all’ennesimo racconto di ciò che successe a Genova nel luglio 2001, mi disse che dovevo farmene una ragione: i suoi compagni sapevano tutto dell’11 settembre di quell’anno e di Genova conoscevano l’esistenza dell’ Acquario…”.

Come sempre metto nome e cognome per tutte le altre madri, altre compagne altre amiche, l'altr … che rammenta, che vuole sapere e non scordare, perché non accada più. Questo è il mio piccolo contributo scritto, in Rete troverete dopo venti anni, tanti documenti e tanti ricordi, non vanno sprecati. Consapevole oggi più che mai, che siamo un granello di sabbia che purtroppo non ha intralciato il cammino degli Affari e della Guerra. Forse ci rimangono i sogni.

Doriana Goracci

“E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte; ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero, e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo. Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro; stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento; copri l’amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello; a volte passa qualcuno, a volte c’è qualcuno che deve vederlo“.
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1 réactions


  • Doriana Goracci Doriana Goracci (---.---.---.169) 20 luglio 2021 08:20

    A Genova ci furono parecchie persone, perlopiù giovani consapevoli del pericolo, che indossavano la mascherina: il virus della violenza era stato preparato nei minimi particolari molto prima di quel luglio 2001. Io mi trovai li con Silvia che aveva 16 anni, dopo due mesi ne avrei fatti 51. Ero impiegata di banca (ricordate Venditti?) allo sportello dell’allora Banca Commerciale Italiana, all’interno della Rai a Via Teulada, ero la consulente finanziaria di tanti clienti, e non solo personaggi famosi di allora e ancora oggi...Vidi il 21 luglio dall’altra parte della barricata la giornalista Giovanna Botteri che corrispondeva quanto accadeva in piazza, sul lungomare, la sentii poi quando riuscivamo a parlare e lei era corrispondente dall’ Afghanistan. Riuscii a trovare ospitalità in una casa semplice di persone semplici e amorevoli, parenti del giornalista Ennio Remondino, che ci salvò dal dormire alla Diaz ad esempio, perchè da tempo non esisteva una pensione un albergo un b&b da nessuna parte nel raggio di km. Scoprimmo in quella casa alla periferia di Genova, che i pochi abitanti rimasti, quasi tutte persone anziane, per andare nei negozi e comprare l’indispensabile dovevano mostrare i documenti da giorni e giorni...Genova era "protetta" da gabbie, noi eravamo le bestie con la cancrena fuori. Non c’era scampo neanche in mare se ti attaccavano, senza nessun motivo, la polizia era anche nell’acqua. Non so perchè si dia così poca voce alle testimonianze delle persone qualunque, a chi veniva addirittura "nonviolentemente" dalle parrocchie dalle associazioni dai sindacati dalle scuole dalle proprie case d’ Italia e d’Europa. Forse non tutti ricordano e sanno che Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio durante il G8 Genova . La scelta di tenere il vertice a Genova era stata fatta dall’esecutivo precedente, guidato da Massimo D’Alema. Oggi Silvio Berlusconi è presidente di Forza Italia." Vi invito a prendervi del tempo e commentare, scrivere la vostra esperienza, vedere questo documentario https://www.youtube.com/watch?v=35kfh-GCW34


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