Garantismo (e un unico standard) per tutti. Lo statalismo alla base della casta

Le sberle che sta prendendo Bersani in questi giorni dimostrano inequivocabilmente che chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce.
Non scordiamoci, poi, il caso di Ottaviano Del Turco. In modo molto simile a quanto sta accadendo a Penati, l'ex presidente della Regione Abruzzo veniva accusato da un imprenditore nei guai di aver preso tangenti. Sembrava un'accusa a prova di bomba, eppure da lì a poco - dopo dimissioni, giorni di carcere e relativa gogna mediatica - sarebbe emerso come un tentativo dell'imprenditore di alleggerire e giustificare la sua situazione fallimentare.
Ma al di là degli aspetti penali, i casi Pronzato e Penati hanno almeno il merito di evidenziare in modo cristallino quale sia la vera radice politica, prima che morale, della corruzione e del malaffare. E' opportuno che un dirigente di partito sieda nel consiglio di amministrazione dell'Enac? Ed è buona politica che la Provincia di Milano guidata da Penati abbia acquisito azioni di una società autostradale, peraltro già a maggioranza di capitale pubblico? E' tutto qui (o quasi), non mi stancherò mai di ripeterlo, il punto. Il problema della corruzione e del malaffare non si risolve a colpi di campagne moralizzatrici condotto dalle Procure e sui giornali. Si tratta di un fenomeno che può essere drasticamente ridotto - non del tutto eliminato perché fisiologico ad ogni centro di potere - tagliando il nodo dell'ipertrofia della politica, della sua eccessiva intrusione nell'economia, nelle società a controllo pubblico, sia a livello statale che locale, le cosiddette municipalizzate.
La radice del male, insomma, è lo statalismo, in particolare nella sua versione municipale. E la cura sono privatizzazioni e liberalizzazioni. Chi non ci sta, si becca le caste. Infatti, il paradosso è che gli stessi cittadini più arrabbiati per le malversazioni, o presunte tali, e per i privilegi e gli sprechi della "Casta", sono gli stessi che si sono precipitati alle urne per garantire che le società di distribuzione dell'acqua rimanessero in mano pubblica, cioè nelle mani di quella stessa "Casta" di cui denunciano inefficienza e ruberie. E allora mi chiedo: non è che ce lo meritiamo quello che abbiamo?