lunedì 12 dicembre 2022 - Marco Barone

Fu solo un colpo di "fortuna" l’operazione criminale del sequestro Moro e l’uccisione della scorta?

Intorno alle 9 di mattina di giovedì 16 marzo 1978 si è scritta una delle peggiori pagine della storia repubblicana di questo Paese che è ancora piena di omissis e zone d'ombra sulle quali non si riesce a far luce. 

Film, inchieste, libri, commissioni, indagini, processi, eppure ancora oggi rimane impressa una circostanza che altro non può essere fatta ricadere, in base alle ricostruzioni "ufficiali", che nell'ambito della fortuna. La fortuna aiuta gli audaci si dice, quel giorno aiutò invece una banda di criminali che giocavano a fare la rivoluzione ispirandosi ai rivoluzionari sudamericani, uccidendo a sangue freddo e improvviso Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Domenico Ricci e Oreste Leonardi. In un colpo solo annientarono la loro vita e quella delle loro famiglie. Fu una questione di fortuna perchè il 16 marzo era la prima volta che il commando delle BR si ritrovava nei pressi del Bar Olivetti, nascosti dietro una siepe(!) sperando che da lì passasse l'onorevole Moro.
 
Se non fosse passato da quella strada, quella mattina, avrebbero dovuto rinviare l'operazione, dissero, riproponendola nei giorni a seguire, rimettendo in moto una macchina complessa. Con la buona pace della radio che diede in anticipo di una mezz’oretta la notizia del possibile sequestro Moro, la chiamarono "supposizione metafisica". Nessuno dunque pare che fece alcuna soffiata a costoro dicendo che quella mattina Moro sarebbe passato da via Fani, come era solito fare, ma non sempre. Dovettero i brigatisti travestiti da assistenti di volo incrociare le dita quella mattina. Gli andò bene. Così come gli andò bene che la scorta venne colta impreparata sul momento, massacrata, anche se quasi la metà dei proiettili sparati andarono fuori bersaglio e nessuno colpì Aldo Moro.
 
Anche questo fu un colpo di fortuna incredibile! Si esercitarono alla buona, usarono armi vecchie che si incepparono, chi dice una, chi due, chi tre armi, si narra, spararono a distanza ravvicinata dove era difficile sbagliare mira, mandando una buona parte dei proiettili fuori bersaglio, chissà dove, e in tutto ciò riuscirono a portare via Aldo Moro, vivo, in una strada tutt'altro che isolata della Capitale, non all'alba, o a notte inoltrata, per poi ucciderlo dopo 55 giorni di assurda prigionia. Fu tutto questione di fortuna, già.

mb

Foto Wikimedia




Lasciare un commento