venerdì 4 ottobre 2013 - paolo

Fine di Berlusconi. E adesso?

Con la ridicola pantomima dell’altro ieri sulla fiducia al governo Letta, si è definitivamente chiusa la carriera politica di Silvio Berlusconi. Sono invece tutt'altro che finiti i guai per questo paese che adesso dovrà fare i conti con le macerie che ci ha lasciato l'illustre pregiudicato e la sua consorteria, per tentare di riacquistare il senso perduto della "normalità”.

Come vogliamo definirla: indegna gazzarra, ridicola sceneggiata, penosa farsa? Fate voi, ma dopo i fatti di ieri una cosa è certa: finalmente Silvio Berlusconi è stato confinato politicamente, in attesa di esserlo anche fisicamente, quando scatterà il dispositivo coercitivo previsto dalla sentenza Mediaset.

A produrre questo buon risultato hanno contribuito due effetti congiunti: la perseveranza del PD sulla posizione di intransigenza legalitaria che ha interrotto l'era degli "inciuci", con Enrico Letta direttore d'orchestra, ma con tutto il partito insolitamente unito, e lo strappo dei "diversamente berlusconiani" guidati da Angelino Alfano, con la fronda che ha spaccato, di fatto se non ancora formalmente, il monolite Pdl, tradizionalmente tutto raccolto nel culto personalistico del presidente -fondatore -finanziatore Silvio Berlusconi.

Il risultato finale è stato il misero fallimento del piano ricattatorio posto in atto da Berlusconi e dalla banda dei "falchi ", che però ha avuto come sottoprodotto proprio quello che doveva essere la balla propagandistica da far passare sui media, ovvero l'aumento dell'IVA. L'IVA in effetti è stata aumentata di un punto, ma la colpa è solo di Silvio Berlusconi .

È del tutto evidente che da oggi nulla sarà più come prima perché Silvio è stato disarmato, non dai giudici e neppure dalla odiata "sinistra" ma dai suoi stessi adepti, da coloro che, come Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto, lui riteneva fedeli ed indefessi servitori fino ai limiti della dignità umana. Probabilmente a determinare lo strappo sono state lucide considerazioni di opportunismo politico incentrate sul futuro giudiziario dell'ex Cavaliere ma anche i segnali provenienti dalla società civile tradizionalmente "amica”, quali "Imprese Italia", associazione che raccoglie il fior fiore dell'elettorato di Berlusconi, ovvero commercianti, artigiani ecc…

Qualcosa ha anche pesato sul piano della dignità personale, messa a dura prova dalle modalità con le quali Silvio li ha trattati, ma soprattutto determinante deve essere stato un segnale arrivato forte e chiaro dalla Curia Romana: ovvero Papa Francesco Bergoglio, indirizzato ai credenti che militano nelle fila del Pdl. Se è vero come è vero che tra i frondisti ci sono autentici campioni della fede cattolica, quali Formigoni e Lupi, tutti coltivati e cresciuti in seno a Comunione e Liberazione. Unica eccezione Cicchitto che però è un socialista dal naso fino e che deve avere ingoiato malamente l'umiliazione di sentirsi "comandato" a bacchetta dal portavoce di Silvio, Daniele Capezzone, senza avere la possibilità di un chiarimento. Emblematica l'immagine di Cicchitto che alza il dito per intervenire durante la riunione in cui veniva deciso l'ultimatum di Berlusconi a Letta e che viene totalmente ignorato dal'ex Cavaliere.

Adesso la strada per il governo Letta è spianata, neanche il voto della Giunta del Senato di domani e il voto successivo dell'aula, che confermeranno quasi sicuramente la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, dovrebbero produrre ulteriori imbarazzi alla maggioranza di governo. Insomma è indubbio che Enrico Letta esce potenziato da questa surreale vicenda e che il suo governo ha ora una prospettiva di durata a medio o lungo termine, non escludendo neppure a priori una intera legislatura.

La nota veramente stonata, a parte le incredibili capriole dell'uomo di Arcore, è arrivata proprio dal M5S. Non perché avesse confermato la propria legittima opposizione a questo governo di "nuove intese" e neppure per avere riconfermato l'isolamento istituzionale nel quale, a spese di tutti i cittadini, questi campioni della "democrazia liquida" si sono auto confinati, bensiì per le modalità con le quali si sono espressi durante gli interventi in aula.

Praticamente sono rimasti dei "movimentisti " a livello di Chiomonte : ovvero slogan, solite accuse generiche antisistema, ad eccezione del sacrosanto rimbrotto a Letta sulla questione del "porcellum" , e poi via a tutta la sarabanda qualunquistica del loro invariato e monotono repertorio da barricaderos. Semplicemente penoso l'intervento alla Camera del deputato grillino che, evidentemente in deficit di costruzione di un pensiero politico proprio, se l'è cavata leggendo uno dopo l'altro, come fossero perle di verità e di saggezza, i "tweet "piovuti sul blog di Beppe Grillo dai simpatizzanti, tutti rigorosamente citati per nome come se fossero gli "illuminati" di questo paese. Una rappresentazione penosa, triste, a tratti di una irritante mediocrità per il modo di interpretare il ruolo istituzionale a cui sono chiamati.

Assolutamente disarmante poi il messaggio passato ai media dal M5S e relativo ad un particolare accaduto durante l'intervento di Silvio Berlusconi. Al termine della fantastica giravolta con la quale l'ex Cavaliere dichiarava l'appoggio di tutto il Pdl unito (bontà sua) al governo Letta, il premier si è girato a lato e ha borbottato con un evidente ironico sorriso di disprezzo "grande!". 

Bene per i media del M5S è stato interpretato come il segnale dell'inciucio, di qualche accordo sottobanco, di oscure manovre concordate ai loro danni. Spero si sia trattato di un malinteso, altrimenti siamo al delirio vero e proprio.

Ma bisogna capirli: gli eventi stanno giocando contro di loro. La caduta di Silvio trascinerà inevitabilmente a fondo anche Beppe Grillo, perché se scompare lo "psiconano" , finisce anche la pseudo "guerra dei vent'anni”, ammesso e non concesso che sia mai esistita, e quindi il tentativo di dragaggio dei voti di sinistra diventa molto più difficile. Se, in sostanza, il paese si "normalizza" con un centro sinistra ed un centrodestra alternativi nell'ambito della normale ortodossia politica, lo spazio per i movimenti protestatari o estremistici si riduce inevitabilmente, e questo Grillo lo ha certamente capito e comincia ad invocare un voto plebiscitario "subito", altrimenti minaccia di lasciare.

Se vuole andare vada :non credo che saremo in molti a rimpiangerlo, anzi la fine dei comici in politica, volontari ed involontari, sarebbe salutata come una autentica manna dal cielo.

Foto: Maurizio Lupi/Flickr

 



4 réactions


  • (---.---.---.12) 6 ottobre 2013 15:41

    Caro Paolo, leggo purtroppo con ritardo questo tuo buon articolo, ma non voglio rinunciare ad esprimere un commento. Per economia di spazio procederò per punti.

    1- Berlusconi politicamente è finito nell’autunno del 2011, quando volontariamente ha deciso di cedere il governo del paese a un tecnico. Spaventato dal disastro incombente di uno Stato prossimo a non poter più pagare stipendi e pensioni, privo di ogni possibile strategia di politica economica, ha mollato la patata bollente nelle mani di Monti e Fornero che si sono assunti il ruolo di cirenei.

    2- la sopravvivenza di Berlusconi a questo disastro politico della destra è dovuto essenzialmente alla pochezza politica dei suoi avversari: Bersani e Grillo/Casaleggio. Il primo di fatti incarnava tutte le responsabilità della sinistra almeno nel periodo 1996-2011, responsabilità, che è inutile ricapitolare e che gli elettori gli hanno fatto pagare nelle elezioni del 2013. Il secondo che, accanto all’unica proposta di punire il precedente ceto politico, allegava una serie di follie autentiche che se attuate avrebbero portato a un disastro peggiore di quello già combinato da Berlusconi. Ancora oggi accanto alle tue giuste critiche va osservato che il comico miliardario annoiato va predicando, oltre all’uscita dall’euro, che bisogna ricontrattare il debito pubblico. Una mossa del genere se attuata porterebbe al fallimento dell’intero sistema bancario italiano (che ha in corpo ben 400 miliardi di buoni del tesoro) con conseguenze che lascio a te immaginare. Un disastro a livello di quello combinato da Mussolini.

    3- Altro elemento che ha contribuito al gallegiamento del nostro eroe è la potenza mediatica, economica e la possibilità di tenere sotto ricatto - grazie al porcellum - i parlamentari Pdl. Ricatto che solo ultimamente è stato parzialmente respinto perché rischiava di trascinare tutti i parlamentari del Pdl fuori dalla scena politica.

    4- Oggi, che le vicende giudiziarie hanno portato Berlusconi alla resa dei conti e alla sua definitiva uscita di scena, si aprono scenari nuovi che riguardano la destra, la sinistra e la politica riformatrice dell’azione di governo.

    5- A guardare le precedenti crisi di regime della storia italiana, 1922/24 - 2° guerra mondiale - 1993/94, ci si accorge che la destra si è sempre rinnovata (nel bene e nel male) riprendendo la direzione del Paese. Naturalmente anche la sinistra ha dovuto riadeguare se stessa, ma sempre con ritardo. Con il governo Monti ho pensato che questi avrebbe riorganizzato la destra italiana, ma quando ho visto la campagna elettorale di Monti mi sono reso conto che non ci sarebbe mai riuscito. Ha dato per scontato la sopravvivenza politica di Berlusconi collocandolo a destra "dura" e puntando a ricostruire un inattuale partito di centro. E’ questo a mio avviso l’errore micidiale di strategia politica commesso da Monti. Quale destra ci sarà nel dopo Berlusconi è un problema del tutto aperto.

    6- Nelle primarie Bersani - Renzi si è consumato uno scontro tra due concezioni politiche. Quella socialdemocratica e quella democratica (di sinistra), partito socialdemocratico o partito democratico. Gli oligarchi del PD e il corpo elettorale della sinistra, ancorato ferreamente ad una concezione socialdemocratica, hanno decretato la vittoria di Bersani e la sconfitta del PD alle elezioni.. Rimane oggi aperta la partita tra queste due anime, due concezioni della politica e del modo di procedere nel governo del Paese.

    In conclusione, non concordo con la chiusura del tuo articolo, dall’esito di questi due interrogativi: quale destra e quale sinistra? dipenderà il futuro dell’Italia. Chi risolverà per primo i problemi in casa sarà nettamente in vantaggio. Se la sinistra dovesse attardarsi nello statalismo socialdemocratico (ormai sconfitto ovunque in Europa) la destra riprenderà il comando e ancora una volta avremo perso l’occasione per far diventare l’Italia un paese normale, nel quale destra e sinistra si alternano al governo a seconda dei cicli politici ed economici.

    Tuo affezionato dtr..


  • paolo (---.---.---.49) 6 ottobre 2013 17:14

    Caro dtr , io ho sempre creduto che questo paese sia sempre stato sostanzialmente di "destra" nella pancia e di sinistra nella testa , nel senso che esiste una spiccata tendenza al conservatorismo , al mantenimento dei privilegi ,delle rendite ecc...a prescindere dagli impulsi culturali di partenza .

    Silvio Berlusconi ha rappresentato la patologia ,la degenerazione della "destra " , portandola sul piano inclinato della deriva istituzionale . L’errore della sinistra è stato quello di non capire subito con chi avevano a che fare , di averlo prima sottovalutato (il dalemismo ) e poi quello di illudersi che ci si poteva dialogare ,ovvero confrontarsi democraticamente .E’ risultato fatale.

    Certo quale destra e quale sinistra ? Una destra depurata dal berlusconismo potrebbe senz’altro promuovere una sinistra più consapevole dei propri valori e delle proprie specificità , ma non puoi pensare ad una sinistra che rinunci alla sua funzione fondata sullo Stato sociale ,che consideri la ripartizione più equa del reddito come valore fondante e dove lo Stato svolga una funzione regolatrice , non sarebbe più sinistra , sarebbe un’altra forza politica che guarda al mercato in un’ottica soltanto capitalistica .

    Poi lo "statalismo " è un concetto abbastanza fumoso . Berlusconi è uomo di destra , direi anche estrema destra per certe posizioni su temi come la democrazia e la legalità , ma non ha rinunciato per nulla ad una forma estesa di " statalismo " , insomma le famose "liberalizzazioni " tu le hai viste ? .

    L’analisi che ci proponi punto per punto è pienamente sottoscrivibile . Tuttavia l’errore di Monti non è stato quello di cercare di formare un polo aggregante di destra moderata ,in questo tentativo si erano già spesi Casini ,Fini ecc.. , ma è stato quello di impostare tutto sul rigorismo dei conti pubblici senza intaccare le posizioni privileggiate di quel 10% della popolazione che detiene il 50% della ricchezza . Insomma l’unica differenza percepita è stata quella della sua presentabilità internazionale ,dopo decenni di tragica comicità surreale . Avrebbe dovuto osare di più ,o prendere o lasciare ,l’occasione c’era .Ha sbagliato e ha pagato elettoralmente.
    Ti ringrazio -ciao


  • (---.---.---.12) 6 ottobre 2013 18:49

    Qualche rapida osservazione alla tua risposta.

    Quando si scaricano sugli elettori le proprie responsabilità e insufficienze nell’attrezzare una proposta politica condivisibile è bene che il politico cambi mestiere. Me lo insegnò Giuseppe Dama nel 1971, direttore della scuola del PCI di Frattocchie nonché segretario particolare di Berlinguer (gli scriveva i discorsi).

    Gli errori della sinistra sono stati: la mancata legislazione anticorruzione e recepimento della Convenzione di Strasburgo nella nostra legislazione, nel 1996/2001; la mancata riforma della giustizia che la rendesse efficiente come quelle del nord Europa (collegato a ciò la mancata eliminazione della ex-Cirielli e del falso in bilancio, 2006/2008); la mancata lotta alle mafie come conseguenza del rifiuto della riforma anticorruzione (per le mafie la porta di ingresso nello Stato è la corruzione, attraverso essa si saldano politici, pubblici amministratori e mafiosi); la mancata lotta al clientelismo, il male più grave di una democrazia; la partecipazione alla costruzione di oltre 15.000 Spa e Srl con i soldi dello Stato con le quali - non essendoci più (o quasi ) l’IRI - succhiare soldi e fare clientele. La partecipazione al magna magna generale nelle regioni; La mancata riduzione dei costi della politica (se non in maniera simbolica dopo le misure di Monti e Fornero; la mancata riduzione - nei 6 anni e mezzo di governi Prodi - dei costi dell’energia elettrica; l’assenza di una politica industriale; e la cosa più grave l’aver dilapidato il patrimonio immenso dell’Iri senza far capire a nessuno che fine abbiano fatto i 400.000 miliardi di lire delle azioni IRI (che all’inizio degli anni novanta rappresentavano circa la metà del debito pubblico italiano).

    Ti basta questo?!? o vogliamo continuare con il porcellum ? (nel quale un gruppo di oligarchi ha visto lo strumento più semplice per autoriprodursi a Roma).

    Quando Obama difende a spada tratta il programma di copertura medica per 36 milioni di americani che ne erano privi, cosa fa? una politica di destra o di sinistra?

    Bisogna per forza avere un partito socialdemocratico per difendere lo stato sociale e praticare una politica redistributiva del reddito nazionale?

    A mio avviso basta anche un partito democratico e soprattutto la politica deve uscir fuori dall’economia, limitandosi a controllare il rispetto della concorrenza.

    Tra i tanti uno dei mali più gravi della nostra economia vi è l’esistenza di una miriade di monopoli di fatto e oligopoli, spesso creati con l’aiuto dei politici al parlamento.

    Ciao.

     

     


  • paolo (---.---.---.49) 7 ottobre 2013 10:49

    E’ esattamente quello che dicevo ,le responsabilità primarie sono certamente di una classe dirigente di sinistra che non ha assolto alla sua funzione .Ma l’elettorato non va sempre assolto perché sono gli elettori che determinano , con il loro voto , la qualità di una classe dirigente . La dimostrazione l’hai avuta con la progressiva perdita di consensi della sinistra che oggi ha raggiunto i minimi storici .In altre parole gli elettori hanno punito proprio tutte le manchevolezze che tu hai elencato e se oggi sta emergendo una nuova generazione di politici di pseudo "sinistra " (ormai l’epoca dei massimalismi ideologici è finita) è proprio perché ciò è avvenuto , altrimenti eravamo ancora con Veltroni ,Fassino ,Finocchiaro e compagnia bella, per non andare al Turigliatto di turno .

    Insomma io non sono totalmente d’accordo con Giuseppe Dama che coglie certamente un aspetto vero , ma non è tutta la verità ;è una verità del 1971 ,quando l’elettore era al traino culturale della classe dirigente e non aveva gli strumenti informativi sufficienti , ma da allora il mondo è cambiato radicalmente . Oggi è la qualità degli elettori che determina principalmente la qualità di una classe dirigente , senza ovviamente escludere anche il viceversa in forma sinergica .

    Quello che sta avvenendo nella "destra " è la dimostrazione plastica di quello che dico . Un pessimo elettorato ha prodotto una pessima classe dirigente che ha sua volta ha pessimamente educato i propri elettori ,in una sorta di loop perversa che forse in questi giorni sta trovando una via d’uscita ,anche se è ancora presto per dirlo .

    Se in Germania ci si dimette per aver copiato una tesi di laurea o per avere avuto pagata una cena da 700 euro , mentre in Italia non basta una condanna penale definitiva a 4 anni ma bisogna fare una legge ad hoc ,che poi deve passare al vaglio di una Giunta ,che poi deve passare al vaglio dell’Aula , non credi che in tutto questo c’entri la qualità complessiva del cittadino elettore ?
    ciao


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