martedì 29 agosto 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Filippine, la “guerra alla droga” non risparmia i minorenni

Dopo migliaia di esecuzioni sommarie, nell’ambito della “guerra alla droga” proclamata dal presidente filippino Rodrigo Duterte (nella foto) nel giugno 2016, l’uccisione di un minorenne ha suscitato indignazione nel paese e proteste a livello internazionale.

Kian Loyd Delos Santos, uno studente di 17 anni, è stato ucciso da tre agenti di polizia il 16 agosto a Caloocan. Sebbene i tre agenti abbiano sostenuto di aver agito per auto-difesa, una telecamera di sorveglianza e le testimonianze oculari hanno raccontato una storia diversa: quando è stato ucciso, Kian Loyd Delos Santos era inginocchiato, col volto rivolto in basso.

Il 24 agosto, intervenendo al Senato, il ministro della Giustizia Vitaliano Aguirre II ha parlato di un “caso isolato” e ha dichiarato che i “danni collaterali” sono inevitabili nel contesto della “guerra alla droga”.

Anche se si fosse trattato di un “caso isolato”, sarebbe stato un fatto grave. Ma le affermazioni del ministro Aguirre II non solo sono ciniche e vergognose, ma anche false: secondo il Centro per i diritti legali dei minorinel primo anno della “guerra al terrore”, sono stati uccisi almeno 31 minorenni.

Kian Loyd Delos Santos, come minimo, è stato il trentaduesimo.




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