mercoledì 6 marzo 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Figi, in un video le torture contro i detenuti

Bella questa immagine… Da sogno! Peccato che dietro il sogno ci sia un incubo.

Due prigionieri costretti a spogliarsi, con un cane ringhioso a due passi da loro, mentre lì intorno si sghignazza. Rannicchiati a terra con le manette ai polsi, presi a bastonate in continuazione, i due uomini urlano dal dolore e implorano di smetterla.

Queste scene sono contenute in un video agghiacciante, circolato ieri in rete e girato in una prigione delle isole Figi. I torturatori non sono in uniforme ma, si scoprirà, sono militari.

Amnesty International ha iniziato a cercare conferme sull’autenticità del video. Sebbene le immagini richiamassero la descrizione delle torture fatta da ex prigionieri, occorre sempre andare a fondo.

Le ricerche sono durate poco. Dopo qualche ora, un dirigente di polizia, nel corso di una conferenza stampa, non senza accusare la stampa internazionale di aver riferito male – non è chiaro su cosa – ed aver più volte pronunciato la parola “speculazioni”, ha ammesso che il video era vero, che quelle torture erano vere e che era stata avviata un’indagine.

Nel dicembre scorso, Amnesty International aveva inviato una lettera aperta al primo ministro della giunta militare delle Figi, il capitano Bainimarama, sollecitando indagini sulle torture denunciate da cinque prigionieri, catturati dopo essere evasi dalla prigione di Noboro.

I cinque avevano denunciato di essere stati picchiati al momento dell’arresto e, una volta portati in cella, di essere stati costretti a spogliarsi e poi insultati, presi a sputi, a calci, colpiti col calcio dei fucili e ustionati con acqua bollente.

Dopo un periodo di repentini colpi di stato, la situazione nelle isole Figi è stabile, ma stabilmente grave. Dal dicembre 2006, quando le forze armate hanno rovesciato il governo civile guidato da Laisenia Qarase, le violazioni dei diritti umani nell’arcipelago dell’Oceania sono notevolmente aumentate: difensori dei diritti umani a rischio, processi irregolari e un alto tasso di violenza domestica, che nessun decreto militare è riuscito finora a fermare. E, per l’appunto, la tortura.




Lasciare un commento