martedì 19 marzo 2013 - GeriSteve

Evviva il coraggio della dissidenza!

Grazie, grazie e grazie, senatori M5S dissidenti! Io vi ho votato e voi mi avete rappresentato bene, malgrado la fatwa del vostro ayatollah Grillo.

Ebbene, sì: io per il senato ho votato M5S (mentre per la Camera e la Regione ho votato Rivoluzione Civile, sperando che superasse il quorum), quindi io sono un elettore dei senatori M5S, e come elettore, qui dico la mia su chi e come dovrebbe rappresentarmi. 

Grazie al porcellum (ma anche con il mattarellum o con l'uninominale sarebbe esattamente lo stesso) io non so quale senatore M5S mi rappresenta. Però so che i senatori M5S sono 54 e che 12 di loro, cioè il 22%, non ha avuto paura della fatwa di Grillo che condannava chiunque non rispettasse la sharia del M5S.

Quel 22% ha votato positivamente al ballottaggio per il presidente del senato ed è stato determinante per l'elezione di Grasso contro Schifano. Quel 22% di senatori è entrato in dissidenza con il suo gruppo e con il suo leader per rappresentarmi, e io li ringrazio tre volte per quanto hanno fatto.

Li ringrazio innanzitutto per il risultato ottenuto: oggi il presidente del Senato è persona che ha ufficialmente dedicato la vita a rappresentare lo stato contro la mafia e non un avvocato indagato per i suoi dubbi rapporti con i mafiosi.

Li ringrazio per avere coraggiosamente agito "secondo coscienza", cioè secondo ciò che loro sentivano giusto e che ritenevano sentissero giusto i loro elettori.

Li ringrazio perché con il loro esempio di dissidenza alla dittatura del non-partito hanno aperto la via al cambiamento di questo malgovernato paese.

Il terzo "ringraziamento" aprirebbe un discorso complesso: è totalmente falso che per cambiare questo paese si possa stare seduti in parlamento, guardare le leggi che passano, approvare quelle che sembrano buone e votare contro quelle cattive.

Per cambiare servono soprattutto programmi di governo e coerenti azioni di governo: senza quei programmi e quelle azioni le leggi sono inapplicabili o non applicate o applicate soltanto contro i deboli o soltanto a favore dei forti, per cui la fiducia ad un governo di cui si condividano i programmi e le persone è un ingrediente irrinunciabile del governo e quindi del cambiamento.

Che quella fiducia, sia quella sostanziale che quella formalizzata con il voto, debba venire da più di un partito è oggi un dato di fatto indiscutibile. E questo discorso sarà inevitabilmente all'ordine del giorno dei prossimi eventi parlamentari, anche se si ripeteranno i tentativi di nasconderlo dietro formule e slogan.

Io qui voglio invece insistere sul mio secondo "ringraziamento", quello per avere avuto il coraggio e la correttezza di agire "secondo coscienza" e "senza vincolo di mandato", nel momento in cui quell'agire "secondo coscienza" viene invece criticato, e non soltanto da Grillo.

Questi infatti sostiene che i parlamentari M5S sarebbero soggetti al non-statuto e a regole che loro hanno sottoscritto e che lui interpreta, per cui i suoi parlamentari-soldatini dovrebbero tutti unanimamente obbedire ai suoi ordini-interpretazioni: è arrivato al punto di attaccare pubblicamente l'art. 67 della costituzione italiana che prescrive ad ogni parlamentare di "esercitare la sua funzione senza vincoli di mandato". Se così non fosse, neanche si capisce a cosa servirebbero tanti parlamentari-soldatini: basterebbero uno per partito, con voto pesato quanto i parlamentari-soldatini; si risparmierebbero tempo e soldi.

In questa sua pretesa Grillo appare un innovatore, ma è falso: è stato preceduto da molti altri, ad esempio da Calderoli con il suo "porcellum", che di fatto ha modificato la costituzione, vincolando ogni parlamentare alla segreteria del suo partito: se il parlamentare non obbedisce al partito viene trombato all'elezione successiva; trombato non dagli elettori, ma dal partito che sceglie la posizione in cui metterlo in lista. Ovviamente, il vincolo è relativo: il parlamentare può sempre essere comprato-risarcito (caso De Gregorio) o comprato e garantito-rieletto altrove (caso Scilipoti).

Ma il precursore più importante è stato Berlusconi (con la sua corte di avvocati-ideologi, Ghedini in testa), secondo cui la democrazia rappresentativa vige per un weekend ogni cinque anni, dopodichè l'eletto può fare ciò che vuole, e se ha conquistato la maggioranza può anche violare qualsiasi legge, violentare sia la nonna che la nipote, perché se lui lo fa, concretizza così il sacro volere degli elettori, sancito dalla votazione precedente.

I miei complimenti quindi ai parlamentari che hanno avuto il coraggio di disobbedire al partito papà-padrone, ma basta questa dissidenza? E la dissidenza è compatibile con il rispetto degli impegni presi nei programmi elettorali e poi nei programmi di governo? E poi, il parlamentare può essere semplicemente un ossequiente esecutore di programmi o deve poter affrontare i problemi imprevisti?

Ad esempio: nessun programma elettorale o di governo prevederà mai che un paio di marò invece che sparare ai pirati si mettano a sparare ai pescatori, oppure che un governo italiano si rimangi la parola data in un accordo con altro governo, eppure i parlamentari eletti dovranno affrontare questi imprevisti: come? Si potrà cercare la via giusta andando ad "interpretare" i programmi pre-elettorali? Ciascun parlamentare deve interrogare la sua coscienza?

Non è né facile né semplice rispondere a queste domande, ma si deve dare atto proprio a Grillo e a Casaleggio di avere teorizzato una risposta: a fronte di problemi nuovi si deve decidere con la democrazia diretta. Però i guai sono almeno due:

- il primo è che, alla prova dei fatti, loro se lo sono completamente dimenticato: nessun accenno a consultare la loro base su "quale governo" e "come" farlo partire;

- il secondo è che la democrazia diretta è un concetto attraente, ma manca di definizioni, di regole e di applicazioni, mentre è chiaro che sorgerebbero tanti e gravi problemi; ad esempio: chi voterebbe? Solo gli elettori di un partito per "dirigere" i loro rappresentanti? E come la mettiamo con la segretezza di voto? Voterebbero tutti i cittadini italiani? Voterebbero tutti e soli quelli che navigano in internet? E tutti i parlamentari dovrebbero poi adeguarsi alla maggioranza? Le minoranze che rappresentanza avrebbero? E come si potrebbe garantire la correttezza di così tante "votazioni"?

È anche chiaro che non tutte le problematiche possono essere risolte con formule di democrazia diretta rivolta a tutti i cittadini, sia perché non tutti possono comprendere certi problemi, sia perché ci sarebbero forti rischi di dittatura delle maggioranze e altri rischi di controllo e orientamento delle maggioranze. Ma chi avrebbe il potere di decidere quali problemi sottoporre a democrazia diretta e quali no?

Le difficoltà ci sono, sia a livello teorico che operativo, ma vale la pena di porsi il problema e di avviare sperimentazioni, almeno a certi livelli e su certe problematiche. 

Esistono molti esempi di consultazioni su specifici problemi effettuate con sia con "circoli rappresentativi", sia con tecniche di sondaggio, ma sono state consultazioni con finalità tutt'altro che decisionali, riassumibili nella finalità di "capire quali i bisogni" oppure "cosa promettere", piuttosto che "cosa fare".

Un precedente decisamente interessante si è avuto in Italia con le primarie: non sono normate dalla costituzione e neanche dalle leggi, ma due partiti hanno deciso di farle: il PD e il M5S.

Però il M5S non ha sottoposto a primarie la sua leadership, mentre la scelta dei candidati è stata insoddisfacente per entrambi i due partiti.

Si può dire che l'avvio è stato un passo positivo verso la democrazia di partito, ma tutto da perfezionare, e non è affatto chiaro come, anche per l'interdipendenza delle primarie con la legge elettorale, che a parole tutti vorrebbero cambiare ma che forse non cambierà mai, perché ai partiti fa troppo comodo così com'è.

Le primarie hanno comunque il difetto di rientrare nello schema della "democrazia una volta ogni cinque anni", mentre la democrazia diretta, con tutte le sue difficoltà, prometterebbe "democrazia sempre" e anche "su problemi nuovi"

C'è chi si è posto seriamente il problema e, sempre a livello di partito, avrebbe individuato la soluzione nelle "doparie", cioè in consultazioni di partito su problematiche rilevanti, ma consultazioni da fare dopo le elezioni, non per scegliere i rappresentanti di quel partito, ma per orientarli sul parere degli elettori. 

È chiaro che si sente un gran bisogno di "democrazia di partito", anche a fronte del consistente rischio che, con il bipartitismo, gli elettori si trovino di fronte a due soli partiti che si sono già accordati su tutti i temi rilevanti, per cui l'elettore sceglie dei burattini che però faranno sempre ciò che decide il burattinaio unico.

Altri rifiutano il livello di partito e teorizzano la democrazia diretta dei cittadini, senza più mediazione di partito.

Ne esistono realizzazioni pratiche, ma soltanto in comunità molto piccole. Qualcuno teorizza invece la democrazia diretta a livello di stato, anche se supera il miliardo di abitanti, qualcun altro addirittura a livello mondiale, ma dopo aver ridotto il numero di abitanti con una guerra mondiale.

Io ritengo che la democrazia fra milioni di individui sia cosa difficile, che sia sempre meno proponibile per numeri superiori, e mi spaventa molto quella "crazia" ridotta al numero uno, come un solo dittatore, con o senza i suoi cortigiani.

La dimensione di decine di parlamentari che su singoli problemi italiani dibattono fra loro e con i loro elettori, al momento mi sembra la più rassicurante e la più praticabile.

 

 



7 réactions


  • paolo (---.---.---.121) 19 marzo 2013 12:33

    Caro Geri ,condivido in toto quello che dici , ma ho paura che quella messa in atto da questa decina di impavidi che hanno affrontato le ire del "Leader Maximo" ,sia soltanto un fuoco di paglia .
    Su di loro è calata la scure dell’ignominia e stai pur certo che da oggi in poi saranno dei sorvegliati speciali in attesa di poterli far fuori definitivamente .

    Il buon Beppe ,da comico ha virato a politico e poi a novello Fidel Castro .Lo ha fatto forse inconsapevolmente ma proprio per questo è ancora più pericoloso .Lui continua a dire che il singolo vale uno ,che la linea da tenere è la sintesi di quelle di tutti ,poi chi sceglie è lui ,con metodi discrezionali ,chi decide è lui e chi sanziona è sempre lui .
    Le riunioni del M5S avvengono a porte chiuse e ,a quanto pare ,l’apriscatole che hanno simbolicamente appoggiato sugli scranni parlamentari è solo ad uso esterno .

    Neanche una bocciofila ha uno Statuto come quello del M5S . Grillo presidente ,suo nipote vice presidente e il suo commercialista segretario .Non mi risulta che Bossi e Di Pietro ,tanto per citare due personalismi ,siano arrivati a tanto.
    E mentre questi soldatini di cartapesta poggiano il loro sedere in Parlamento solo per votare scheda bianca ( a nostre spese)come automi programmati ,c’è un anziano signore affetto da pseudo uveite che minaccia piazze in armi se non gli danno la Presidenza della Repubblica e si prepara a raccogliere i frutti di questo casino alla prima occasione ( San Vittore a parte).
    ciao


    • Geri Steve (---.---.---.35) 19 marzo 2013 14:46

      grazie Paolo,
      ho letto e apprezzato il tuo articolo su chi e cosa può esserci dietro Grillo
      http://www.agoravox.it/Ma-insomma-c...
      e anch’io sono preoccupato, molto più per Casaleggio che per Grillo: credo che il problema vero di Grillo sia che lui è del tutto impreparato a governare, e quindi il M5S gli sfugge di mano se affronta i problemi di governo .

      Malgrado le mie preoccupazioni, confermo però un certo ottimismo sui grillini: Grillo voleva espellere in siberia i dissidenti, ma ha dovuto fare marcia indietro, e questo precedente conta.
      Certo, la gran massa dei fan capisce soltanto i vaffanculo, crede davvero di poter ripianare le finanze italiane semplicemente tagliando i privilegi della casta, ma i cambiamenti non li fanno mai le maggioranze: bisogna guardare a quei pochi che ragionano e sanno ribellarsi.

      Ti faccio un esempio storico: pensa a quanto erano acritici e omologati gli italiani negli anni 30-40, imbevuti di vent’anni di propaganda fascista; eppure, da quegli italiani è nata la resistenza partigiana. Certo, la guerra e l’invasione nazista li hanno aiutati ad aprire gli occhi, ma noi abbiamo la crisi, la disoccupazione, il non-governo che, con meno sangue, ci assomigliano.

      Che berlusconi, mafia e fascismo siano rischi reali concordo, ma spero che proprio la realtà di quei rischi dia il coraggio della dissidenza.
      Intanto, con l’articolo, ho reso pubblico il mio plauso ai primi dissidenti, e ce n’è bisogno: non si diventava partigiani soltanto per questioni di coscienza, anche l’approvazione della popolazione giocava un ruolo forte.

      ciao, Geri

      PS : la redazione di Agoravox non mi ha pubblicato il link delle "doparie", lo scrivo qui:

      http://doparie.it


  • (---.---.---.124) 19 marzo 2013 17:27

    Caro Geri, 

    i tuo articoli sono sempre interessanti da leggere, e questo in particolare, perché affronta il tema della rappresentanza attraverso i partiti politici, nodo cruciale su cui si giocano oggi le sorti della democrazia rappresentativa.

    Ne ho già fatto oggetto di un post sul blog Doparie Press (http://dopariepress.altervista.org/...).

    Qui mi preme sottolineare che l’alternativa non è per forza tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta, bensì può benissimo esistere una democrazia rappresentativa che abbia connotati deliberativi e partecipativi attraverso le doparie, cioè consultazioni di partito o di coalizione politica su tematiche dibattute non previste prima delle elezioni. La scelta delle alleanze di governo, per esempio. 

    Gli elettori del M5S non potevano prevedere al momento del voto l’attuale situazione di impasse e forse oggi vorrebbero che si aprisse un dibattito (deliberativo) e che venissero poi consultati (mi sembra che tu la pensi allo stesso modo perché nel tuo articolo scrivi: "consultare la loro base su "quale governo" e "come" farlo partire").

    ciao e molte grazie per la citazione (e il link) del progetto scientifico delle doparie, presente anche su facebook all’indirizzo http://fb.com/doparie

  • (---.---.---.240) 19 marzo 2013 20:08

    PPP cercasi >

    Grillo è il “portavoce” del Movimento 5Stelle ed a lui tocca l’ultima parola.
    Secondo il "codice di comportamento" stabilito da Grillo tra i parlamentari saranno scelti i membri di due “gruppi di comunicazione”. I blogger Martinelli e Messora sono stati intanto designati coordinatori di detti gruppi per “relazionarsi” con il sito nazionale del M5S e con il blog di Grillo.
    Per gli eletti di Camera e Senato sono i “portavoce” ufficiali della rete e l’anello di raccordo con gli iscritti e con Grillo.
    Sappiamo altresì che Crimi (senatore) e Lombardi (deputato) sono, solo per 3 mesi, i “portavoce” autorizzati a conferire con gli organi d’informazione.

    C’è di più.
    Se le votazioni vengono decise dalla maggioranza dei parlamentari, le proposte di legge avanzate dal 20% degli iscritti dovranno essere sempre sostenute in aula.
    Perfino per il voto segreto non è lasciata una reale “libertà di coscienza”.

    In pratica.
    Il singolo parlamentare M5S è tenuto, di fatto, a soggiacere ad una sorta di “vincolo di mandato” rappresentato da tre livelli di “portavoce”.
    L’unica “missione” delegata è quella di smascherare e denunciare abusi, sprechi e “inciuci” della vecchia partitocrazia.
    La buona politica non è copione da teatrino di Pantomima e Rimpiattino


  • (---.---.---.150) 20 marzo 2013 08:22

    sono d’accordo e vorrei che grillo considerassa l’opportunità di un governo senza la destra e casini. finalmente si potrebbero realizzare molte case buone.


  • Giacomo Nigro Giacomo Nigro (---.---.---.200) 25 marzo 2013 14:44

    La coscienza personale degli eletti farà premio sui dictat di chi (Grillo ed ortodossi) continua ad usare i sistemi extraparlamentari. Se il governo Bersani si forma, dopo aver sistemato le questioni economiche (lavoro in primis) dovrà porre mano alla riforma della Costituzione, con il più alto consenso possibile, ad evitare che la cosidetta "costituzione materiale", che di fatto è stata utilizzata come grimaldello della democrazia, la finisca di produrre danni.


  • (---.---.---.54) 1 luglio 2013 10:57

    Io trovo che la strategia comunicativa di Grillo si fondi sulla ripetizione, stile gutta cavat lapidem, di alcune distorsioni (e in questo ricorda qualcuno):


    1) chi viene eletto rappresenta tutti gli italiani e non solo i suoi elettori. Infatti lo stipendio dei parlamentari è pagato coi soldi di tutti (quelli che pagano le tasse almeno). In altre parole, perché dovrei contribuire a sostenere l’operato di un onorevole che non pensa al bene dell’Italia ma si fa dire cosa fare, ogni volta, da un ristretto numeri di iscritti ad un blog? In tal caso, lo stipendio dovrebbero pagarglielo loro, magari facendo una colletta. Altro che restituire l’eccedenza delle diarie, se un eletto fa gli interessi esclusivi del suo elettorato dovrebbe non percepire dallo stato italiano neanche un centesimo. Mi si risponderà che certi calcoli politici sono già attuati da anni, ma io li contesto, trovandoli vergognosi. Non è renderli leciti, obbligati, la soluzione: è il classico caso in cui la toppa è peggiore del buco e ci si dovrebbe chiedere a chi giova.

    2) Grillo propone la democrazia diretta come risposta alle domande. Peccato che la democrazia diretta non sia prevista dal nostro ordinamento nelle forme che cerca di introdurre. In altre parole, ciò che viene votato nel suo blog vale zero per lo stato italiano. Lo stesso fatto che venga votato qualcosa sul suo blog vale zero. Nel caso mi sbagli, fatemelo sapere che faccio partire le votazioni anche sul mio, di blog. E se vengon fuori risultati difformi chiediamo ad un magistrato a quale blog di privati cittadini le istituzioni devono dare retta.
    E se la democrazia diretta non è prevista dal nostro ordinamento, non nelle forme che usa Grillo, in quel blog si gioca semplicemente a simcity.

    3) Vediamo di deciderci: un giorno si dice che il M5S è l’unico che ha fatto scegliere i propri candidati ai propri elettori, a differenza delle segreterie di partito che hanno stilato liste comode ad interessi particolari.... il giorno successivo si dice che gli onorevoli del M5S non hanno mandato popolare perché eletti solo perché messi in lista da Grillo... la domanda sorge spontanea: ma che le hanno fatte a fare le parlamentarie se poi vale la stessa critica che si può fare ad un qualsiasi parlamentare di altri partiti? Erano uno scherzo?

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