giovedì 11 novembre 2010 - UAAR - A ragion veduta

Eutanasia, cattolici contro lo spot diffuso dai radicali

Lo spot pro-eutanasia diffuso dai radicali (cfr. Ultimissima di ieri) ha scatenato, come prevedibile, la risposta del mondo cattolico.

Il quotidiano dei vescovi Avvenire ha pubblicato un editoriale di Francesco Ognibene dal titolo Pubblicità mortale, nel quale si definisce l’iniziativa radicale “una sparata deliberatamente provocatoria” e un caso di “premeditato bullismo politico e culturale”. Ognibene ha sostenuto che sia “inammissibile permettere che si pubblicizzi un reato attraverso i mezzi di comunicazione”, e ha pertanto auspicato l’intervento dell’Autorità garante delle comunicazioni.

Secondo Lucio Romano, copresidente dell’associazione Scienza&Vita, “la vera libertà è quella di scegliere in favore della vita”: la società, dice, “deve farsi carico della sofferenza del singolo, non spingerlo all’eutanasia”.



8 réactions


  • Gian Carlo Zanon Gian Carlo Zanon (---.---.---.169) 11 novembre 2010 11:25

    Beh certo per i cattolici la vita è sofferenza, quella degli altri naturalmente. Al papa polacco non ci pensarono due volte a non intubarlo. Lo lasciarono morire, e fecero bene, quella volta si comportarono con umanità niente da dire, ma perché non vogliono lasciare la stessa sorte anche agli altri esseri umani? Forse è un domanda peregrina da rivolgere a coloro che fanno della vita la morte e della morte la vita ... eterna.


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.84) 11 novembre 2010 12:02


    Il problema è che su molte cose la gente vuole decidere senza conoscere e senza esserci passata...

    La nostra esperienza di vita e privata singola ci da una visione molto limitata della vita e della società...

    Ognuno di noi è diverso psicologicamente dagli altri, come lo siamo fisicamente e non puoi chiedere a una persona di alta 1,55 di gareggiare nel salto in alto o nel salto in lungo...

    In realtà in molti casi più il processo del morire è lungo, più gente ci guadagna...

    E piretroppo noi stessi ci prendiamo in giro fino all’ultimo minuto e speriamo sempre di sopravvivere qualche mese o qualche anno di più...

    A chi volesse approfondire queste questioni mediche e psicologiche consgilio di leggere il meraviglioso articolo di Gawande che potete trovare nel settimanale "Internazionale" della settimana scorsa...


    • Gian Carlo Zanon Gian Carlo Zanon (---.---.---.119) 11 novembre 2010 12:51

      "Il problema è che su molte cose la gente vuole decidere senza conoscere e senza esserci passata..."
      Scusa sai ma non capisco. Si sta parlando di eutanasia; chi decide è colui che non vuole soffrire più e vuole avere una morte "umana"; è’ difficile che questa persona conosca o sia già passata attraverso questa esperienza.

      "La nostra esperienza di vita e privata singola ci da una visione molto limitata della vita e della società..." "Ognuno di noi è diverso psicologicamente dagli altri, come lo siamo fisicamente e non puoi chiedere a una persona di alta 1,55 di gareggiare nel salto in alto o nel salto in lungo..."

      Scusa vorresti spiegare meglio queste altre due frasi nel contesto dell’idea sull’eutanasia. Forse è colpa mia ma non capisco.


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.84) 11 novembre 2010 13:46


    Punto 1 - Sono cardinali, preti oppure medici che magari non hanno (ancora) sofferto di malattie gravi a voler decidere della vita di un moribondo che magari soffre livelli di dolore fisico o mentale disumani..

    Punto 2 - I livelli di percezione e sopportazione del dolore sono individuali e nessuno di noi può imporre certi livelli di sofferenza fisica ad un’altra persona: si tratterebbe di tortura.

    Un eventuale testamento biologico avrebbe in ogni caso un valore molto indicativo: gli stati fisici e le opinioni personali cambiano anche in poco tempo... anche quelli dei malati e dei parenti...

    Cosa che le persone adulte dovrebbero comprendere pienamente...


    • Gian Carlo Zanon Gian Carlo Zanon (---.---.---.45) 11 novembre 2010 16:04

      Caro Damiano, ora si che capisco e condivido praticamente tutto ciò che hai scritto. Scusami ma proprio non capivo.
      Come tu dici i medici di fronte ad un testamento biologico sarebbero aiutati nella loro scelta individuale, se non se la sentono dovrà intervenire un altro medico che si sente di assumere questa responsabilità non facile.
      Io intervenni anni fa quando un caro amico stava soffrendo le ultime ore della sua vita, "obbligando" un medico a dargli la morfina che in quel caso oltre ad alleviare il dolore affrettava anche la morte. Per questo motivo il medico non la voleva dare. Ricordo che fu da parte mia una scelta istintiva ed immediata, non ci furono pensieri o dubbi, di questo mi meraviglio ancora ... e ne sono orgoglioso.
      Saluti


  • alessandro tantussi alessandro tantussi (---.---.---.205) 11 novembre 2010 16:45

    io credo che l’eutanasia sia, ove al limite la si condivida, una scelta personalissima che, riferendosi alla "vita, "non può essere codificata secondo i criteri con i quali si regolano i normali interessi legittimi.
    Se è vero che su nessuna questione in generale si può dimostrare da quale parte sia la parte ragione perché non esiste una "verità" incontrovertibile, ciò è tanto più vero quando si discute di temi così difficili da affrontare. 
    Nessuno può sostenere di essere dalla parte della ragione, si può solo cercare faticosamente di trovare un compromesso.
    In particolare trovo che sia ingiusto e velleitario pensare che si possa definire per legge un diritto a decidere della vita altrui: molto più semplicemente definirei l’ambito entro il quale questa decisione possa essere presa, ovviamente nell’interesse di chi vuole lasciare la vita, senza che ciò possa avere conseguenze penali o civili per chi la prende. La decisione deve essere lasciata alla coscienza di chi la prende. Cercherò di spiegarmi meglio: Peppino Englaro certamente sa in cuor suo se ciò che ha fatto è giusto o meno, ma non può pretendere che una legge dello stato sancisca che la sua scelta fu quella giusta, e che in condizioni simili possa essere ammessa una decisione simile. Può solo pretendere il rispetto per una decisione che si spera sia stata quella giusta, che ci auguriamo sia stata ponderata e sofferta, che dovrebbe rimanere, entro i ristretti limiti in cui tale decisione può essere presa, nell’ambito della sfera personale del giudizio senza conseguenze sul piano civile o penale. Questo è stato secondo me il suo errore, pretendere che lo stato ne riconoscesse la validità. Se mia figlia fosse stata nelle condizioni della sua probabilmente avrei preso personalemnte la stessa decisione e mi sarei occupato personalmente di porre fine alle sofferenze di mia figlia, senza chieder nessun imprimatur da parte dello stato, e senza che lo stato potesse mettere in discussione la mia scelta. Su cose del genere lo stato non può mettere la formula "visto si proceda" come se si trattasse di una pratica edilizia. E nom mi dite che è un compromesso "PILATESCO", è esattamente il contrario: su queste questioni non può decidere "il popolo", nemmeno con una maggioranza qualificata. 


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.62) 12 novembre 2010 00:00


    Infatti il mondo si è burocratizzato troppo... I medici hannp perso l’empatia e l’umanità e si sono trasformati in "ufficiali sanitari" o "ambasciatori di Dio" e vorrebbero decidere al posto nostro... Ma molti medici che si ammalano seriamente la pensano diversamente...

    Appena avete tempo leggetevi i libri del chirurgo Atul Gawande: www.gawande.com


  • alessandro tantussi alessandro tantussi (---.---.---.163) 12 novembre 2010 00:23

    Per Damiano.
    se la funzione dei medici è quella di occuparsi della salute non trovo del tutto fuori luogo la definizione, sebbene un po’ ridutiva, di "ufficiale sanitario" mentre trovo che sia al di fuori delle loro competenze il ruolo di "ambasciatori di Dio" che, per chi crede ma anche per chi no, lascerei a chi vuole fare il sacerdote, il rabbino, l’imam o lo sciamano. 
    Leggere il libro che tu consigli non è cosa immediata, né gratuita, il sito è solo una pubblicità non contiene sintesi del pensiero del chirurgo.
    A TUTTI
    Mi rendo conto che probabilmente a nessuno interessa, ma comunque mi farebbe molto piacere se e a qualcuno andasse di buttare via cinque minuti del proprio tempo condividere, in tutto, in parte o per niente la mia opinione.
     


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