European Intervention Force, il Ministro Trenta si defila e non partecipa ai lavori
<img61697|center>Il Governo italiano imbocca la strada dell'isolamento, una decisione poco lungimirante e pericolosa
A distanza di un mese dall'insediamento del nuovo Governo italiano abbiamo già iniziato ad incrinare diplomazie ed amicizie conquistate negli anni. Si è cominciato con la questione immigrati nel battibecco con la Francia, per poi proseguire defilandoci al primo vero progetto europeo di integrazione militare difensiva. A dicembre scorso, l'Italia, unitamente ad altri nove paesi della Ue, Portogallo, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Danimarca, Olanda, Lussemburgo, si era accordata per la costituzione di "European Intervention Force", un progetto di difesa europea su scenari di crisi che potrebbero minacciare la sicurezza, catastrofi naturali ed eventi che prevedano l’evacuazione immediata dei cittadini. Un prima concreta iniziativa di utilizzo sinergico di militari europei, aldilà della Nato e della Pesco. Questa nuova proposta è qualcosa di diverso, indipendente dalla Nato e a trazione europea. Non c'è Europa se non c'è una politica estera, Sicurezza e Difesa comune sono i pilastri, gli elementi fondanti dello stato europeo. Da sempre la diplomazia e le Forze armate rappresentano la sovranità nazionale di qualsiasi paese, venire meno ad iniziative di difesa e sicurezza comune significa minare alle fondamenta l'UE, al pari di voler uscire dall'Euro..
Perché non si è fatta prima
Fino ad oggi non era stato possibile procedere alla costituzione dell'European Force a causa del veto inglese. Per il Regno Unito non c'era bisogno di costituire nuove forze di intervento militare poiché bastava il cappello della Nato e della Pesco. In attesa che si risolvesse la decisione se rimanere o uscire dall'UE, la Gran Bretagna ha sempre votato contro un esercito condiviso. Alla luce della Brexit la Francia ha preso l'iniziativa di riproporre il vecchio progetto di una forza operativa militare a guida europea. A ciò si aggiunge, il dinamismo di Putin a riprendere un ruolo di primo attore nello scenario mondiale, mentre Donald Trumph si dimostra insofferente nei confronti dell'Europa ad approva nuovi dazi. Questi fatti hanno contribuito ad accelerare l'idea francese di un esercito esclusivamente europeo. Il progetto condiviso ed approvato a dicembre da nove paesi membri compresa l'Italia prevedeva l'istituzione di 18 battaglioni nazionali, distribuiti nei paesi aderenti, con prontezza operativa immediata. Addirittura, SI è aggiunto il Regno Unito attualmente escluso dalla Pesco. Si è invertito lo scenario, la Gran Bretagna era contraria quando faceva parte dell'UE, nel momento in cui ha deciso la Brexit vuole far parte dell'European Force, ne capisce l'importanza e non ha alcuna intenzione di rimanere isolata. Non si tratta di una questione esclusivamente difensiva ma di progetti comuni, di ricerca tecnologica, di nuove commesse per l'industria.
Come, quando e perché ci siamo tirati fuori
A dare notizia della mancata sottoscrizione dell'Italia all'accordo è stato il Ministro della Difesa francese Florence Parly in una intervista a Le Figaro una decina di giorni fa. Nessuno sapeva nulla di questo ritiro italiano dal progetto. Gli stessi membri della Commissione Difesa confessano di essere all'oscuro della decisione governativa di defilarsi dal progetto. C'è una Interrogazione parlamentare dell'Onorevole Gasparri che chiede al Ministro della Difesa Elisabetta Trenta di riferire in Parlamento. Come, quando e perché ci siamo tirati fuori? Una cosa è certa i rapporti con la Francia con questo nuovo esecutivo si sono incrinati, la diplomazia è venuta meno. Prima la questione migranti ora prendiamo le distanze da una difesa militare comune europea.
Il rischio di isolamento
E' paradossale che decisioni così importanti vengano portate alla luce dai giornali stranieri, scelte rilevanti prive di alcun dibattito politico interno. Vari commentatori parlano di un boicottamento italiano a favore della Russia esclusa in questa operazione. Altre puerili motivazioni indicano l'insofferenza italiana per la primogenitura francese. Insomma, voci di corridoi e poche verità istituzionali in una questione delicata e dirimente del futuro dell'Europa. Un paese serio non può permettersi fughe in avanti dei singoli ministri, decisione prese alla bisogna che rischiano di portare il paese all'isolamento, piuttosto è necessario discutere nei luoghi deputati ad esercitare la democrazia con trasparenza e ragionevolezza come le Commissioni parlamentari.
8/7/2018 Ferdinando Chinè