lunedì 31 dicembre 2012 - Zag(c)

Euro: quel che occorrerebbe dire, ma non si dice

Draghi è molto soddisfatto dei conti italiani e Monti, chiaramente, sprizza ottimismo da tutti i pori, a patto però che sia ancora lui a condurre la baracca. Entrambi affermano che la bilancia dei pagamenti è migliorata di 21% dal 2009 ad oggi. E sono previsti ulteriori miglioramenti per il 2013.

Naturalmente i giornali che si dicono finanziari o che si vantano di sapere di economia si son ben guardati dal verificare questa affermazione. Eppure le fonti non mancano, per fortuna. Allora vediamo di fare in casa quel che i mass media non fanno, né i politici . Persino (si fa per dire) Grillo ha affermato che l'Italia dal 1980 al 2011 era stata virtuosa se non fosse stata per i malefici gnomi della finanza (discorso a Pescara).

La verità però (prendendo i dati un po' più in profondità) è che l'Italia presenta una bilancia commerciale pessima e il trend è al ribasso. Dal 2000 al 2012 mancano quasi 100 miliardi di euro cumulativi. Tutti punti PIL che si spostano all'estero (dati Istat).

Cioè ricchezza prodotta in Italia e spostata all'estero. Quando si parla di ricchezza prodotta, detto in linguaggio marxista più aderente alla realtà, si intende non genericamente ricchezza, ma salario (plusvalore) spostato dalle tasche dei lavoratori in quelle dei capitalisti esteri.

Ma specificatamente il massimo export dell'Italia risiede nel più grande mercato nazionale che è quello della Germania (grafico preso da dati ISTAT)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal grafico e dai dati risulta che la Germania è non solo il mercato dove più esportiamo, ma anche quello da cui importiamo di più. Doppia perdita quindi. E facendo una semplice somma del disavanzo della bilancia siamo per il 2011 a -137.000.000.000. -137 miliardi di euro. Ora qualcuno potrebbe arrivare ad una semplice equazione e conclusione di logica. Ma aspettiamo un po'. Per adesso il tarlo è introdotto, aspettiamo che cresca, ossia se altri dati analitici e statistici, empirici, possano farlo crescere o smontarlo.

Dal grafico seguente si vede come dal 1971 le due linee rosse (Import) e blu (Export) viaggiavano sostanzialmente appaiate. Cresceva l'uno e di pari passo cresceva anche l'altro. Nonostante la struttura industriale economica della Germania fosse notevolmente più strutturata e più forte. Ma l'Italia si sorreggeva attraverso la sua politica fiscale, politica delle tariffe e quella salariale, sui tassi di interesse, sugli aiuti statali all'industria e sopratutto attraverso politiche monetarie di svalutazione (la Banca d'Italia, pur essendo autonoma dal potere statale, agevolava le politiche di sviluppo e di aiuto all'economia). 

Lo stop, o meglio la divaricazione fra le due curve, si è avuto a partire degli anni 2000. L'introduzione dell'Euro ha fatto sì che l'import dalla Germania continuasse a prendere una ripidità ascendente, mentre l'esportazione, sempre da quel paese, una discesa. E le due curve hanno continuato a viaggiare con gli stessi trend, ma con una forbice sempre più accentuata.

La coincidenza fra la divaricazione e l'introduzione dell'Euro non può essere solo una coincidenza. Ma forse la causa scatenante, o meglio il vincolo che ha consentito alla Germania, avendo una struttura economico-industriale più robusta e dinamica di approfittare del vincolo introdotto dell'Euro per prendere le distanze e al contempo ha impedito all'Italia di utilizzare tutti quegli strumenti finanziari, fiscali ed economici di cui ho accennato sopra (ma si potrebbe parlare qui di tutti gli altri paesi europei etichettati sotto il tag di PIGS, ma su questo occorrerebbe una analisi dei dati macroeconomici per singolo paese). Pertanto l'Italia è stata costretta a guerreggiare con la Germania ad armi impari, partendo dagli stessi blocchi di partenza e quello che avrebbe dovuto essere strumento di unione (una sola valuta in combinazione con tassi di interesse diversificati per coprire gli svantaggi iniziali) è finito per essere strumento di maggior vantaggio per chi partiva già con metri di distanza avanti. 

Adesso quel tarlo nominato all'inizio comincia a crescere ancora di più e molte cose cominciano ad essere più chiare, ma il debito pubblico è proprio pubblico? E' proprio dovuto ai lavoratori italiani cicale che hanno consumato più di quel che producevano? Ma non arriviamo ancora a conclusioni affrettate. L'Italia è quindi fanalino di coda in Europa?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Francia importa dal 1993 più di quanto esporta l'Italia. Le due curve viaggiano parallele se non per un leggera divaricazione intorno al 2004, ma ben al di là dall'introduzione dell'Euro. Il differenziale è intorno agli 83 miliardi, non sufficiente comunque a sanare il deficit con la Germania. Purtroppo quei 85 miliardi cumulativi non mitigano tanto la situazione.

Da questi dati si può trarre come summa il dato che non solo non è l'Euro la causa del debito pubblico, ma che il debito pubblico è debito privato che poi si è scaricato sul pubblico. La medicina quindi non è tagliare la spesa pubblica, ma questa viene utilizzata solo come moneta sonante per poter risanare il defici della bilancia commerciale. Tagliare pensioni, welfare, stato sociale non cura la malattia, ma solo serve come medicina per poter sperare di sanare il male che ha altre radici, ed altre cause.

L'altro dato è che, ancora, non è l'Euro la causa che ha dato origine alla crisi, ma solo una concausa. Ossia è stata una concezione esclusivamente monetarista dell'Euro che ha portato al generare l'aumento delle disparità economiche fra paesi europei. Invece di essere strumento di unione e di omegenizzazione dei paesi europei è stato strumento di disomogeinizzazione e di aumento delle disparità fra i paesi.

Ma il dibattito politico (o meglio: che i partiti e gli uomini politici propongono) è esattamente sfuggire la vera ragione della crisi europea. Da un lato vi sono i convinti europeisti e della attuale politica europea. Continuare su questa concezione con al massimo qualche aggiustamento. Sono i prodiani più o meno convinti fino ai liberisti monetaristi alla Monti. Questa politica non ci porterà che ad aumentare la miseria e l'impoverimento delle nazioni più in crisi ed ad aumentare il divario fra i paesi ricchi e quelli poveri. Come i dati dal 2000 ad oggi hanno dimostrato e che il trend conferma. Fino a che il baratro non colpirà tutta l'Europa. Perché la crisi dei mercati PIGS finirà per intaccare anche la Germania. 

Poi vi sono i populisti demagogici, gli irresponsabili. Quelli che parlano di una fuoriuscita dall'Euro con un semplice referendum. Sono dei demagogici irresponsabili, che raccontano frottole per racimolare un po' di consenso. Sanno benissimo che un referendum di questa natura non potrà mai essere indetto, non solo, ma anche ammesso, uscire dall'Euro così sic et simpliciter non farebbe che aggravare la crisi non intaccando le cause, ma solo gli effetti.

È come ai tempi della rivoluzione industriale, quando i luddisti propagandavano la distruzione delle macchine che a loro dire avevano procurato miseria e disoccupazione. Certo! Peccato che non era quella la vera ragione, ma come erano state utilizzate quelle macchine e per chi, per quale scopo. Così per l'Euro. L'uscita dell'Euro senza al contempo quelle politiche fiscali, le politiche dei redditi, lo spostare la disparità distributiva delle ricchezze prodotte, servirà solo a passare dalla padella alla brace. Ma per questo occorrerebbe parlare con i dati di fatto e con la conoscenza e non solo con battute o demagogia.



7 réactions


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.140) 31 dicembre 2012 10:44

    Ottima analisi... Il problema dell’Italia è il passaggio non controllato alla dittatura del libero mercato. In Germania sono abituati ai sistemi forti e autoritari e noi no. In Germania esistevano grandi industrie multinazionali capaci di competere a livello globale da noi il tessuto industriale è formato per il 95 per cento da piccole e medi imprese.

     Da noi le imprese familiari pensano a guadagnare per mantenere l’impresa viva e attiva e non devono fare cose strane per far sognare manager, lobbisti e azionisti troppo avidi.

     L’Euro viene gestito male e in modo totalitario, ma è stato una gran bella pensata e trovata. Infatti gli americani ci invidiano perchè il dollaro non è più l’unica moneta di riferimento e forse entro un paio di anni saranno costretti a creare un’unione monetaria euroatlantica o addirittura mondiale (il famoso "Bancor" immaginato da www.maynardkeynes.org). 


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.140) 31 dicembre 2012 11:04

    Per capire le interazioni tra le teorie di Keynes e gli aumenti del costo dell’energia a partire dal 1973, guardatevi questa videolezione: www.maynardkeynes.org/looking-at-keynes.html (si parte dall’analisi della Domanda Globale, che è data dalla somma del consumo delle famiglie, della domanda dei beni da parte delle imprese, della domanda del settore pubblico attraverso la spesa pubblica, della domanda dei mercati internazionali, cioè le esportazioni).

    I problemi degli aumenti delle materie prime e dell’energia imposte dalla maggiore concorrenza con Cina e India, non sono da sottovalutare. E tutto inizia sempre intorno al 2002.


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.140) 31 dicembre 2012 11:14

    La videolezione "Morte e Resurrezione di Keynes", si trova nella schermata alla fine del video riportato nel link.


  • (---.---.---.76) 31 dicembre 2012 15:41

    ...che è una fregatura. Che lo è stata fin dall’inizio. Ma a molti ha fatto comodo e così siamo giunti a questo punto.


  • (---.---.---.220) 31 dicembre 2012 17:27

    L’articolo è interessante, ma lo sarebbe ancor di più se fossero illustrati dettagliatamente i provvedimenti necessari per cambiare la situazione. Sennò si rischia sempre di cadere nella critica fine a se stessa.



  • (---.---.---.40) 31 dicembre 2012 20:07

    Chi paga >

    Berlusconi e Monti fanno a gara nell’addossare ai governi precedenti l’enorme crescita del nostro Debito. Basta fare i conti.

    Se sommiamo l’incremento del Debito registrato durante i 4 mandati di Berlusconi e quello di Monti (10 anni e 5 mesi) arriviamo a superare gli 800 miliardi. Somma pari alla crescita totale del Debito nei 12 anni precedenti il 1° governo Berlusconi (1994).

    Al netto di tale cifra, nonostante l’ulteriore calo del Pil (2,5 punti), l’attuale rapporto Debito/Pil scenderebbe dal 126% all’80%. Meglio della stessa Germania.

    Oltre a non dover abbattere il Debito di 40 mld l’anno, pagheremmo almeno 30 miliardi in meno di interessi.
    Risorse più che sufficienti per varare subito concrete azioni di rilancio dell’economia e di sostanzioso aiuto alle famiglie.
    Decine di miliardi di interessi che, invece, azzerano l’avanzo primario (+2,4%) “vanto” e frutto del “rigore” (tagli e tasse) dettato da Monti.

    Per ora ci resta solo la “speranza” di tempi migliori.
    Di suadenti “promesse” e di spiegazioni “paludate” trabocca anche un Dossier Arroganza


  • (---.---.---.40) 31 dicembre 2012 20:12

    Buon Anno >

    Berlusconi e Monti fanno a gara nell’addossare ai governi precedenti l’enorme crescita del nostro Debito. Basta fare i conti.
    Se sommiamo l’incremento del Debito registrato durante i 4 mandati di Berlusconi e quello di Monti (10 anni e 5 mesi) arriviamo a superare gli 800 miliardi. Somma pari alla crescita totale del Debito nei 12 anni precedenti il 1° governo Berlusconi (1994).

    Al netto di tale cifra, nonostante l’ulteriore calo del Pil (2,5 punti), l’attuale rapporto Debito/Pil scenderebbe dal 126% all’80%. Meglio della stessa Germania.
    Oltre a non dover abbattere il Debito di 40 mld l’anno, pagheremmo almeno 30 miliardi in meno di interessi.
    Risorse più che sufficienti per varare subito concrete azioni di rilancio dell’economia e di sostanzioso aiuto alle famiglie.
    Decine di miliardi di interessi che, invece, azzerano l’avanzo primario (+2,4%) “vanto” e frutto del “rigore” (tagli e tasse) dettato da Monti.

    Per ora ci resta solo la “speranza” di tempi migliori.
    Di suadenti “promesse” e di spiegazioni “paludate” trabocca anche un Dossier Arroganza


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