venerdì 30 gennaio 2015 - Fabio Della Pergola

Esistono due Allah. Incredibile ma vero

Apprendiamo con qualche incredulità che in Malesia la Corte d’appello federale ha emesso una sentenza definitiva per proibire l’uso del termine “Allah” usato dal giornale cattolico Herald Malaysia per indicare il nome di Dio.

Confermando così la validità del divieto decretato quasi trent'anni fa dal governo con un diktat dal sapore antico (e, si dice, incostituzionale). Il paese asiatico, a larga maggioranza islamica, ha infatti una Costituzione che garantisce i diritti civili e la libertà religiosa, ricorda la testata con toni ultimativi: "Ricordate, la Costituzione federale è per tutti i malesi ed è superiore a tutte le leggi statali e le decisioni delle autorità pubbliche".

Il settimanale, scritto in lingua “bahasha malaysia” è la voce della comunità cristiana locale che per indicare Dio usa appunto il termine Allah, fin dalle sue origini: un dizionario latino-malese, vecchio di 400 anni, è stato infatti presentato dall’avvocato della Chiesa cattolica malese, per dimostrare l’antichità del termine usato dalla comunità locale nella sua versione della Bibbia.

La vicenda è interessante perché lascia supporre o poco probabili forme sincretiche cristiano-islamiche oppure che nella lingua “bahasha malaysia” il termine ebraico-biblico “Elohim” - che è la forma al plurale di Eloah - sia stato tradotto al singolare (come peraltro fanno anche le versioni in greco o in latino con Thèos o Deus), ma utilizzando l’originale ebraico deformato da una forma dialettale. Cioè quella forma ancestrale derivante dal padre degli dèi El dei popoli fenicio-cananei che aveva, poco più a sud, le due forme tribali dell’ebraico Eloah e dell’arabo Allah, nome di una delle divinità del pantheon politeista della penisola arabica preislamica.

In ebraico il nome di Dio è impronunciabile e trascritto tradizionalmente solo con il tetragramma consonantico YHWH che è stato poi vocalizzato in vari modi. Ma non si era ancora mai visto, per quanto se ne sappia, che solo ad un quotidiano sia stato vietato - da un tribunale civile - l’uso di un nome divino per salvaguardare i fedeli dalla possibile confusione tra un dio e un altro, aventi, per l’appunto, lo stesso nome.

Hai visto mai che un fedele islamico si metta a pregare, per sbaglio, il Dio cristiano o che un cristiano si rivolga al Dio del Corano. Le conseguenze potrebbero essere inimmaginabili, si suppone, vista la decisione intransigente del Tribunale.

Ma l'arcivescovo di Kuala Lampur ci ha tenuto a rassicurare i suoi fedeli sulla legittimità dell'uso del nome Allah nelle loro preghiere.

L’omonimia divina sembra essere una novità sorprendente di questo confuso inizio del millennio. E che possano esistere, o meglio co-esistere, addirittura due Allah diversi non può che sorprendere.

Quello che non sorprende affatto è la confusione che sembra ottenebrare le menti degli uomini, anche quando paludati ed autorevoli, che per rivolgersi a un ente trascendente e non visto né sentito mai da nessuno, si devono accapigliare fra loro anche sull’esclusività del suo nome.

 

Foto: Seyfi Şere/Flickr

 

 

 

 



6 réactions


  • GeriSteve (---.---.---.40) 1 febbraio 2015 20:25

    Pare che Jahvè, un dio solare (Giove) ebraico, abbia detto: "non avrai altro dio all’infuori di me!" e che quindi lì e allora sarebbe nato il monoteismo.

    In realtà era già nato prima, perlomeno con Aton, anche lui un dio solare (come Ra e come Amon), probabilmente riecheggiato nell’Adonai ebraico. Non è chiaro se proprio Aton abbia detto che era lui l’unico dio, cmqe l’ha detto il faraone Amenophis IV = Akenaton e ha fondato Aketaton escludendo quindi Menfi (Ra) e Luxor (Amon) dai tributi al loro dio, con conseguente rivolta sacerdotale.

    L’unica cosa certa è che con quella frase proprio la bibbia ci testimonia che di dei ce n’erano tanti (in concorrenza c’era anche Baal, sempre solare, Ator, rappresentato con il vitello d’oro...). I cristianesimi e gli islamismi non sono altro che evoluzioni e rimaneggiamenti del preteso monoteismo ebraico e ciascuno rivendica sempre di adorare l’unico dio vero, accusando di eresia, apostasia, infedeltà... tutti gli altri: niente di nuovo sotto il dio sole.

    L’antropologo Frazer ci spiegava la proliferazione degli dei con la sua teoria per cui al di sopra del panteismo (un dio per ogni sorgente, per ogni specie animale...) c’era una coppia di dei: padre e madre. Ma con il nomadismo e con la speciazione delle popolazioni i nomi e i culti di questi due dei si sono diversificati per cui, non riconoscendoli, venivano scambiati per "divinità altre", che quindi venivano inglobate nel Panteon arricchendolo con "nuove divinità". Con il monoteismo invece succede che si ri-incontra una evoluzione (o un progenitore) dello stesso dio e così ci si arricchisce di un nuovo nemico: una nuova eresia.

    GeriSteve


  • (---.---.---.12) 1 febbraio 2015 21:44

    "Non avrai altro elohim all’infuori di me" deriva dal giuramento di fedeltà dei re assiri che usavano proprio questa formula. Coerentemente non tutti traducono il termine biblico elohim con "dio", quanto piuttosto con "spirito del popolo"; intendendo con questo l’idea di identità collettiva, nazionale, di quel popolo.
    Anche se poi il senso che è diventato maggioritario è quello teologico, ratificato dalla metafisica.

    Jawhé sembra derivare dall’egiziano jahw, non da Giove (latino Juppiter, greco Zeus)

    FDP


    • GeriSteve (---.---.---.15) 2 febbraio 2015 11:21

      Sulla derivazione di Jahve da jahw o da jah o da jabe è stato scritto tanto e per discuterne dovremmo cominciare a lasciare i ns caratteri latini (inventati tempo dopo dagli etruschi, per insegnare a scrivere a quegli analfabeti dei romani).

      Se l’argomento interessa, in linea si trovano analisi del tipo:
      http://ahayahyashiya.blogspot.it/20...

      Io non mi addentro in un terreno in cui non sono competente e mi guardo bene dal sostenere una discendenza diretta del nome Jawhe dal nome Giove; mi riferivo alla sostanza (due dei solari con nomi indiscutibilmente assonanti) e non alla derivazione fonetica (se derivazione c’era, era derivazione precedente alla scrittura, che è quella che ha poi creato scritture differenti per la stessa parola).

      Non sono un egittologo (ma un matematico) però quando ho incontrato il geroglifico "nascita" con il triangolino pubico da cui scendono le acque (quel geroglifico in RA - MeSSeS = nascita del sole-Ra = alba) mi sono definitivamente convinto che la frase "tu sei nato dalle acque e QUINDI ti chiamerai MoSè" non avrebbe alcun senso in un contesto non egiziano e non perdo certo tempo a discuterne.

      Al più posso avere dubbi sul fatto che anche la tradizione di Romolo e Remo abbia a che vedere con l’Egitto.

      GeriSteve


  • (---.---.---.12) 2 febbraio 2015 11:30

    il mio commento voleva confermare che l’origine è sempre il sole; jahw= splendore del sole (da Semerano). Anche se la connessione Jahwé=Giove mi pare solo un’assonanza con il nome di Juppiter tradotto in italiano (quindi un po’ troppo "larga"). Ovviamente sono assolutamente d’accordo con il nesso Moses=figlio dall’egizio. Il figlio tratto dalle acque (proprio come simbologia della nascita) è molto diffuso, quindi non fa strano che quel mito si ripeta qui e là nel mondo.
    Resto dell’idea che le scritture ebraiche abbiano ben più connessioni con le tradizioni del Vicino Oriente antico che con la visione teologica moderna.
    Ciao, FDP


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