giovedì 19 ottobre 2017 - Oggiscienza

Epidemia di Morbillo: in che senso?

Outbreak, epidemics, focolai, epidemie, pandemie. Il morbillo dunque che cos'è?

di Cristina Da Rold 

Sia nel caso del morbillo, che per noi ora è materia di cronaca, che di malattie infettive emergenti come la Chikungunya o un nuovo ceppo influenzale, si sente parlare di “epidemia”, se non di “pandemia”, spesso usando l’uno e l’atro termine come sinonimi. Il risultato è una frequente confusione, che si complica quando andiamo a vedere che cosa dicono le fonti internazionali. Il problema nasce dal fatto che la lingua inglese fa uso di due termini con accezioni differenti – outbreak ed epidemic – mentre la lingua italiana non contempla questa distinzione linguistica.

Lo spiega Caterina Rizzo, Epidemiologa del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS) dell’Istituto Superiore di Sanità. “In inglese la differenza fra outbreakepidemic e pandemic è la seguente: outbreak indica la situazione in cui si registra un contagio circoscritto in un certo luogo e in un certo periodo, dove il numero dei casi di contagio supera la stima di casi attesi, indipendentemente dal numero dei morti, come nel caso della Chikungunya nella regione Lazio. Un outbreak può trasformarsi in epidemia se il contagio inizia a diffondersi in aree sempre meno circoscritte, senza però essere ancora diffuso globalmente, altrimenti si parla di pandemic, cioè pandemia. Il problema è che in italiano, non avendo questa sfumatura linguistica, parliamo indistintamente di ‘epidemia’, termine che peraltro ha una connotazione fortemente allarmistica. Un’alternativa sarebbe utilizzare per outbreak il termine focolaio, per rendere appunto l’idea di un problema circoscritto e non di un allarme che deve spaventare”.

E nel caso del morbillo dunque? “La risposta dipende dal Paese a cui ci riferiamo, dal momento che qui entra in gioco un altro concetto, quello di endemia”, prosegue Rizzo. Ci sono Paesi come l’Italia in cui il morbillo è endemico, cioè il numero dei casi è ogni anno ancora superiore rispetto a quanto si potrebbe sperare pur avendo la disponibilità della vaccinazione gratuita. In Italia per esempio i dati dell’Istituto Superiore di Sanità mostrano che ciclicamente negli ultimi anni vi sono stati momenti, come quello che stiamo vivendo ora, dove l’incidenza della malattia è stata molto alta, come raccontavamo qui e qui. Ragione per cui dobbiamo affermare che non si tratta di qualcosa di mai visto.

Questo non toglie il fatto però che in Italia siamo davanti a una forma di epidemia, dal momento che, come mostrano i dati OMS – siamo il quinto Paese al mondo per numero di casi. “Tuttavia nel nostro caso il termine ‘epidemia’ – prosegue Rizzo – indica una malattia già presente e ben radicata, che ciclicamente presenta dei picchi non circoscritti a una regione specifica, ma che interessano a macchia di leopardo un’area più ampia. Certo, non dappertutto è così. Negli Stati Uniti per esempio il morbillo è considerato outbreak, cioè focolaio, dal momento che la malattia risulta praticamente eliminata e anche solo il presentarsi di pochi casi (ben lontani dai nostri oltre 4000!)”.

In sintesi dunque siamo davanti a un’epidemia, ma non certo a un’anomalia.

@CristinaDaRold



1 réactions


  • Truman Burbank Truman Burbank (---.---.---.242) 19 ottobre 2017 14:52

    La religione si distingue dalla scienza per la sua presenza di dogmi inconfutabili. Per esempio la religione medica non mette in discussione il dogma che aumentando la quantità delle vaccinazioni il numero di casi di una malattia diminuisce.

    A questa religione qualcuno prova a rispondere con la scienza, per esempio un blogger prende i dati ufficiali (sono qui: http://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/epidItalia.asp) e prova a verificare la correlazione tra copertura vaccinale e numero di casi (qui: http://ilpedante.org/post/le-vaccinazioni-e-il-resto ). Dai dati disponibili non solo non è confermato che aumentando le vaccinazioni diminuiscono i casi, ma compare una tendenza leggermente opposta.

    Evidentemente, se la realtà non si conforma al dogma bisognerà negare la realtà, come fanno ministri e giornalisti. AMDG


Lasciare un commento