giovedì 3 luglio - Mario Barbato

Emanuela Orlandi, si fa strada tra gli inquirenti la pista di un delitto a sfondo sessuale

Nessun intrigo internazionale, nessun complotto vaticano, nessun rapimento criminale, ma una violenza sessuale commessa da qualcuno che Emanuela Orlandi conosceva bene. Una violenza avvenuta fuori dalle mura leonine e consumatasi per le vie di Roma. E’ questa, ormai, la pista privilegiata non solo dalla Procura di Roma, ma anche dalla Commissione Parlamentare che ha aperto un’inchiesta per cercare di far luce sul giallo della cittadina vaticana svanita a Roma nel lontano 1983. 

Che Emanuela Orlandi possa essere finita vittima di una violenza sessuale fu una pista che aveva pervaso anche la pm Margherita Gerunda, la quale si disse convinta che Emanuela Orlandi fu violentata e uccisa o comunque morta in seguito alle sevizie dopo essere stata attirata in una trappola da qualcuno del suo microcosmo sociale. Una tesi seguita anche degli investigatori che esclusero un sequestro a scopo di riscatto, viste le condizioni economiche della famiglia Orlandi, ma ritennero più probabile che la ragazza fosse stata convinta a non tornare a casa dopo un incontro con un conoscente o un amico occasionale. Un incontro finito tragicamente, con uno stupro o un tentato stupro che causò la morte della giovane studentessa di musica. 

Margherita Gerunda non fu l’unica a dirsi certa di questa idea che nel corso degli anni è stata messa da parte per far posto a ogni genere di tesi romanzate. Anche il pm Domenico Sica si disse convinto che Emanuela rimase vittima di una storiaccia sessuale con un adulto che la ragazza conosceva bene e di cui si fidava, tanto da seguirlo fiduciosa, ignara delle sue reali intenzioni. Sulla stessa linea di pensiero fu anche l’avvocato storico della famiglia Orlandi, Gennaro Egidio, il quale disse che quello di Emanuela Orlandi non era stato un rapimento, ma un caso molto più semplice, anche se non meno amaro, sospettando del giro di amicizie della zia di Emanuela, Anna Orlandi, che dopo la scomparsa della nipote lasciò improvvisamente la casa in Vaticano per trasferirsi nella casa di montagna a Torano.

Nessuno di loro fu ascoltato, perché una cittadina vaticana che sparisce nel nulla apre le finestre su ogni genere di spettacolo suggestivo che ha spinto i media a inzuppare il biscotto. E non solo i media. Ma anche a coloro mossi dal desiderio di protagonismo. Dopo anni passati a scandagliare le piste più assurde, finalmente sembra che gli inquirenti abbiano capito che quello di Emanuela Orlandi è stato molto probabilmente un caso a chilometro zero. Un delitto avvenuto lì per lì e non premeditato, perché chi avesse premeditato una violenza contro la ragazza doveva essere sicuro che Emanuela la sera del 22 giugno 1983, giorno della scomparsa, non prendesse l’autobus con le compagne di Conservatorio di Musica e che il fratello Pietro non andasse a prelevarla con la sua moto, altrimenti tutto sarebbe saltato.

Le informazioni finora raccolte, messe insieme e analizzate con obiettività e non con il pregiudizio, lasciano pensare Emanuela Orlandi incontrò il suo assassino mentre si recava a scuola di musica e che abbia concordato con il misterioso uomo un appuntamento all’uscita della stessa scuola. Un appuntamento che purtroppo dovette finire nel peggiore dei modi, con l’uomo che dopo averla condotta chissà dove l’ha violentata e uccisa. Oppure non è riuscita nemmeno a violentarla, perché potrebbe averla stordita con la droga dello stupro. All’epoca si usava il cloroformio narcotico che in dosi elevate può uccidere un adulto, figuriamoci una ragazza di quindici anni.

Chi è stato il colpevole della scomparsa di Emanuela Orlandi non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai perché è passato troppo tempo da quel remoto 1983 per giungere a una verità giudiziaria. Tuttavia, il presidente della Commissione Parlamentare, Andrea De Priamo, si è detto fiducioso che si giungerà a una verità quantomeno storica. Non solo, ma De Priamo si è detto certo che la verità su Emanuela Orlandi è custodita da una sua amica, forse una ragazza che potrebbe aver visto l’uomo che prelevò Emanuela quella sera. Qualunque sia la verità, una cosa sembra essere certa: l’assassino doveva essere una persona conosciuta anche dalla famiglia Orlandi. Lo dimostra il fatto che, dopo l’omicidio, l’uomo ebbe anche l’accortezza di far sparire il cadavere di Emanuela proprio per evitare che l’esame delle tracce lasciate sulla vittima portassero prima o poi alla sua identificazione.



12 réactions


  • Marco (---.---.---.217) 4 luglio 06:55
    Vige sempre la regola del rasoio di Occam! Ma un bel complotto non si nega a nessuno? Cui prodest?

  • Laura (---.---.---.67) 4 luglio 14:45
    In effetti, con gli anni, più che un mistero da Vaticano, sembra un mistero da predatore sessuale.

    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.84) 4 luglio 18:18

      Un mistero che andrebbe risolto scandagliando meglio il contesto familiare della ragazza. 


  • Marina Casagrande (---.---.---.152) 4 luglio 20:44
    Se per ogni minorenne scomparso in Italia si fosse dedicato un centesimo del tempo dedicato a Orlandi probabilmente ne avremmo rintracciati molti...

    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.152) 4 luglio 21:20

      Su Emanuela Orlandi si è straparlato perché era cittadina vaticana, se fosse stata cittadina veneziana non avrebbe avuto tutta questa attenzione. Le statistiche dicono che dagli anni Settanta a oggi sono sparite centomila persone in Italia. Ma nessuno di loro ha subito la stessa strumentalizzazione della cittadina vaticana. 


  • Osservatore Cattolico (---.---.---.75) 5 luglio 10:46
    Una cosa che va evidenziata è che il Sisde è entrato in casa Orlandi per prelevare ciò che sarà poi utilizzato per simulare il sequestro. Perché è ovvio che il sequestro è stato simulato. Tessera d’iscrizione, ricevuta di pagamento, probabili nastri auto incisi, campioni di scrittura. Tutto materiale che stava in casa Orlandi. Oggi, l’interrogativo è: chi mandò il Sisde in casa Orlandi e per quale motivo? Chi volevano coprire?

    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.26) 5 luglio 18:06

      Il Sisde però pare che entrò in scena solo dopo l’appello del papa, prima sembra proprio che del caso Orlandi non gliene fregava niente. 


    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.236) 6 luglio 21:12

      In tutta questa storia c’è una sola cosa certa. Come mi ha riferito un avvocato, se Domenico Sica fece pedinare Mario Meneguzzi è perché dovette inserirlo obbligatoriamente nel registro degli indagati a sua insaputa. Il pedinamento da parte della polizia giudiziaria viene fatto solo se ci sono gravi indizi di colpevolezza. Evidentemente Sica dovette raccogliere elementi così compromettenti verso Meneguzzi da dargli la certezza che fosse lui il colpevole e lo fece pedinare per raccogliere prove da portare in fase dibattimentale. Non so chi lo avvisò di avere la polizia alle costole, ma dubito che fu farina del sacco di Giulio Gangi. E se avesse avuto un ruolo il procuratore capo Achille Gallucci, che aveva già rimosso Gerunda, nell’avvisare lo zio di Emanuela? Altrimenti non si spiegherebbe come mai Gangi non finì sotto processo per quella sciagurata soffiata. Un’antifona che spinse Sica a mettere fine all’indagine. Quali siano questi elementi raccolti da Sica non si sa, perché i suoi documenti non sono mai stati trovati o, più verosimilmente, potrebbe essere stati nascosti dal suo successore. Inoltre è poco probabile che il profilo tracciato da Sambuco avvenne solo due anni dopo. Un identikit si traccia subito, non dopo due anni. Forse sarebbe il caso che la Commissione Bicamerale interrogasse nuovamente Ilario Martella e gli chiedesse come mai tenne nel cassetto il profilo dipinto da Sambuco.


    • Laura (---.---.---.236) 6 luglio 23:25

       Personalmente credo che la spiegazione della sua scomparsa sia molto più semplice e se vogliamo più tragica di tante storie di complotti internazionali o mondiali. Una quindicenne carina, ingenua e innocente come lei, come tante, rischia facilmente di diventare preda di qualsiasi balordo, più o meno rispettabile, più o meno insospettabile, più o meno con molto o poco da perdere, che si ritenga incoraggiato a importunarla o peggio ancora. Anche oggi quante ragazze della sua età o più grandi o più giovani cadono vittime di questo o quel mostro insospettabile che ritiene di avere il diritto di approfittarsi di loro?


    • Mario Barbato Mario Barbato (---.---.---.203) 7 luglio 19:24

      "Noi desideriamo quello che vediamo tutti i giorni", disse Hannibal Lecter, lo psichiatra pazzo. La dinamica per me è semplice, lineare, banale. Qualcuno deve aver messo gli occhi su questa ragazza chissà da quanto tempo, facendo pensieri arditi. Quel pomeriggio del 22 giugno la vedere recarsi a scuola di musica da sola, le offre un passaggio con la sua auto, lei accetta perché lo conosce, lui durante il tragitto le propone un lavoretto e le dice che aspetterà una sua risposta all’uscita di scuola. Lei esce, aspetta l’uomo, sale in macchina, il mascalzone con una scusa la porta a casa sua e lì abusa di lei o tenta di abusare di lei, causando la morte della giovane. Dopodiché, il bastardo carica il cadavere di Emanuela del portabagagli della macchina e la va a seppellire in un luogo nascosto. E tutto finisce lì. Tutto ciò che succederà in seguito, dal mio punto di vista, è stata solo una colossale montatura messa in atto da personaggi che si sono inseriti nella vicenda per altri scopi e per altri obiettivi. Ed ecco che una piccola storia diventa in una grande storia. Una gigantesca mongolfiera piena di aria fritta. 


    • Laura (---.---.---.125) 7 luglio 20:06
      Giusto! Se anzi che perdere tempo con le cospirazioni anti clericali e i mitomani si fossero messi a cercarla veramente l’avrebbero trovata in un paio di giorni.

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