venerdì 16 gennaio 2009 - Domenico Turco

Eluana Englaro: una condanna a morte


Una sentenza della Cassazione autorizza di fatto il distacco del sondino che tiene in vita Eluana Englaro, permettendone alimentazione e idratazione. La ragazza (in stato vegetativo dal lontano 1992) è stata condannata dalla Corte di Cassazione a morire di fame e di sete, dopo una tragica e crudele agonia.
La decisione del’Alta Corte è molto grave, in quanto segna l’introduzione dell’eutanasia nel nostro paese e quindi sancisce la legittimazione della morte di Stato, come è stata definita. Una morte assurda, che, con la scusa della difesa dei diritti civili, riguarda esseri umani in carne ed ossa, e non semplici manichini o bambole di pezza. Riguarda creature che vivono, respirano, forse pensano e sognano. O forse no. In ogni caso nessuno ha il diritto di stabilire quando giunge il momento di morire.
L’ideologia pseudo-progressista della buona morte vuole imporre per legge, o per via giudiziaria, il concetto che alcune vite non meritino di essere vissute. E nemmeno di essere amate, rispettate e venerate, in nome di una sana religione laica: la religione dell’uomo. L’uomo è sacro, e ciò non solo nella prospettiva religiosa, ma in virtù della sua speciale natura di animale razionale e "pensante", che ne determina l’innegabile primato rispetto alle altre specie.
 
Staccare la spina è l’atto mostruoso di chi probabilmente non ha mai capito niente del senso della vita. Di chi è prigioniero di false credenze, di dogmi scientifici e di pregiudizi. Tutti elementi concomitanti che riducono l’esistenza alle funzioni di un corpo perfettamente efficiente e funzionante. Ma non ci sono esistenze di serie A ed esistenze di serie B. L’esistenza è la stessa, è sempre preziosa, sia che si abbia il pieno controllo delle facoltà mentali e dei cinque sensi, sia che non lo si abbia. Eluana è una vita, e nessuno può arrogarsi il compito criminale di ucciderla. Addirittura sulla base insicura di una sentenza contraddittoria, fuorviante e profondamente sbagliata.
 
A mio avviso i giudici della suprema corte interpretano in maniera scorretta l’articolo 32 della Costituzione, il quale recita testualmente che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge." Ma pane e acqua rientrano nel campo del "trattamento sanitario"? O piuttosto del primo, basilare pronto soccorso umanitario e solidale, che non si nega e non si può negare a nessuno? Ragionamento analogo va fatto per chi è in coma e necessitidi ventilazione polmonare. La quale altro non è che erogazione dell’aria presente nell’atmosfera, e che, al pari dell’acqua e del cibo, non si dovrebbe negare a nessuno...


3 réactions


  • (---.---.---.212) 17 gennaio 2009 12:24

    Ma fammi il piacere...!


  • cami (---.---.---.199) 19 gennaio 2009 22:43

    Sono in vita ed hanno diritto di vivere i genitori di Eluana.
    Lei è semplicemente un vegetale
    come può qualcuno permettersi di giudicare il dolore di queste persone, bisogna trovarcisi in queste condizioni per capire. Inammissibile ergersi a giudici ed emettere il proprio verdetto.
    Io professo la libertà di vivere e la libertà di andarsene quando non c’è più vita.
    Ricordiamoci, inoltre, che l’Italia è uno stato laico! ma questo sfugge a molti..


  • Ladybluesky (---.---.---.190) 21 gennaio 2009 11:11

    Una vita già spezzata dalla sorte.....vogliamo continuare a farci beffa della sua vita e della sua sofferenza?
    Non sarebbe il caso di darle la pace che si merita? Non potrà mai più tornare alla vera vita e quella non è vita!


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