venerdì 9 febbraio 2018 - YouTrend

Elezioni | Un mese dal voto, ancora nessuna maggioranza: tutti i possibili scenari post-voto

Aun mese dalle elezioni, i sondaggi ci dicono che lo scenario è ancora molto incerto, e la possibilità che una coalizione riesca a ottenere una maggioranza in grado di formare un governo sembra ancora remota.

 

di Emanuele Mercurio

Con la pubblicazione delle liste di candidati è stato possibile fare una proiezione più dettagliata della possibile composizione che il Parlamento avrà dopo il voto del 4 marzo, e di quelli che sono i possibili scenari del post-voto.

Alla Camera, secondo le nostre proiezioni, è la coalizione di centrodestra a essere in vantaggio: dovrebbe otterrebbe intorno ai 284 seggi, contro i 153 di PD e alleati, i 156 del Movimento 5 Stelle e i 25 della sinistra di Liberi e Uguali. Ancora lontana per tutti, dunque, quella quota 316 che consentirebbe di formare un governo senza cercare alleanze in Parlamento.

Situazione simile al Senato, dove la quota per raggiungere la maggioranza è fissata a 158 seggi. Con PD e alleati fermi a quota 77, Movimento 5 Stelle a 80 e coalizione di centrodestra a 140, nessuno riuscirebbe ad avvicinarsi alla maggioranza.

Quali sono i possibili scenari, dunque? Con nessun partito o coalizione in grado di accaparrarsi la partita da solo, si aprono strade a possibili alleanze post-voto.

Anche queste opzioni, però, sembrano molto poco concrete: l’ipotesi più in voga, la “grande coalizione” tra Forza Italia e centristi da un lato e PD e alleati minori dall’altro, si fermerebbe a 293 seggi alla Camera e 152 al Senato, non garantendo così una maggioranza in grado di formare un governo. Le possibili alternative sembrano ancora più irrealizzabili: scartando un’ipotesi “sovranista”, vale a dire un’alleanza tra Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, resta l’ipotesi di un “governo del presidente”, retto da PD, Forza Italia, centristi e Liberi e Uguali. Ma, sempre se tutti gli attori in campo accettassero quest’ultima ipotesi, trovando un difficile accordo sul premier (quasi certamente un tecnico, o l’attuale Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni), si tratterebbe di un governo in grado di far poco, e per poco tempo.

Un’ipotesi, dunque, di traghettamento verso nuove elezioni, da organizzare in tempi molto brevi.



1 réactions


  • pv21 (---.---.---.107) 11 febbraio 2018 19:45

    SI .. però >

    Stando ai sondaggi quella tra S BERLUSCONI e M RENZI è la compagine di governo che appare più plausibile. Infatti.

    Anche se dovessimo tornare alle urne, per riscrivere e varare una nuova Legge elettorale in tempi ragionevoli servirebbe almeno l’intesa di FI e PD.

    Vista altresì l’inderogabile esigenza di mantenere in equilibrio i conti e ridurre il Debito pubblico un’azione efficace e incisiva presuppone analoga convergenza di vedute tra FI e PD:


    Ciò detto. RESTA comunque un limite niente affatto secondario.

    Nella migliore delle ipotesi detta compagine governativa avrebbe la “rappresentanza” di appena un 30% (<1/3) del corpo elettorale. Ovvero non si ridurrebbe la “distanza” tra una larga parte dei cittadini e le Istituzioni.

    Si tratta di quel senso di affidabilità e credibilità che è sostanza e forza di una collettività davvero coesa. Una realtà “smarrita” da non pochi anni.


    Ergo. Mettere mano a patrimoni, norme e valori giova se è preludio di un Ritorno alla Meta


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