venerdì 2 marzo 2018 - Fabio Della Pergola

Elezioni | Perché votare per Emma Bonino

La prassi radicale è da sempre nelle mire dell’astio sfegatato di destra o di sinistra a fasi alterne. Cose che capitano quando - avendo nella testa una serie di obiettivi precisi da raggiungere - si accetta di accompagnarsi “con chi ci sta”. È la politica che ha portato ai nove mesi di affiliazione parlamentare nelle file di Forza Italia (aprile 1994, gennaio 1995) e successivamente alle diverse presenze nelle maggioranze di centrosinistra. Oggi la storia si ripete e la lista +Europa è nell’occhio del ciclone un po’ da destra e molto da sinistra. Vediamolo.

La prima delle accuse è di essersi accodata ai papisti bergogliani perdendo la sua storica laicità.

Prova ne sia, così si dice, la successione di incontri tra i due leader con attestati di stima, strette di mano e frasi di circostanza. Fatti di cui esistono foto e succinti reportage giornalistici. Dai quali non si deduce mai peraltro, in nessuna circostanza, una perdita di laicità dell’esponente radicale.

Casomai è proprio Bergoglio che è finito nel mirino dei cattolici integralisti, come dimostrano alcuni articoli dai toni ultimativi: «Come il cattoprogressismo fece da scialuppa di salvataggio dei radicali più laicisti», scrive un acido Antonio Socci, criticando l’aiuto (tecnico, non politico) di Tabacci alla lista +Europa.

Non è incomprensibile l’irritazione del mondo cattolico integralista, ma per quanto Bergoglio ai loro occhi (e non solo ai loro!) appaia come un papa di sinistra, va chiarito che la prassi radicale si è sempre contraddistinta per essere l’esatto opposto della cultura cattolica attorno ai temi fondamentali sui quali la Chiesa - ivi compreso Bergoglio - ha costruito la propria ragion d’essere.

Infatti è “laico” - cioè non “confessionale” - un politico che non afferma l’esistenza di uno spirito assoluto creatore dell’esistente e che non piega la propria prassi politica ai presunti diktat del dio supremo. È laico - cioè non “confessionale” - chi afferma che la vita umana non è indisponibile per l’uomo in quanto proprietà del creatore. Ed è laico - cioè non “confessionale” - chi nega che la vita umana inizi con il concepimento e con la discesa dell’anima immortale nel corpo biologico del feto.

Nessuno di questi temi che sostanziano la dottrina antropologica della Chiesa è mai stato condiviso in alcun modo dai radicali.

Al contrario i radicali, ed Emma Bonino in particolare, non hanno mai fatto strumento politico di una loro eventuale fede religiosa né hanno mai creduto di commettere un omicidio aiutando le donne a pretendere una legge sull’aborto contro la devastante prassi dell’aborto clandestino, oggi di nuovo a rischio per la diffusa obiezione di coscienza. Infine non hanno mai ritenuto la vita indisponibile per l’uomo: basti ricordare anche solo l’ultima, triste vicenda di Dj Fabo e il processo a cui è stato sottoposto Marco Cappato poche settimane fa. Ultimo episodio di una lunga prassi di opposizione alla cultura cattolica sul tema del fine vita.

Se poi vogliamo ricordare anche l’attività anticoncordataria non è che si deve andare poi così lontano nel tempo; basti ricordare il lungo articolo di fine 2015 del giornalista Carlo Troilo dell’Associazione Luca Coscioni, titolato “Superare il Concordato: una battaglia di laicità contro l’ingerenza del Vaticano”.

Su questi temi si misura la laicità di una persona e di un partito, non sull’uso strumentale di qualche foto e molte chiacchiere. Già di per sé un buon motivo per votarla.

La seconda accusa rivolta alla lista +Europa riguarda il suo apparentamento (che non è un’alleanza politica) con il Partito Democratico di Renzi - un leader maximo capace di far perdere 15 punti percentuali al suo partito in tre anni - e di Minniti.

Vale a dire delle due bestie nere della sinistra-sinistra. Ma anche della lista radicale, quanto meno il secondo, visto che le politiche securitarie fondate sui respingimenti dei migranti (benché cammuffati da accordi con i partner libici perché “contengano” il fenomeno migratorio) sono l’esatto contrario della linea radicale su accoglienza e integrazione.

Una linea fondata sull’apertura di canali legali e sicuri per l’arrivo in Europa e l’abrogazione della Bossi-Fini: una legge orribile che rende impossibile l’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro e la loro integrazione nel nostro tessuto sociale, creando così sacche enormi di sfruttamento, ricatti, sopraffazione, violenza, lavoro nero, manovalanza criminale agli ordini dei boss indigeni e piccola delinquenza diffusa. Una legge voluta dai politici di destra (gli stessi che poi articolano la loro propaganda sui danni che loro stessi hanno causato) con cui la sinistra (tutta) è stata palesemente connivente, arrivando a boicottare inspiegabilmente il referendum abrogativo proposto dai radicali già nel 2013

Un secondo buon motivo per votare +Europa.

Nel frattempo impazza la polemica sull’idea che la lista radicale costituisca un supporto al renzismo imperante nel PD (ricordiamo che la lista dei candidati è stata fatta azzerando qualsiasi presenza non conforme al renzismo, una su tutte, quella di Luigi Manconi che avrebbe meritato, quantomeno per la sua storia, ben altro trattamento).

Il supporto al PD avverrebbe solo se la lista non dovesse raggiungere il 3%; in quel caso è ovvio che i voti se li accaparrerebbe Renzi e li trasformerebbe in parlamentari fedeli alla linea.

Sarebbero voti altrimenti non omologabili, di un elettorato che vota Bonino non essendo disponibile al renzismo, ma sottratti a quest’area critica e rincondotti giocoforza all’ovile. Questo era forse l’iniziale intento, furbastro e un po’ manipolatorio di Renzi, ma sembra che le cose non vadano come lui sperava e che la soglia sarà raggiunta e superata (forse anche oltre le aspettative minime).

Perché la lista Bonino erode voti a Renzi, non li porta, come qualcuno sostiene. Li erode in particolare all’attuale dirigenza, raccogliendo chi, in astio a Renzi, non vorrebbe votare PD, ma in presenza di una forte destra xenofoba e aggressiva, non vuole allontanarsi dall’unica coalizione che la possa contrastare.

In questo caso il PD renziano si troverà ad aver facilitato l’ingresso in parlamento di un gruppo più o meno consistente di deputati e senatori tutt’altro che omologabili. Gli esempi sono stati numerosi e reiterati in questi anni.

La sostanza politica della presenza di +Europa si concretizzerà quindi in un indebolimento del renzismo. Tanto più robustamente quanto più consistente sarà il risultato raggiunto.

E questo è un terzo buon motivo per votare una lista “interna” alla coalizione, anziché una delle liste esterne.

LeU non è riuscita a incidere, nonostante i vari apporti in successione, sul corpaccione del partito democratico né a portare via voti (ad oggi i sondaggi si attestano sugli storici livelli delle liste di sinistra-sinistra) e mostra una intrinseca fragilità interna esposta al rischio delle tendenze centrifughe già ora evidenti e pronte ad esplodere nell’immediato dopo elezioni. Con alcuni, come Fassina, attratti dall'area Eurostop di Cremaschi (Potere al Popolo), altri che ammiccheranno ai Cinquestelle, altri ancora che tenteranno un rientro - purché non umiliante - nel PD.

Tantomeno sarà utile a modificare gli assetti di governo l’ennesimo partitino di sinistra-sinistra, Potere al Popolo - ultimo nato di una serie di microscissioni dell'atomo marxista-leninista - capace di qualche idea aggregatrice fra centri sociali e movimenti antagonisti - ma nessuna capacità di compromessi politici - e di programmi che chiunque sottoscriverebbe a occhi chiusi se solo avessero la minima possibilità di concretizzarsi, la lista è molto appesantita da una zavorra vetero-sessantottina dalle impresentabili simpatie financo staliniste (!); ha forse qualche prospettiva di crescita futura, ammesso che regga alla distanza, ma resta sostanzialmente ridotta nell'irrilevanza politica nell'immediato. Si spera che superino anche loro la soglia fatidica del 3% se non altro perché quei voti non vadano a favorire la spartizione dei seggi anche a destra.

La quale destra non è la solita combriccola di sempre, ma un assembramento di robusta e molto aggressiva (fino agli spari di Macerata) schiera di reazionari suprematisti xenofobi, ideologicamente ferrati, internazionalmente connessi, dal forte substrato religioso ultratradizionalista. Una destra che occhieggia alla Alt-rght americana e si ispira a Viktor Orbàn, l’uomo forte di Budapest pronto a fermare i migranti costi quel che costi, che vuole abolire l'aborto, che ha promosso una nuova Costituzione fondata su principi e tradizioni cristiane, la famiglia naturale, la sovranità nazionale...

Un altro ipernazionalista, Erdogan, sta mostrando al mondo che cosa succede a distrarsi su questi temi. Oggi la situazione politica internazionale è cambiata ed è molto più pericolosa dell'equilibrio fra le due superpotenze di una volta. Se si indeboliscono le forze europeiste si finisce in mano a gente che non sa nemmeno cosa sia la democrazia, non la socialdemocrazia e figuriamoci il socialismo.

Un voto europeista significa anche la salvaguardia del continente dal ritorno dei nazionalismi più pericolosi.

C’è infine, ma non meno importante, una conclusione che ritengo indispensabile attorno alle previsioni di voto.

Se, come molti analisti sostengono, la legge elettorale nella sua inconcepibile e grottesca formulazione, serve solo a non decidere chi governerà il paese, è pensabile che governerà un signore, tecnico o politico che sia, incaricato dal Presidente di cercare e ottenere la fiducia in Parlamento. E l’unica chance di avere un governo sembra ad oggi la grossa coalizione alla tedesca con PD e Forza Italia (nei sondaggi: attorno al 24 l’uno e al 16 l’altro). Una proposta che taglia fuori sia i fuorusciti di LeU che, sul fronte opposto, la Lega sovranista e xenofoba e l'estrema destra di una Meloni appena reciclatasi in fan di Orbàn (pure lei).

In un caso del genere la voce non omologabile di una pattuglia radicale può tenere in vita quantomeno i diritti civili. Il che non è poca cosa, visto che si troverà a fronteggiare una presumibile liaison “etica” Lorenzin-Roccella che non promette niente di buono. E potrà salvaguardare i diritti dei migranti se - anche questo è ipotizzabile - si fonderanno le istanze securitarie dei due partiti maggiori.

Se la leadership renziana dovesse uscire erosa dalle elezioni (anche grazie al contributo di +Europa) o Renzi passasse la mano a Gentiloni (che ha avuto l’endorsement di molti padri nobili del PD come anche quello di Emma Bonino) non è escluso che alcune componenti di LeU possano rientrare nell’area di governo andando a rinforzare la componente di sinistra della coalizione di centrosinistra senza confliggere con i radicali (si ricorda l'appoggio aperto di Bersani a Bonino alle elezioni regionali del Lazio poi vinte per un soffio di voti da Polverini). Piccolo cabotaggio, se vogliamo, ma questo passa oggi il convento. I massimalismi politici sono merce d'antàn.

Nel caso invece di vittoria piena e di una per quanto improbabile (ma molto temibile) tenuta di un eventuale governo di destra-destra sovranista ovviamente i problemi saranno diversi, ma è indubbio che la presenza di parlamentari antirazzisti, antifascisti e fortemente europeisti sarà tutt’altro che inutile.

Resta l’accusa di liberismo economico da parte dei detrattori più accesi: quelli che, con qualche ragione, vorrebbero abrogare tutte le leggi varate dal governo in questi anni (ma non si capisce bene come ne coprirebbero i costi). Alcune sembrano del tutto fuori portata come l’abrogazione della legge Fornero (Carlo Cottarelli, molto lucidamente ha dichiarato: «cancellare la riforma Fornero vale 20 punti di Pil»); su altre qualche accordo sarebbe probabilmente possibile in una logica, tuttavia, sempre europeista. Cioè anche con lo sguardo puntuto dell'Europa sui nostri conti (a meno che l'intento non sia, per caso, proporre surretiziamente un ritorno al sovranismo monetario - la vera sciagura prospettata con agghiacciante fatuità sia dall'estrema destra che dall'estrema sinistra - o un aumento a dismisura del debito pubblico che, prima o poi, qualcuno vorrà riscuotere).

Più chiare di tante critiche, spesso astiose e per ciò non sempre lucide, sembrano essere le parole della stessa Emma Bonino:

«Ricapitoliamo. Noi proponiamo agli italiani una ricetta chiara e responsabile: una prima parte di legislatura in cui il livello di spesa resta quello del 2017, rimodulato al suo interno in favore degli investimenti e dei servizi alla persona, ma senza aumenti complessivi, in modo da beneficiare della crescita economica e ridurre davvero il debito (la vera priorità immediata).

Da metà legislatura, una seconda fase in cui ridurre significativamente le tasse sul lavoro, con una semplificazione delle aliquote e degli adempimenti. Se per finanziare la riduzione delle tasse su lavoro e imprese dovesse essere necessario anche - non è detto, se si mantiene la spesa costante e si confermano tassi di crescita importanti - considerare un parziale ritorno alle imposte sulla prima casa per i redditi più alti, siamo pronti a farlo. Come dimostrano le analisi di Cottarelli, promettiamo cose positive e fattibili. E le tasse le ridurremo, davvero e in modo duraturo: intervenendo sulla spesa. Fine della polemica».

Poco tatcheriana direi, nonostante questa sia la definizione a lei riservata.

Quindi laicità, difesa dei diritti civili, dei diritti umani dei migranti, antifascismo, antirazzismo; un contributo fattivo ad arginare le tendenze eurodistruttive e la destra xenofoba, onestà amministrativa già provata alla Regione Lazio quando due soli consiglieri radicali misero a nudo il pasticciaccio brutto dei fondi suddivisi aumm aumm fra tutti - dicasi tutti - i gruppi parlamentari. E infine capacità di sottrarre realmente voti al renzismo per aprire un percorso politico tutto da vedere, si spera meno assolutista e divisivo di quello impostato dall'uomo di Rignano.

Vista l'offerta politica sul piatto, è difficile trovare di meglio di questi tempi. Poi si vedrà, con la nostra capacità critica sempre sul chi vive. Intanto però fate i vostri conti.

 

P.s. Ogni assenza di riferimento ai Cinquestelle è voluta.

 

 



2 réactions


  • pv21 (---.---.---.107) 3 marzo 2018 19:45

    Retrò >

    Alquanto opinabile è la “certezza” con cui si traccia la inaffidabilità e futura inconsistenza dei partiti minori a sinistra del PD.

    Di un partito il cui leader carismatico resterà comunque segretario fino al 2021.

    O magari, in caso di sconfitta (tra 10 e 15%), si porterà via i cocci neo-democristiani più che buoni per una alleanza di governo di scopo.


    Allora. Tanto vale puntare da subito su chi ancora si batte per certi genuini valori.

    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore e limiti …


  • Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola (---.---.---.130) 3 marzo 2018 21:12

    Nessuna certezza. Impossibile averne ad oggi. Solo opinioni. Saluti.


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