sabato 5 gennaio 2013 - Piero Tucceri

Eidesi e morfogenesi

Le conoscenze derivate dallo studio delle scienze psichiche e della fisica subatomica hanno considerevolmente mutato il concetto di forma, risaltando la ricorrente corrispondenza fra la morfologia naturale e quella artistica e culturale, le quali presentano caratteristiche comuni in ossequio alle medesime leggi evolutive. Pertanto, il concetto di forma non si propone più in chiave dicotomica, compendiantesi nella distinzione del bello dal brutto, ma mira a riaffermare il più profondo significato del termine greco “aisthesis”, come percezione sublime, attuando di conseguenza la più armoniosa crasi fra la metodologica osservazione scientifica e la vena creatrice e fantastica dell'artista.

Così, lo studio della forma concerne tanto l'aspetto morfologico, quanto e soprattutto l'intuizione inerente l'armonia ricorrente fra l'azione e l'immagine, relativamente al processo morfogenetico e quindi al divenire.

Dal punto di vista filosofico, la morfogenesi implica il dispiegamento della totipotenza del non-essere verso la forma dell'essere; come conseguenza, la forma viene ad assumere una suggestiva valenza apprezzabile sul piano esistenziale attraverso il simbolo della profonda spinta archetipica manifestantesi mediante modelli ultrasensibili presenti in natura e perciò anche nella nostra interiorità. Si tratta di fenomenologie non estrapolabili dalla natura umana, la quale si propone come la più evoluta delle forme, racchiudendo in sé l'armonia dell'ineluttabile ordine che governa il divenire dell'universo.

Anche dal punto di vista simbolico, l'aspetto umano può essere interpretato come la più evoluta manifestazione della coscienza cosmica, richiamando il processo filogenetico e concretizzandosi nel divenire del fenomeno vita, il quale, considerato lungo l'asse temporale, ricapitola l'ontogenesi attraverso il passaggio dalla totipotenza dell'archetipo generatore alla eterogeneità fenomenica inerente suggestive vocazioni fisiologiche sistematizzantesi nelle eterogenee linee filogenetiche. Sono funzioni relative ad autentiche espressioni simboliche archetipiche presenti negli organismi viventi sotto forma di organi e apparati, i quali, come ricorda l'embriologia, fanno in modo che l'ontogenesi ricapitoli la filogenesi.

Questa sorta di gerarchia morfogenetica incontra il suo analogo nella scala gerarchica della coscienza: non a caso, infatti, ogni manifestazione ontogenetica assume sul piano temporale un determinato livello di coscienza, sedimentatosi durante il divenire filogenetico, il cui fine è quello di integrare tale spinta, arricchendola con le esperienze soggettive offerte dalla vita.

La conseguenza di questo dinamico divenire morfologico si coglie nella sistematica armonizzazione delle esperienze capace di far evolvere la coscienza dal modello più primitivo a quello contingentemente meglio integrato. Nel regno minerale, la coscienza embrionaria si coniuga con il suo corrispettivo nella valenza chimica degli elementi. Le molecole più complesse lo fanno invece nei legami di carica elettrica, capaci di orientare verso forme sempre più differenziate. Nel regno vegetale, lo stesso meccanismo consente la selettiva organizzazione delle forme, fino a specializzarle nella comparsa del seme e del frutto. Nel regno animale, l'esperienza innata, sedimentata nel codice genetico, guida l'organizzazione gerarchica e funzionale degli organi e apparati per poter procedere alla progressiva specializzazione delle forme.

Considerato in questa ottica, l'organismo animale, e quello umano in particolare, si offre come una pianta provvista di movimento, i cui organi e apparati esprimono le fasi evolutive di specifiche attitudini filogenetiche. Così che, la foglia della pianta venga a proporsi come il polmone dell'animale, il fiore ne diventi l'apparato riproduttivo, la radice ne sia l'intestino, e così via.

Nel prosieguo dell'iter evolutivo, la forma animale realizza una autentica centralizzazione degli impulsi attraverso il midollo spinale e il cervello, nell'intento di poter esprimere la facoltà mnemonica e di indirizzare consapevolmente gli istinti. Nei mammiferi superiori, e nell'uomo elettivamente, a questo si aggiunge la pulsione emozionale, capace di consentire la rappresentazione psichica degli istinti.

In un mondo dominato dalle pulsioni, si producono immagini psichiche create continuamente grazie al reclutamento dell'energia istintuale sottratta all'automatismo delle pulsioni corporee e alla possibilità di dilazionare temporalmente la scarica energetica.

Si rende così evidente la rispondenza ricorrente fra le forme psichiche e quelle corporee, le quali, nella rispettiva dinamicità, si incontrano nel simbolo che viene di conseguenza a proporsi come la sola manifestazione energetica e semantica in grado di trasmettere compiutamente il codice relativo alle informazioni somatiche e psichiche. Ne consegue che qualsiasi strutturazione morfogenetica rimandi alla necessità di individuarne il relativo stato di coscienza. Così che la forma non venga più a proporsi soltanto come un semplice impulso, ma faccia in modo che esso possa concretizzarsi in una determinata forma condensantesi in virtù dell'inerzia del mezzo con il quale interagisca. La risultante di questa dinamica interazione tra gli impulsi e le resistenze offerte dal mezzo, assume toni formali in funzione della prevalenza degli uni o delle altre.

Relativamente alla valenza ontologica attribuibile alla forma umana, bisogna tener conto che nel corso della filogenesi la comparsa delle singole specie viventi possa essere interpretata come una sorta di arresto del processo di espansione della coscienza cosmica prodotta dall'inerzia offerta dallo spazio e dal tempo contingenti coagulati nelle diverse forme come stati di coscienza individualizzati. Il che vuol dire riuscire a interpretare il linguaggio attraverso il quale il Sé si propone nell'ambito individuale e nell'immenso spazio temporale.

Lo studio delle forme che assume la coscienza evolutiva esprime il varco metaforico che la mente è chiamata a oltrepassare per poter acquisire la consapevolezza nel contesto di un divenire costellato di simboli e di archetipi rendentisi sempre più accessibili a mano a mano che se ne colga il valore assoluto.

La coscienza umana, assimilando i momenti simbolici relativi a ciascuna pregressa esperienza, dovrebbe riuscire a consentire l'attuazione di quella profonda metamorfosi capace di anteporre l'intelletto alla ragione e la qualità alla quantità. L'esito di questo processo si coglierebbe allora nella suprema integrazione della coscienza nella sua individualità assoluta in modo da addivenire alla completa liberazione dall'ansia di doversi cristallizzare in specifiche forme, dal momento che la condizione di neutralità così raggiunta possa travalicare la necessità del vuoto apparire.



9 réactions


  • (---.---.---.94) 5 gennaio 2013 12:02

    Complimenti al pusher!


    • (---.---.---.198) 6 gennaio 2013 10:57

      Stamo messi male ragazzi....’gnorantia imperat


  • (---.---.---.116) 5 gennaio 2013 15:39

    Perché non esprime in lingua italiana il significato del termine "pusher"?


  • (---.---.---.221) 6 gennaio 2013 19:11

    Bravo, 198! Ha ragione! Sarebbe ora che gli ignoranti come lei cominciassero ad avere consapevolezza dei propri limiti!


  • (---.---.---.221) 6 gennaio 2013 19:37

    Per 198. Un tale verso il quale la tua ignoranza non approda, scrisse "L’elogio della pazzia". Tu potresti scrivere, qualora ne avessi la possibilità, "L’elogio dell’ignoranza".


  • (---.---.---.144) 7 gennaio 2013 20:56

    Gentile Dr. Tucceri, ho la vaga impressione di conoscerla. smiley Articolo molto interessante, grazie. Ci sono arrivato per via di un alert automatico di google che mi segnala tutte le news di "morfogenesi". Buon Anno!


  • Piero Tucceri (---.---.---.146) 7 gennaio 2013 22:25

    Gentile sig. 144, non so cosa dirle. Intanto, grazie per il complimento. Per il resto, non so: non dispongo di elementi tali da farmi dire di conoscerla o meno. Se fornisce qualche elemento in più....
    Buon anno pure a lei.


  • (---.---.---.239) 8 gennaio 2013 13:11

    Carissimo Dr. Tucceri, lei ha elementi sufficienti e bastanti, eccome!, per dire o forse gridare di conoscermi. Lei è una delle poche persone che hanno "intelletto" le mie esplorazioni scientifiche senza bisogno di alcun preambolo. In realtà non volevo risultare anonimo, il messaggio è partito spontaneo, e ho poi capito che su questo sito ci si può scrivere senza iscriversi, proprio come una vera piazza libera dell’antica Grecia.
    Caro Amico, quanti amici o conoscenti ha, che potrebbero mettere degli "alert" per le news della voce "morfogenesi". Dandoti del tu, Piero, credo che mi identificherai facilmente... Ancora complimenti: complimenti che restituisco per tutti quelli che hai fatto a me a suo tempo!


  • Piero Tucceri (---.---.---.107) 8 gennaio 2013 15:51

    Carissimo anonimo, non riesco proprio a capire come faccia a conoscermi personalmente. Perché resta nell’anonimato? Non so cosa io abbia fatto a lei " a suo tempo".
    La saluto cordialmente.


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