mercoledì 8 febbraio 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Egitto, nuovo rinvio del processo al foto-giornalista Shawkan ma sarà visitato per un possibile rilascio

Ieri mattina il processo nei confronti di Mahmoud Abu Zeid, detto Shawkah, 29 anni, è stato nuovamente rinviato al 25 febbraio ma finalmente è stato deciso di prendere in considerazione le sue condizioni di salute in vista di un possibile rilascio.

Shawkan è stato arrestato il 14 agosto 2013 mentre stava scattando fotografie per conto dell’agenzia Demotix in uno dei giorni più bui della storia recente dell’Egitto.

Quel giorno, le forze di sicurezza dispersero con estrema violenza un sit-in della Fratellanza musulmana in piazza Rabaa al-Adaweya, uccidendo oltre 600 persone.

Shawkan, in carcere ormai da tre anni e mezzo e del quale hanno chiesto la liberazione anche i genitori di Giulio Regeni, rischia una condanna all’ergastolo per questo lungo elenco di pretestuose accuse: “adesione a un’organizzazione criminale”, “omicidio”, “tentato omicidio”, “partecipazione a un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane”, “ostacolo ai servizi pubblici”, “tentativo di rovesciare il governo attraverso l’uso della forza e della violenza, l’esibizione della forza e la minaccia della violenza”, “resistenza a pubblico ufficiale”, “ostacolo all’applicazione della legge” e “disturbo alla quiete pubblica”.

Il suo unico “reato” è aver fotografato il primo sanguinoso atto di repressione dopo il colpo di stato di Abdel Fattah al-Sisi.

Di rinvio in rinvio, la detenzione preventiva di Shawkan ha superato ampiamente il massimo di due anni consentito dalla legge egiziana.

Le sue condizioni fisiche non sono buone e nelle fotografie scattate nel corso delle ultime udienze è apparso emaciato e affaticato. In carcere ha contratto l’epatite C e per almeno 20 volte la richiesta di scarcerazione è stata respinta. Speriamo che adesso almeno i suoi problemi di salute siano presi sul serio. In attesa che lo sia la sua innocenza.




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