martedì 19 febbraio 2019 - Marco Barone

Egitto: "In atto un secondo colpo di stato". Ennesima denuncia. Ma in Italia se ne sono accorti?

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 La firma è del dott. Khalil al-Anani. Professore associato presso l'Istituto di studi universitari di Doha. In precedenza ha insegnato alla Johns Hopkins University, alla Georgetown University, alla George Washington University,alla George Mason University e alla Durham University. Sono stati diversi i media internazionali, vedi in America, vedi in Inghilterra,che hanno acceso il lampeggiante su quanto accaduto in Egitto.Ma In Italia, qualcuno della grande stampa,se ne è accorto di quello che sta succedendo?
 
Egitto,che,come già segnalato, vive il suo anno d'oro.Tra legittimazioni europee, vedi il summit di Monaco sulla sicurezza, vedi il primo vertice della storia arabo-europeo che si terrà proprio in Egitto, legittimazioni africane, vedi la guida dell'Unione Africana, e internazionali, vedi i rapporti stringenti con gli USA, Francia e Germania nonchè Italia, che comunque in questo periodo ha un basso profilo.In Egitto dopo il colpo di stato del luglio del 2013, sostenuto dalle democrazie occidentali, quelle democrazie che ora vogliono il "golpe democratico" in Venezuela, che ha portato al potere Al Sisi per quella che è stata definita come una delle dittature peggiori degli ultimi decenni nel mondo, si sta realizzando un secondo colpo di stato.
 
Attraverso la politica. Attraverso la distruzione della Costituzione.Come osserva Khalil al-Anani "stiamo chiaramente affrontando un secondo colpo di stato con queste modifiche alla costituzione, messe in scena dagli stessi funzionari che sono responsabili della protezione dei principi di base del governo in Egitto. (...) Gli emendamenti proposti sono una palese violazione della Costituzione del 2014 approvata a larga maggioranza. A quel tempo, il documento era stato descritto come la più grande costituzione della storia egiziana e ricevette sostegno e lode da tutte le forze politiche che contribuirono al colpo di stato contro la democrazia nel luglio 2013."Emendamenti, già in parte approvati, e che rischiano di avere l'approvazione definitiva, entro maggio 2019, riconoscono non solo la possibilità, di avere Al Sisi fino al 2034 alla guida dell'Egitto, ma consentono all'esercito di avere poteri enormi.Il Presidente avrà "nella sua veste di rappresentante dell'autorità esecutiva, un ampio controllo sul potere giudiziario.
 
"Se già è difficilissimo ora riuscire ad ottenere la verità per Giulio Regeni, figuriamoci con una situazione del genere.E l'esercito avrà poteri governativi. Se già l'Egitto, che ha uno degli eserciti più potenti al mondo, ed il più potente d'Africa, si trova nella situazione ben nota, figuriamoci con l'affermazione di questi poteri.Il professore evidenzia, anche, che "Al-Sisi sta revocando i suoi giuramenti, promesse e dichiarazioni in cui ha detto che non avrebbe fatto emendamenti costituzionali e che non avrebbe cambiato le questioni riguardanti l'elezione del presidente. In diverse occasioni ha anche insistito sul fatto che non sarebbe rimasto in carica dopo la fine del suo mandato".Ciò a significare l'attendibilità di questo personaggio, negazionista, verso le violazioni dei diritti umani che accadono nell'Egitto, il cui popolo è succube di questa dittatura e meriterebbe, democrazia e diritti e libertà come in qualsiasi Paese civile e degno di essere definito come tale.
Ad oggi, l'Egitto, non lo è. 

mb
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