martedì 3 luglio 2018 - Riccardo Noury - Amnesty International

Egitto | Ancora leggi per colpire la libertà d’espressione online

 

In un paese, l’Egitto, tra i più oppressivi nei confronti della libertà di stampa, come illustra tra le altre la vicenda del fotogiornalista Shawkan, il parlamento si appresta ad approvare una raffica di leggi che porrebbero ancora di più sotto lo stretto controllo delle autorità l’attività editoriale online.

Un’ulteriore legge sui crimini informatici è dal 5 giugno all’esame del presidente al-Sisi, che potrebbe firmarla da un momento all’altro.

Questa legge consentirebbe alla magistratura e alla polizia di controllare e bloccare siti per reati definiti in modo del tutto vago, come ad esempio la pubblicazione di contenuti che potrebbero incitare a commettere reati o danneggiare la sicurezza nazionale.

Le autorità egiziane sostengono che “c’è bisogno di organizzare le piattaforme digitali che pubblicano notizie”. In realtà, se venissero approvate, le leggi all’esame del parlamento non farebbero altro che incrementare i già ampi poteri di controllo, censura e blocco nei confronti dei social media e dei blog e criminalizzerebbero contenuti genericamente definiti contrari alle norme politiche, sociali o religiose.

Nel corso dell’ultimo anno le autorità egiziane hanno bloccato oltre 500 siti, tra cui portali indipendenti di notizie e pagine di organizzazioni per i diritti umani. Lo hanno fatto senza una base giuridica, sostenendo che stavano pubblicando “informazioni false” o “dannose per la sicurezza nazionale”. Le leggi sistemerebbero il problema, legalizzando la censura di massa.

In base alle nuove leggi, un organismo istituito nel 2017 – il Consiglio supremo dei media, che già si è fatto notare per aver sollecitato provvedimenti disciplinari nei confronti di giornalisti autori di articoli “scomodi” – potrebbe bloccare siti e promuovere indagini contro piattaforme e singoli utenti per reati formulati in modo del tutto vago come “istigazione a violare le leggi” e “diffamazione contro singole persone ed esponenti religiosi”.

Inoltre, i portali di notizie non potrebbero creare applicazioni per smartphone senza un permesso speciale del Consiglio supremo, sarebbero autorizzati a vendere spazi pubblicitari solo se registrati presso il il medesimo organismo e potrebbero aprire un canale video solo se dimostrassero di essere in possesso di un capitale di due milioni e mezzo di sterline egiziane.




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