mercoledì 5 ottobre 2011 - Rudy Bandiera

E se Wikipedia chiudesse veramente?

Per chi non sapesse come funziona Wikipedia lo spiego molto brevemente: in pratica il Wiki è un software, un bacino ad uso "orizzontale" in cui tutti possono inserire informazioni o modificare quelle esistenti. Semplicissimo: io inserisco una voce, un altro la modifica rendendola più veritiera e neutrale, un altro ancora apporta qualche limatura e così via fino ad arrivare ad avere delle informazioni "vere" ed in equilibrio tra le parti.

Come vedete è un progetto fatto dalla gente per la gente e state certi che le voci di Wikipedia che contengono delle informazioni "stabilizzate", ovvero vagliate e modificate, sono informazioni che rappresentano la verità (nel 99% dei casi).

Ora a causa dello sciagurato DDL "ammazza blog" che il Governo vuole portare avanti insieme ai paletti per le intercettazioni, esiste l’opportunità che tutti possano chiedere a chiunque una rettifica su quanto scritto, non in base ad una motivazione oggettivamente valida ma in base alla percezione che si ha nei confronti della notizia stessa: se mi sento offeso chiedo a prescindere la rettifica e se non viene fatta entro 48 ore il proprietario del blog/sito sarà nei guai. E in quel caso posso denunciarlo per mancata rettifica.

Ovviamente appare chiaro che una simile legge manderebbe in pappa tutto il sistema Wikipedia e blogger: basterebbe che Dell’Utri dichiarasse di sentirsi offeso nel leggere che è stato considerato un pregiudicato per aver obbligato Wikipedia a rettificare una informazione vera. Siamo al manicomio.

Wikipedia, quindi, avendo preso atto di questo delirante disegno di legge, avvisa tutti (nella sua homepage) che questo cambiamento metterebbe in crisi non solo Wikipedia stessa ma tutto il sistema informativo italiano:

"Tale proposta di riforma legislativa (…) prevede l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa ad un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti (…) Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste alla salvaguardia della reputazione, dell’onore e dell’immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione".

La scorsa settiana, in una intervista radiofonica al GR1 ho cercato di spiegare in poche parole (minuto 13), perché è considerato folle il fatto che si voglia mettere in pratica questa norma che ucciderà l’informazione dal basso.

Come è scritto sulla pagina di Wikipedia: “In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per non avere problemi"

Vogliamo davvero questo o è arrivato il momento di agire?



10 réactions


  • Giorgio Brunelli giorgio bruneli (---.---.---.169) 5 ottobre 2011 11:27

    Ben redatto l’articolo di Rudy. Ebbene sì, è decisamente arrivato il momento di agire consistentemente. Basta con le parole puramente rimostranti.


  • (---.---.---.221) 5 ottobre 2011 13:15

    io non ce la faccio più ,ma veramente ,mi sono strarotto le palle ..... non si puòcontinuare così .


  • (---.---.---.34) 5 ottobre 2011 13:31

    Wikipedia veritiera al 99%??
    A quando un articolo sulla fata turchina?


    • Enzo Santambrogio Enzo Santambrogio (---.---.---.69) 5 ottobre 2011 23:51

      be non so dove tu prendi le tue informazioni quando le cerchi, ma io quando cerco qualche cosa anche di tecnico la trovo li ed è esatto !
      poi se tu hai altre fonti sarebbe gradito che le comunicassi anche a noi !


    • (---.---.---.11) 6 ottobre 2011 16:52

      quindi tu che hai risposto non hai altre fonti che wikipedia, e sfidi il poveretto a citarti qualcosa? andiamo bene...


    • (---.---.---.129) 10 ottobre 2011 12:27

      sei per caso silvietto... il poveretto XD


  • (---.---.---.144) 5 ottobre 2011 18:17

    68ino. Berlusconi La Russa Gasparri e altri come l’oro, non sono migliori dei generali golppisti cileni dei peggiori dittatori comunisti. Non possiamo certo sperare che questi quaquaraqua da strpazzo ci possano insegnare ci possano insegnare la democrazia.


  • (---.---.---.170) 5 ottobre 2011 18:40

    si è arrivato il momento di agire!


  • Sandro kensan Sandro kensan (---.---.---.198) 5 ottobre 2011 20:25

    Basterebbe che chi si trova di fronte la pagina di spiegazioni di WP decidesse che esiste un problema di libertà in Italia e ne seguisse le conseguenze non votando la prossima volta quelli che intendono chiudere WP.

    Poi ci sono quelli che non sanno nemmeno cos’è WP ma non sono tanti.


  • pv21 (---.---.---.43) 9 ottobre 2011 12:10

    Privilegi >

    Come impostato il dl intercettazioni si pone a difesa di precipui interessi di parte. La categoria dei Vip, dei ricchi e dei potenti.

    E’ risaputo che il fattore tempo incide sostanzialmente sulla “rilevanza” o meno di una notizia.
    Non consentire la “tempestiva” pubblicazione anche solo della sintesi di intercettazioni effettuate a norma di legge è un modo “sofisticato” di depotenziare, se non annullare, il loro intrinseco livello di impatto.
    Ben diversa è infatti la “reazione” innescata dalla conoscenza di fatti ed opinioni ancora “pendenti” piuttosto che ormai temporalmente “remoti”.
    Inoltre ritardare la divulgazione di una notizia consente agli interessati di attivare, in anticipo, tutte le opportune “contromisure” atte a bilanciare o neutralizzare gli effetti “indesiderati” conseguenti alla prevista pubblicazione.

    Tutti aspetti riguardanti solo dei soggetti particolarmente “esposti” a problemi di immagine e di consenso.
    Soggetti per i quali la rivendicazione del “comune” diritto alla privacy suona come un controsenso dai connotati tipici di un Dossier Arroganza


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