giovedì 20 ottobre 2022 - Marco Barone

Durante la marcia su Roma a Trieste e nella Venezia Giulia i fascisti occuparono i palazzi del potere

Nelle stesse ore in cui migliaia di squadristi si recavano a Roma, in quel 28 ottobre del 1922, a Trieste e Monfalcone, si iniziava ad assaporare quello che sarebbe accaduto da lì a poco in tutta Italia.

 La presa del potere dei fascisti con la complicità e la resa incondizionata delle Istituzioni, a partire da chi avrebbe dovuto garantire la tenuta dell'ordine pubblico. Emblematica è la presa della prefettura di Trieste, capeggiata dallo squadrista Giunta, noto per aver guidato l'assalto al Narodni dom di Trieste ed essere un legionario accanito, tanto che fu lui a Ronchi ad inaugurare e porre con le sue stesse mani il mese prima della marcia su Roma la targa nella casa di via Trieste, oggi via D'Annunzio, dove pernottò per qualche ora il poeta prima di andare ad occupare Fiume. Si racconta, che in quel 28 ottobre 1922, già dalla mattinata vennero prese di mira diverse edicole di Trieste ed i fascisti bruciarono copie del Lavoratore e dell'Edinost. Gli operai del porto abbandonarono il posto di lavoro per unirsi insieme ai fascisti arrivati dall'Istria per marciare per Trieste. Giunta, dopo aver passato in rassegna 2000 fascisti, partendo nei pressi di via Dante, come racconta in modo tutt'altro che critico il Piccolo di allora, allineato al regime, come la quasi totalità dei quotidiani in Italia, decisero di dirigersi verso la prefettura. Venne occupata dalle squadre fasciste di Trieste e di Pirano. Alle 11.30 sui muri della città vennero affissi dei manifesti dove si poteva leggere che il generale Sanna avrebbe assunto il potere per la tutela dell'ordine pubblico in tutta la Venezia Giulia. Nelle stesse ore, un fatto simile e non casuale, che anticipava la presa del potere a Roma, accadde a Monfalcone. Municipio, ufficio postale e sottoprefettura vennero presi d'assalto dai fascisti locali. Imbandierando tutta la città. Insomma, nessuna ostilità da parte di chi doveva controllare l'ordine pubblico, non venne impedita l'occupazione dei palazzi istituzionali da parte di un manipolo di fascisti. Situazioni simili accaddero a Udine, Gorizia, ed in altre realtà della Venezia Giulia. Per capire lo stato delle cose, è interessante una disposizione del comando fascista con il quale si ordinava una vera e propria informativa su come si fossero comportati i funzionari civili e militari nei confronti dei fascisti durante le azioni di occupazione, informazioni che sarebbero servite al governo fascista che si era appena insediato per valutare eventuali misure da adottare. Questa disposizione era firmata da Giurati e lasciava ben intendere il clima di ritorsione che ci sarebbe probabilmente azionato nei confronti di chi si sarebbe esposto in comportamenti di ostilità verso gli occupanti fascisti.

foto tratta dall'archivio storico del Piccolo, piazza Unità nel giorno della marcia su Roma




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