venerdì 1 dicembre 2023 - Natale Salvo

Donne: la violenza è mettere madri in galera!

«Chissà come si chiama questo bambino. O questa bambina. Sappiamo solo che oggi ha un’età di due giorni. Domani compirà il terzo giorno e probabilmente sarà dimesso, o dimessa, dall’ospedale Pertini, a Roma. Però non verrà a prenderlo suo padre per accompagnarlo a casa con la mamma. Verranno dei carabinieri. Lo caricheranno su un furgone blu, con i finestrini protetti dalla grata di ferro, e lo porteranno, sempre insieme alla mamma, al carcere di Rebibbia ».

(Foto di Unsplash)

Leggere questo editoriale di Piero Sansonetti su L’Unità [1] è un pugno dello stomaco. Ma ci voleva, per risvegliarci, forse, dall’odiosa condizione – che siano pochi i casi poco importa – delle donne in gravidanza, dei neonati, delle madri in galera.

“Non una di Meno” accenna pure questo scandalo, quando scrive in merito alle violenze sulle donne ( non è violenza questa? ), per l’occasione del 25 novembre: « il nuovo pacchetto sicurezza introduce il carcere per le donne incinte con l’intento esplicito di colpire le donne rom » [2].

Si, donne rom.

Lo precisa pure Sansonetti nel suo editoriale: « Non so nulla della madre di questo bambino, o bambina. Eppure qualcosa mi dice che senza grandi rischi potrei scommettere sulla sua origine. Sono quasi certo che è una donna rom. Quelle che plebescamente vengono chiamate zingare, con disprezzo, con ripulsa », scrive.

E scrive di questo razzismo di serie B che tanto esiste in Italia, quello contro i Rom e i Sinti, quelli “tutti” sporchi, ignoranti, violenti, ladri. Di serie B perché una forma di razzismo che non viene contrastata come, ad esempio, avviene in Spagna.

Racconta ancora Sansonetti sull’Unità, come lo stato « l’ha sbattuta in carcere quando era incinta e l’ha lasciata lì. Fino al nono mese. Stavolta i medici del Pertini sono riusciti a portarsela via e a ricoverarla in tempo. Recentemente a un’altra donna incinta successe che non fu autorizzata a trasferirsi in ospedale, e lei partorì in cella, aiutata e assistita dalle compagne. Stavolta è andata bene. Quindi nessuno scandalo. Niente da eccepire ».

Poco sposta che la donna non si stata condannata, ma sia in carcerazione preventiva.

Ho il voltastomaco, non accetto questa situazione: una palese violazione del diritto alla salute, anche psichica, della madre e del bambino. Un grande segnale di disumanità.

Non accetto soprattutto che – a parte i populisti fascisti che sostengono questa iniziativa – anche coloro che si dichiarano “democratici” ( il PD insomma ), incluso la loro segretaria Elly Schlein, a questo scandalo, a quello delle madri in galera, non dedicano neanche un tweet.

Fonti e Note:

[1] L’Unità, 24 novembre 2023, Piero Sansonetti, “Diventa madre e viene sbattuta in cella col neonato, ma non è Giorgia…”.

[2] Non una di meno, 25 novembre 2023, “Transfemministə ingovernabili contro la violenza patriarcale”.



1 réactions


  • Gregorio Scribano Gregorio Scribano (---.---.---.176) 7 dicembre 2023 14:49

    La prevenzione e la riduzione dei femminicidi e degli atti di violenza contro le donne richiedono un impegno multisettoriale e una combinazione di azioni a livello individuale, comunitario, istituzionale e legislativo. È importante notare che la lotta contro la violenza di genere richiede un impegno costante e coordinato da parte di governi, organizzazioni della società civile, istituzioni educative e individui.

    Ecco alcune strategie che possono contribuire a fermare la violenza contro le donne:

    1. Sensibilizzazione e educazione: Promuovere la consapevolezza sui problemi legati alla violenza di genere attraverso campagne educative nelle scuole, nei luoghi di lavoro e attraverso i media può contribuire a cambiare atteggiamenti culturali.

    2. Formazione professionale: Fornire formazione ai professionisti del settore della salute, della giustizia, dell’educazione e delle forze dell’ordine per garantire che siano in grado di riconoscere segni di violenza e rispondere in modo appropriato.

    3. Leggi e normative: Implementare e rafforzare leggi contro la violenza domestica e di genere. Le leggi devono essere chiare, rigorosamente applicate e devono garantire che le vittime siano protette e che gli autori siano puniti.

    4. Sostegno alle vittime: Creare e rafforzare servizi di supporto alle vittime, tra cui rifugi, linee telefoniche di emergenza e servizi di consulenza. È importante garantire che le vittime abbiano accesso a risorse e supporto psicologico.

    5. Promozione dell’uguaglianza di genere: Lavorare per ridurre le disuguaglianze di genere in ambito economico, sociale e politico. La promozione dell’uguaglianza di genere contribuisce a creare una società più equa e a ridurre gli atteggiamenti discriminatori.

    6. Coinvolgimento degli uomini: Coinvolgere gli uomini e i ragazzi nella lotta contro la violenza di genere è essenziale. Programmi educativi e di sensibilizzazione rivolti agli uomini possono contribuire a cambiare norme culturali e comportamenti.

    7. Monitoraggio e ricerca: Raccogliere dati accurati sulla violenza di genere e sui femminicidi è fondamentale per comprendere l’entità del problema e per sviluppare politiche e programmi mirati.

    8. Collaborazione internazionale: La violenza di genere è un problema globale, e la collaborazione internazionale può contribuire a condividere buone pratiche e affrontare il problema in modo più efficace.

    9. Media responsabile: I media possono svolgere un ruolo significativo nella formazione dell’opinione pubblica. Sostenere una rappresentazione responsabile e non stereotipata delle donne nei media può contribuire a cambiare le percezioni culturali.

    10. Cambiamenti culturali a lungo termine: Affrontare la radice della violenza di genere richiede cambiamenti culturali a lungo termine. Ciò può includere la promozione di valori di rispetto, equità e tolleranza sin dalla giovane età.


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