Diritti gay: Italia sempre più fanalino di coda
Che nel mondo occidentale l’Italia sia sempre più spesso vista come il fanalino di coda rischia di diventare un’ovvietà. In troppi però fanno esclusivo riferimento alla congiuntura economica. Invece è nel mondo dei diritti civili che lo spread nei confronti degli altri paesi si sta clamorosamente alzando. La giornata di ieri, da questo punto di vista, è stata addirittura paragdmatica.
Un giorno che gay, lesbiche e laici ricorderanno a lungo
Già nel corso della notte era giunta l’anticipazione che la Corte Costituzionale spagnola avrebbe confermato la legittimità del matrimonio omosessuale e dell’accesso all’adozione da parte di gay e lesbiche, provvedimenti voluti dal governo socialista di Zapatero.
In mattinata era poi arrivata la riconferma di un presidente Usa gay-friendly come Barack Obama, a cui ha fatto poi seguito anche la vittoria in quattro stati (Maryland, Washington, Minnesota e Maine) nei referendum per il riconoscimento dei matrimoni gay.
Da oltre un decennio gay e lesbiche d’Oltralpe hanno la possibilità di accedere ai Pacs
Ma non era ancora finita. Dalla Francia giungeva infatti la notizia che il governo socialista francese aveva approntato il disegno di legge per riconoscere a sua volta i matrimoni omosessuali. François Hollande ha dunque mantenuto la sua promessa elettorale: ma non dimentichiamo che da oltre un decennio gay e lesbiche d’Oltralpe hanno la possibilità di accedere ai Pacs. Una legge che fu voluta da un altro governo di sinistra, quello guidato da Lionel Jospin.
Di fronte a questo movimento ormai mondiale, il nostro paese è invece riuscito a emergere come un gigante liberticida. La giornata di ieri si è rivelata infatti una formidabile occasione per bocciare ancora una volta l’introduzione di una legge contro l’omofobia. La commissione giustizia della Camera ha nuovamente respinto il testo base che estende la protezione garantita dalla Legge Mancino anche all’omofobia e alla transfobia.
Invece, in Italia…
E dire che proprio il giorno prima si era consumato l’ennesimo attacco omofobo, stavolta a Firenze. Un branco ha aggredito due gay che si baciavano: bilancio, molti pugni e uno zigomo rotto. Ma cosa volete che importi di questa violenza ai parlamentari Pdl, Lega e Udc?
Siamo l’unico paese occidentale che non riconosce i diritti alle coppie gay e lesbiche. E con un parlamento che non si sogna nemmeno di discuterne. Siamo sempre più simili all’Europa orientale: ma anche lì vi sono paesi, come la Slovacchia, dove il parlamento arriva quantomeno a votare sulla possibilità di un riconoscimento. Da noi nemmeno questo. E nemmeno il minimo sindacale di una legge contro l’omofobia.
Le responsabilità della Chiesa cattolica
“È il Paese tutto che soffre l’inazione e la pavidità di questa classe politica ridotta a bande tribali”
Paolo Patanè, presidente di Arcigay, commentando quanto accaduto ieri, ha sostenuto che “queste importanti notizie allontanano l’Italia dall’Occidente e la avvicinano alle peggiori teocrazie: siamo ormai nel quarto mondo dei diritti civili e delle libertà”. Una frase da sottoscrivere. Così come è condivisibile l’affermazione che “è il Paese tutto che soffre l’inazione e la pavidità di questa classe politica ridotta a bande tribali”.
Non ce ne vogliano gli amici di Arcigay, ma c’è un punto su cui bisogna essere più espliciti. Se l’Italia somiglia sempre più a una teocrazia, è perché esiste una “naturale” mandante delle politiche di quelle “bande tribali” con cui è ampiamente collusa, e di cui è ampiamente beneficiaria: la Chiesa cattolica. Occorre sempre fare esplicitamente il nome, e ricordare le sue pesantissime responsabilità.
E’ quella stessa Chiesa che ha auspicato e sostenuto il ricorso alla Corte Costituzionale spagnola del Partito Popolare di Rajoy. La stessa Chiesa che ha sostenuto Romney e si è impegnata contro i referendum pro-gay. La stessa Chiesa che, in Francia, sta letteralmente demonizzando il riconoscimento dei matrimoni omosessuali, incitando i suoi fedeli a contestarlo in ogni modo, anche il più ridicolo.
Se dunque Arcigay può salutare le importantissime vittorie all’estero, è anche e soprattutto perché, all’estero, vi sono politici che alla Chiesa sanno dire “no”. Per ballare il tango bisogna essere in due. E i nostri tribalistas fanno a gara nel chiedere al vescovo di turno anche soltanto un giro di valzer.
Un problema politico tutto italiano
I rapporti tra Stato e Chiesa, dunque: ancora una volta, è questo il nodo gordiano da sciogliere. L'altro ieri, in commissione giustizia, la contrapposizione tra le forze politiche è stata netta: Pd e Idv a favore della legge, Pdl, Lega e Udc contro. Proprio quell’Udc con cui ampi pezzi del centrosinistra vorrebbero allearsi.
Per fare cosa, chiediamo noi? Per avere un’altra stagione di diritti civili insabbiati, di ennesimi mancati riconoscimenti, di deficit di libertà che sono ormai come l’universo: in indefinita espansione? No grazie. Non è questo per cui ci battiamo. Noi ci battiamo per un’Italia che si muove in una direzione diametralmente opposta. Cari candidati alle primarie, avete per caso qualcosa da dirci, in proposito?