Democrazia: la grande truffa
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La truffa della modernità porta il nome di democrazia. O meglio: ciò che si dovrebbe realmente intendere per democrazia non è quello che i partiti politici attuano all’ombra della sovranità popolare. L’essenza del regime democratico, a differenza di tutti gli altri, è infatti il potere che corre dal basso verso l’alto. La sovranità, in questo caso, è un potere detenuto dal popolo sul popolo, che dunque si troverà ad essere governato e governante al tempo stesso. In democrazia il soggetto è il popolo, il fine il mantenimento dello Stato e il mezzo che porta al fine è il potere.
Per meglio comprendere: in una autocrazia, invece, il potere corre dall’alto verso il basso: il soggetto è l’autocrate che prende singolarmente, ma per la collettività, le decisioni, il fine è il mantenimento dello Stato e il mezzo resta sempre il potere. Allora si dirà: ma è proprio questa la democrazia moderna, la sovranità ed il potere sono infatti del popolo. Sbagliato. Così è solo in apparenza. Anzitutto la sovranità non appartiene più al cittadino, perché è stata delegata ai suoi rappresentanti, i parlamentari. In una democrazia rappresentativa, infatti, attraverso il voto il cittadino non decide le questioni, ma decide chi deve decidere le questioni. È come se per il nostro benessere individuale noi delegassimo a terzi la possibilità di scegliere cosa è meglio per noi. In Italia, poi, nemmeno questo è possibile: con la legge elettorale attuale, il Porcellum di Calderoli, noi non votiamo il nostro rappresentante ma, in estrema sintesi, votiamo chi deve scegliere il nostro rappresentante. In pratica abbiamo tacitamente dato in mano la nostra sovranità ad un gruppo di oligarchie, i partiti, che hanno pieno potere decisionale su ciò che è meglio o peggio per noi. In seconda analisi la democrazia è un regime che, soltanto per il fatto di chiamarsi democrazia, appare agli occhi di tutti un sistema di governo onesto e pulito. Ma così non è.
Proprio perché fondamentale il consenso del popolo, in democrazia è necessario accaparrarsi più voti possibili. La corruzione e il clientelismo sono armi indispensabili: tu, ricco imprenditore, finanzi la mia campagna elettorale, io in cambio prometto benefici per la tua azienda; tu, politico, prometti a me un posto remunerato in un prestigioso consiglio d’amministrazione, e tu avrai da me denaro, tanto denaro. Ma anche la menzogna, il promettere senza mantenere, è un efficace sistema per arrivare al potere. Paradossalmente, poi, è più corrotto un sistema democratico che uno dittatoriale: mentre in dittatura il potere è di uno solo e non lo si spartisce con nessuno, dunque non è più di tanto necessaria la corruzione, in un regime democratico il potere è detenuto da molti, e per mantenerlo è necessaria la convivenza con altri poteri, che si mantengono attraverso favoritismi e corruttele: farsi la guerra, infatti, porterebbe all’autodistruzione. E come ci si può difendere, infine, da un regime statisticamente tra i più corrotti e menzogneri, e fondato sul potere oligarchico dei partiti? In democrazia non è cosa semplice. Perché mentre in una tirannia il cittadino riconosce il tiranno, e lo combatte con la rivolta, in una democrazia non esistono tiranni e proprio perché tale ci si crede comunque in un sistema legittimato. Anzi, si condanna ogni forma di ribellione proprio perché si è in democrazia, ed apparendo un dogma (anche se non lo è), non la si può toccare o sovvertire. Stiamo legittimando i partiti a fare gli interessi propri (in questi giorni la proposta di un deputato del Pd di aumentare i rimborsi elettorali: più soldi per loro, meno per noi), mentre facciamo la guerra tra di noi. Ecco come in epoca contemporanea il cittadino, tacitamente, lo prende in quel posto.