Decreto sviluppo “svuotato”, non ci sono soldi. Monti sul precipizio
Ancora rimandato l'esame in Consiglio dei ministri del decreto sviluppo. La Ragioneria generale dice che non ci sono le risorse. Le misure studiate da Corrado Passera rischiano di rimanere soltanto belle speranze, mentre il sisema economico potrebbe avvitarsi su se stesso e provocare una drammatica stagnazione.
L’immaginifico Giulio Tremonti lo chiamava “ticket” per la crescita: ma non riuscì ad emettere alcun biglietto. Il governo Monti, dopo aver capitozzato le pensioni da poco più di mille euro al mese, addebitando ai loro percettori la grave colpa di «aver vissuto sopra i nostri mezzi», mandando al macero gli esodati (che avevano accettato di lasciare il lavoro prima del tempo con uno “scivolo” assistito verso la pensione, credendo nel principio “pacta sunt servanda”), aver innalzato la pressione fiscale con una IMU che produrrà un gettito-monstre di 22,5 miliardi di euro, ora si è accorto di avere pochi euro per finanziare le misure predisposte dal ministro Passera in funzione anticiclica. In sostanza: per rafforzare la debolissima domanda interna e far tornare a crescere i consumi, unico rimedio per arginare la pesantissima crisi economica.
Il viceministro dell’economia Vittorio Grilli ha smentito questa mattina che il decreto sviluppo non sia stato ancora approvato dal Consiglio dei ministri per mancanza di fondi, asserendo che, trattandosi di un provvedimento complesso, ha bisogno di un tempo maggiore per essere messo a punto.
Allo stato attuale ancora non si sa se il governo emanerà un singolo decreto, comprendente le misure generali per lo sviluppo e quelle specifiche per incrementare le infrastrutture (cioè i veri e propri interventi di natura keynesiana per creare reddito aggiuntivo), oppure due provvedimenti distinti ed autonomi. Le linee di intervento che fino ad ora si conoscono sono quelle di consentire, in materia di ristrutturazioni edilizie, un aumento fino al 50% della detrazione per un massimo di spesa di 96 mila euro e il 55% come bonus fiscale per gli interventi di risparmio energetico.
Ma la realtà è molto diversa da quella tranquillizzante diffusa da Vittorio Grilli.
Soltanto il bonus fiscale per le ristrutturazioni costerebbe, secondo i calcoli del Tesoro, 600 milioni. E dove li andiamo a prendere dopo aver saputo del divario fra gettito atteso e gettito reale di 3,5 miliardi in conseguenza delle minori entrate delle imposte indirette?
Le analisi della Ragioneria stanno mettendo i paletti su tutti i provvedimenti pensati da Passera, come, ad esempio, i “minibond” per le piccole e medie imprese per finanziare gli investimenti o la copertura del 50% delle spese per l’internazionalizzazione dei consorzi di imprese.
Tutto ciò potrebbe avere un impatto esiziale per la tenuta del governo. Sul decreto sviluppo, il Partito democratico è in fibrillazione. «Perché Monti sta perdendo tutto questo tempo per il decreto sviluppo?» chiede il coordinatore delle commissioni economiche della Camera Francesco Boccia. Forse Monti non sta perdendo solo l’appoggio dei poteri forti ma anche quelli della sua maggioranza parlamentare.