Dall’India, con speranza
Finalmente una buona notizia arriva dall’India, questo paese che, in passato, ha attratto interesse e suscitato, in ogni parte del mondo, ammirazione e amore per una cultura antica, offrendo modelli insuperabili di espressione artistica, sistemi altamente raffinati di filosofia e psicologia, canoni di letteratura affascinante.
Personalmente, ho speso quarant’anni della mia vita tuffandomi nello studio e nella ricerca accademica, alla continua rincorsa di qualcosa in più, in questo contesto geografico, che potesse soddisfare la mia sete di conoscenza.
Ma da quando la politica, una certa politica attualmente al potere, si è impadronita delle coscienze di questa nazione, tutto sembra essere precipitato nel crematorio della cultura e della democrazia, lasciando un vuoto che reclama ogni giorno i suoi antichi retaggi.
L’India è il paese della estrema varietà geografica, linguistica, economica e, purtroppo, culturale.
Personaggi superbi hanno dato a questo paese tesori indirizzati alla mente, attraverso il metodo dialettico e discorsivo, quindi privato dei dogmi autoreferenziali creando, così, le premesse indispensabili al confronto che, in antico sanscrito, prende il nome di darshàn.
Questa prerogativa ha suggerito l’espressione della “filosofia vivente” quindi perennemente attuale, la quale può essere applicata addirittura ad ogni contesto nei tempi attuali. Una caratteristica che non possiede la nostra filosofia classica, confinata ai tempi in cui è stata elaborata.
Ma, dall’altra parte, una popolazione semplice, per la maggior parte con un basso livello culturale, quando addirittura inesistente, non ha potuto, o saputo far tesoro di tutto ciò, aprendo il fianco a personaggi politici avventurieri i quali hanno cancellato con un sol colpo di spugna la possibilità di confronto tra passato e presente.
Ma arriviamo alla notizia. Il 7 agosto Il leader del Partito del Congresso Rahul Gandhi è stato reintegrato in Parlamento con decisione della Corte Suprema, la quale lo ha reinsediato, dopo la precedente sospensione, oltre a due anni di carcere, per il caso di “diffamazione del cognome "Modi".
Rahul Gandhi è il figlio di Sonia (italiana) e di Rajiv Gandhi ed è il principale leader dell’opposizione al Governo di Narendra Modi. La condanna si basava sulla sua affermazione “"Perché tutti i ladri, siano essi Nirav Modi, Lalit Modi o Narendra Modi, hanno Modi come cognome?"
Nirav Modi è un uomo d'affari belga, latitante che è stato accusato dall'Interpol e dal governo indiano di associazione a delinquere, frode, corruzione, riciclaggio di denaro. È indagato nell'ambito del caso di frode da 2 miliardi di dollari della Punjab National Bank (PNB). Nel giugno 2019, le autorità svizzere hanno congelato un totale di 6 milioni di dollari presenti nei conti bancari svizzeri di Nirav Modi insieme alle attività.
Lalit Modi è un uomo d'affari indiano ed ex amministratore di cricket e latitante per frode finanziaria.
Purnesh Modi, membro dell’Assemblea Legislativa (MLA), aveva intentato una causa penale per diffamazione, nonostante il suo nome non comparisse tra quelli citati nell’affermazione di Rahul Gandhi.
La denuncia di Purnesh Modi contro Gandhi si basava sulla seconda spiegazione alla sezione 499 del codice penale indiano (IPC) che recita "Può costituire diffamazione fare un'imputazione riguardante una società o un'associazione o un insieme di persone in quanto tali".
Ora, tutte le persone con il cognome Modi si qualificano davvero come un "insieme di persone" in quanto tale?
Comunque, nessuno dei tre nominati Modi, cioè: Narendra, Lalit o Nirav ha presentato una denuncia penale o una causa civile per diffamazione per essere stato chiamato ladro.
Ma nella prima ordinanza del Tribunale, il giudice nella sua sentenza affermava: "L'accusato ha fatto riferimento al cognome dell'attuale Primo Ministro Narendra Modi, per soddisfare la sua avidità politica e insultato e diffamato 13 milioni di persone che vivono in tutta l'India con il cognome 'Modi".
Il giorno dopo veniva sospeso come rappresentante della Camera Bassa.
Ma la Corte Suprema ha stabilito che la decisione di infliggergli la pena massima “era priva di ragione e fondamento sufficiente”, e ha chiesto che venga ripristinato nel suo ruolo da parlamentare quanto prima.
I giudici hanno anche redarguito Gandhi per il suo commento su Modi, che non era a loro dire “di buon gusto” e hanno sottolineato che avrebbe dovuto essere più attento nei suoi discorsi in pubblico.
Mi chiedo, e forse anche voi: esiste qualcosa di “buon gusto” nella politica?