Dagli USA qualcosa si muove contro la dittatura egiziana. Una lettera importante firmata da 38 membri del Congresso americano
Se vincerà le elezioni Biden forse qualcosa in Egitto cambierà, questa è la speranza di molti, stante il fatto che il candidato dei democratici ha scritto nero su bianco chiaramente che l'assegno in bianco per la dittatura egiziana non ci sarà più. Dopo la condanna a 15 anni nei confronti di Bahey el-Din Hassan, si muove qualcosa di importante nuovamente dall'America. Con firme eccellenti.

Nella lettera firmata da 38 membri della Camera si evidenzia sin dalla premessa la preoccupazione per le "significative continue mancanze di diritti umani e di un giusto processo" da parte delle autorità egiziane, sottolineando l'uso da parte dell'Egitto della detenzione arbitraria e della reclusione, anche contro cittadini statunitensi e altri con stretti legami con gli americani. E si esortano le massime autorità americane a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per considerare l'Egitto responsabile del mancato rispetto degli standard sui diritti umani e porre fine alla detenzione arbitraria di cittadini statunitensi, e di individui con stretti legami con l'America e di altri detenuti arrestati per ragioni politiche. Si riportano alcuni casi come quello di Mohamed Soltan la cui famiglia è stata presa di mira dalle forze di sicurezza egiziane in raid e diversi dei suoi parenti sono stati arrestati. Si cita il caso di Nora Younis, la direttrice del sito di notizie Al-Manassa ed ex giornalista del Washington Post, e Sanaa Seif, un'attivista per i diritti umani, entrambe arrestate. I membri della famiglia di Seif e Soltan, compreso il padre di Soltan, rimangono in prigione. Inoltre, l'Egitto, denunciano i democratici, non ha ancora risolto adeguatamente il caso dell'americana April Corley, ferita in un orribile attacco dell'esercito egiziano nel 2015. Si ricorda il caso di Mohamed Amashah e Reem Desouky rilasciati all'inizio di quest'anno, ma la continua detenzione arbitraria e la detenzione di individui è inaccettabile. Amashah è stato detenuto per 486 giorni e Desouky per 301 giorni prima di essere rilasciato. Il loro rilascio è seguito alla tragica morte del cittadino statunitense Moustafa Kassem nel gennaio di quest'anno, morto dopo uno sciopero della fame per protestare contro la sua prigionia e le condizioni di detenzione disumane. Nel 2018, Kassem era stato condannato a 15 anni di carcere. Oppure si parla del caso di Ola al-Qaradawi e Hosam Khalaf, una coppia con lo status di residente permanente legale negli Stati Uniti, rimasta incarcerata in custodia cautelare senza accuse formali per oltre tre anni.
E la lettera si conclude sulla questione che poi alla fine è quella che pesa di più nei rapporti tra gli americani e gli egiziani. Quelli economici e militari. Si legge "Nel disegno di legge sugli stanziamenti per l'anno fiscale 2020, il Congresso ha trattenuto $ 300 milioni di fondi del Programma di finanziamento militare destinato all'estero fino a quando non si certifica che il governo egiziano adotterà le misure efficaci per migliorare i diritti umani, rilasciare i prigionieri politici e fornire ai detenuti il giusto processo. Recenti azioni dimostrano che l'Egitto non riesce ancora a compiere "passi concreti ed efficaci" per compiere progressi in queste materie". Concludendo, rivolgendosi al Segreratio degli USA di chiarire al governo egiziano che relazioni di sicurezza più strette e legami bilaterali sono condizionati dal miglioramento della situazione dei diritti umani in Egitto. Insomma, qualcosa si muove da parte del mondo USA verso la dittatura egiziana e ciò magari potrà essere di auspicio anche per come l'Italia si comporterà con l'Egitto, visto che se gli americani cambieranno rotta e rivedranno i rapporti con la dittatura egiziana, gli italiani non potranno sicuramente continuare a fare finta di nulla, stante la dipendenza ed i rapporti che esistono dalla fine della seconda guerra mondiale tra il nostro Paese e gli americani.
mb