venerdì 3 dicembre 2010 - Doriana Goracci

Da Tijuana, trappola infame di speranza e squallore

Questa mattina mi son svegliata e ho trovato l’articolo dal Messico che mi manda RadicalShock, migrante nostrano, accompagnato alla fine da un video omaggio al maestro Mario Monicelli, un dimo namo famo l’Esecuzione Di Don Bastiano e il Marchese del Grillo, che dice alla fine, 'namosene: “E noi a bere birra e a sentirci a disagio e a ridere senza sapere di chi. E questa é la foto di me e di molti come me in questo momento. Annegati in una tristezza che é totale e generalizzata. E questo locale é la nostra via d’uscita. Riesce a essere piú squallido, triste e senza speranza di tutti noi. E per questo dobbiamo essere grati.“Andiamocene va’. Andiamo a dimenticare”.

Mario dacci a noi le tue Risate di Gioia…e rimetti a loro, quel zitti e boni, la speranza infame.

Non aggiungo altro, c’è da leggere, solo per chi lo volesse, questa ennesima pagina di diario da Tijana, la frontiera dello squallore. Non pensate che è tanto lontano, lo squallore.

Doriana Goracci

 

diario da Tijuana. la frontiera dello squallore

 Da Tijuana, trappola infame di speranza e squallore

Vengo a Tijuana a lavorare qualche giorno. Cosí, perché voglio respirare il senso della frontiera. Va subito detto che a Tijuana fa un freddo della madonna. É proprio un freddo senza senso. Che tu dici cazzo stiamo in Messico, stiamo nel deserto, e pare di stare a Ortisei con l’aria fredda che ti gela i polmoni.

Si va a casa dell’amico Fabio, che é venuto a stare quassú per trovare una giusta dimensione, perché a Fabio la Colombia sta stretta. Fabio si annoia della Colombia dopo un po’.

A parte il freddo qua c’é tutta la questione dei migranti, della frontiera, degli ammazzamenti. C’é un narco tunnel che hanno appena scoperto. Era lungo otto campi da calcio e ci passavano dentro tonnellate e tonnellate e tonnellate di droga.

Per costruire un narcotunnel serve un milione di dollari. Lo si usa un due tre mesi e poi te lo beccano. In quei due tre mesi ti sei ripagato cinquanta narcotunnel. All’andata mandi su la droga. Al ritorno ti entrano soldi e armi. Tijuana é piena di buchi. Anni fa hanno scoperto un narcotunnel. Era stato scavato nelle tubature sotterranee. Sbucava di fronte al parcheggio della Border Patrol. Pare che sia rimasto in funzione un anno.

Ammucchio scaglie di storie assurde in una cittá che sfida ogni giorno la categoria del credibile. Intanto leggo dell’Italia. Leggo del gesto estremo di Mario Monicelli. Che si butta dal quinto piano a novantacinque anni chissá perché. Forse ha portato a termine a suo modo la rivoluzione che tanto ci manca. Vedo le foto delle manifestazioni degli studenti e mi animo un po’. Ma poi penso che si spegneranno i fuochi anche stavolta.

Fabio mi rimprovera un volto lungo e lugubre. Questo é un momento in cui si deve resistere. A tutto. Quando sei martello batti, e quando sei chiodo statti.

Tra pochi giorni saró al caldo di Haiti, perché i caraibi son sempre i caraibi. Vado a ficcare il naso in mezzo a quel casino per vedere di nascosto l’effetto che fa.

Dopo questo elenco di azioni é il caso di aggiungere un po’ di riflessione a questo post ma proprio non ci riesco. Il problema é che sono saturo di squallore e di tristezza. Cerco riparo insieme a Fabio nei locali notturni della Tijuana storica, quella che ospitava migliaia di gringos ogni giorno e offriva loro quello che ai vicini del nord era spesso negato: il tequila, il sesso e la marijuana. Oggi il centro di Tijuana é l’espressione decadente di un mondo che non solo non ha piú risposte, ma che fatica anche a farsi le domande.

Entriamo al Mike’s. Qua ci suonava Santana ti dicono. Ora é un postribolo di ricchioni e travestiti che si esibiscono su un palco vintage, cantando in playback, truccati malamente, maschere di orrore. Il grottesco che attira donne e uomini. Risate grasse, spogliarellisti froci che acchiappano le donne del pubblico simulando inverosimili orgasmi omogeneizzati sul palco. Un palestrato gay vestito da marinaio sulle note dei Village People che simula una fornicazione volante con una cicciona mezza ubriaca, mezza isterica e mezza iena ridens.

E noi a bere birra e a sentirci a disagio e a ridere senza sapere di chi. E questa é la foto di me e di molti come me in questo momento. Annegati in una tristezza che é totale e generalizzata. E questo locale é la nostra via d’uscita. Riesce a essere piú squallido, triste e senza speranza di tutti noi. E per questo dobbiamo essere grati.

“Andiamocene va’. Andiamo a dimenticare”



2 réactions


  • (---.---.---.26) 4 dicembre 2010 12:12

    Mi piacerebbe sentire la tua prossima cronaca da un locale con troie femmine, ove non ti resti la consolazione di sentire che c’è un posto dove sentirti meglio. 


  • Doriana Goracci Doriana Goracci (---.---.---.107) 4 dicembre 2010 15:53

    A chi si rivolge sagace commentatore anonimo? All’autore dell’articolo? Può scrivere direttamente a lui a Città del Messico, cliccando sul titolo in rosso...a lei piace un certo colore come i tori, e vedo che è pratico di luoghi dove trovare donne e uomini, che scambiano bisogni e soldi. buona navigazione.


Lasciare un commento