giovedì 30 aprile 2009 - Francesco Raiola

Da Genova a Napoli nel nome di Fabrizio De Andrè

Un viaggio che da Genova e termina a Napoli, al Teatro San Carlo, per la precisione. Un viaggio che è cominciato tantissimi anni fa, un legame che Fabrizio De Andrè, uno dei massimo cantautori italiani, non ha mai nascosto. Sentirlo cimentarsi in Don Raffae’ non ha mai dato l’effetto di scimmiottamento che spesso colpisce gli artisti che si cimentano con il dialetto partenopeo.
 
“Ho avuto un amore partenopeo", raccontava De André, "ho studiato a lungo l’antologia di Roberto Murolo, i film di Vittorio De Sica, il teatro di Eduardo De Filippo, frutto di una lingua e di una cultura che sono riuscite a non farsi omologare", come l’artista genovese raccontava al critico musicale de “Il Mattino” Federico Vacalebre nel libro “De André e Napoli - Storie d’amore e d’anarchia”.
 
Lo spettacolo “Milleanniancora” dedicato proprio a De Andrè, in occasione del decennale della scomparsa, si svolgerà sabato 2 maggio al teatro San Carlo a partire dalle 21 (gli inviti vanno ritirati da oggi al 2 maggioapresso l’Osservatorio turistico di Piazza del Plebiscito), e si inscrive nella manifestazione del Maggio de’ Monumenti 2009 a Napoli, che parte domani 1° maggio e termina il 2 giugno. Un mese che ha come tema quest’anno “Viaggio nella storia” e che vede la riapertura di numerosi siti monumentali e paesaggistici e la programmazione di vari eventi.
 
Sarà l’occasione per vedere tutti assieme sul palco cinque grandissimi artisti che in un modo o nell’altro hanno un legame con il cantautore genovese.
 
Ci saranno infatti Mauro Pagani, che con De Andrè ha scritto uno dei suoi massimi capolavori, quel Creuza de mä che da azzardo destinato alla sconfitta è diventato uno dei punti di riferimento della musica italiana, Alessandro Haber, che reciterà brani dal repertorio deandreaiano, Raiz, voce di Napoli e continuo di quella tradizione mediterranea che lega Genova a Napoli, un altro dei più stretti collaboratori di De Andrè, Massimo Bubola, uno degli artisti a cui dobbiamo album come “Rimini” e “L’indiano” e non poteva mancare Nicola Piovani,che ha messo qualcosa in più di uno zampino in due degli album più belli (ma come scegliere?) di Faber, ovvero i concept album “Storia di un impiegato” e “Non al denaro, non all’amore, né al cielo” ispirato dal capolavoro di Edgar Lee Master, L’antologia di Spoon River.
 
Non sarà una serata di ricordo e tristezza, ma “un canto amico, laico e profondo” dicono dall’organizzazione. Due ore di musica che spazieranno nell’immenso repertorio dell’artista genovese, dal “Suonatore Jones” a “Una storia sbagliata”, da “Fiume Sand Creek” a “Volta la carta” fino, ovviamente a “Don Raffae’”.
 
Per non dimenticare.



6 réactions


  • sw (---.---.---.199) 30 aprile 2009 17:54

    Che bello!, lo adoro, è attuale ed immortale, poeta  


  • ws (---.---.---.64) 2 maggio 2009 01:14
    La guerra di Piero

    Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano
    che ti fan veglia dall’ombra dei fossi,ma sono mille papaveri rossi.

    «Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendan i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente.»

    Così dicevi ed era d’inverno e come gli altri verso l’inferno te ne vai triste come chi deve il vento ti sputa in faccia la neve.

    Fermati Piero, fermati adesso lascia che il vento ti passi un po’ addosso,dei morti in battaglia ti porti la voce,chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

    ma tu non lo udisti e il tempo passava con le stagioni a passo di giava ed arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera.

    E mentre marciavi con l’anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di una altro colore.

    Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue,cadere in terra e coprire il suo sangue.

    «E se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere vedere gli occhi di un uomo che muore.»

    E mentre gli usi questa premura quello si volta ti vede ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia.

    Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato.

    Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.

    «Ninetta mia, crepare di Maggio ci vuole tanto troppo coraggio. Ninetta bella, dritto all’inferno avrei preferito andarci in inverno.»

    E mentre il grano ti stava a sentire dentro le mani stringevi il fucile,
    dentro la bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole.

    Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri

    • Francesco Raiola Francesco Raiola (---.---.---.192) 2 maggio 2009 14:13

      La canzone che mi ha fatto scoprire De Andrè un po’ di anni fa..e forse la prima che m’ha fatto piangere...Grazie ws


    • ws (---.---.---.93) 3 maggio 2009 01:18
      Prego! Idem. "che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore", potentissima sintesi dell’ atrocità di qualunque guerra.."Chi diede la vita ebbe in cambio una croce".. mi evoca il dono e l’amore materno. Il rischio di, la morte di un figlio, credo, siano la croce più dura da portare dal cuore di una madre..
      Altra perla preziosa, che commuove, per affinità, solo leggendone i versi, è: “La ballata dell’ eroe”. "..Ma lei che lo amava aspettava il ritorno d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà se accanto nel letto le è rimasta la gloria d’una medaglia alla memoria… "; negli ultimi tempi, mi richiama alla mente la “sposina inciampata prima di giungere all’altare” de "Il contrario della morte" di Saviano..

    • Francesco Raiola Francesco Raiola (---.---.---.192) 3 maggio 2009 09:08

      La cosa bella di De Andrè (una delle tante) è che non era mai banale. Ogni frase, ogni parola evoca qualcosa, ti fa capire esattamente quello che voleva farti arrivare. In occasione dei dieci anni della sua morte ho scritto una piccola cosa qui: http://www.agoravox.it/Omaggio-a-De...
      Una cosa piccola come qualsiasi cosa che si confronti con lui, però è la mia esperienza personale con lui. C’è La guerra di Piero, c’è Nuvole Barocche, c’è Canzone di maggio, che tuttora come qualche mese fa mi rappresenta al meglio, c’è Princesa, e non ce ne sono tante altre, ma ci vorrebbe un libro, che non scriverò mai, mi bastano le sue di parole. Ciao


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